L’Osteoporosi

di Giovanni Bresciani

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Prevenire, o rallentarne il decorso dell’osteoporosi

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Riprende dopo la pausa estiva l’appuntamento su prevenzione e salute, come nella scorsa stagione con cadenza quindicinale, cambia solo il giorno, dal sabato al giovedì. I testi che vi propongo in questi appuntamenti sono redatti da Ernesto Bonini, giornalista, che da oltre sei lustri svolge attività nei settori medico-scientifico, socio-sanitario e socio-assistenziale; una serie di resoconti dei Lunedì della prevenzione curati dall’associazione Più Vita In Salute. Il primo argomento è la prevenzione e il rallentamento della osteoporosi, che vi propongo in due parti – la seconda giovedì 5 ottobre – dalle relazioni del professor Giancarlo Isaia, specialista in Endocrinologia, Medicina Interna e Medicina Nucleare all’Università di Torino e dal dottor Marco Mozzati, odontostomatologo in Torino. 

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Una delle malattie che si possono prevenire, o rallentarne il decorso, è l’osteoporosi ossia una condizione in cui lo scheletro è soggetto a perdita di massa ossea e resistenza causata da fattori nutrizionali, metabolici o patologici. La funzione più importante dello scheletro è quella appunto metabolica, in quanto contiene molti minerali, proteine ed altre sostanze… Ma come si previene l’osteoporosi? «È fondamentale – ha spiegato il prof. Giancarlo Isaia – agire sui fattori di rischio per i quali si intende una condizione che faciliti l’insorgenza di una malattia, inadeguato apporto di vitamina D, il vizio del fumo, l’abuso di alcoolici, inadeguata o scarsa attività fisica, inappropriato ed abuso di determinati farmaci, e ciò in considerazione del fatto che vi sono patologie che hanno di per sè complicanze ossee». Ma in merito a questa patologia è pure importante considerare il concetto della genetica, in quanto con un comportamento di vita non adeguato si modifica il proprio “DNA” (contenitore delle informazioni genetiche delle molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi); ed è quindi fondamentale, ad esempio, compiere una costante attività fisica il cui carico favorisce una maggiore consistenza ossea con rigenerazione continua e stimolo delle cellule del tessuto osseo. Parimenti, anche un’alimentazione che contenga calcio e vitamina D, come alcuni tipi di formaggio, e consumo di acque minerali (consigliabile 1.000 mmg. di calcio al giorno ); come pure un buon apporto è l’esposizione ai raggi solari, sia pur moderata… A questo riguardo è stato rilevato che in Italia circa l’80% delle persone è carente di vitamina D (che peraltro può essere assunta anche come farmaco), un tempo frequente causa di rachitismo, patologia oggi fortunatamente debellata tranne alcuni casi rari di origine genetica.

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Ma come si può fare una diagnosi precoce di osteoporosi? «È noto a tutti – ha ricordato il relatore – che l’esame classico per antonomasia è la cosiddetta “MOC” (mineralometria ossea computerizzata), esame che serve per la misurazione della quantità di calcio nelle ossa, ed è indicata soprattutto per le donne in menopausa; ma i dati di tale esame vanno integrati con i fattori di rischio: menopausa precoce, pregressi eventi di fragilità ossea, assunzione di cortisone, etc. Nel caso di un modesto valore della densitometria ossea non è indicata una cura immediata, in quanto spesso risulta essere inutile se non addirittura dannosa; è più utile invece sottoporsi al calcolo dell’algoritmo del rischio inserendo alcuni dati quali l’età, ed altri; mentre la cura è maggiormente indicata nel caso il rischio sia elevato e per i soggetti che abbiano subito una frattura ossea». Per quanto riguarda la prevenzione dell’osteoporosi ovviamente sono da evitare le cadute, che solitamente il maggior rischio aumenta con l’avanzare dell’età, fare uso di vitamina D (prodotti alimentari ed eventualmente farmaci che la contengono); migliorare le proprie condizioni di vita quotidiana evitando il più possibile ostacoli che possono essere causa diretta od indiretta della patologia. «A questo riguardo – ha rilevato il prof. Isaia – in Italia la gestione dell’osteoporosi è insufficiente: ogni anno sono 90 mila le persone che si fratturano un femore o alcune vertebre; nel 2015 il casi trattati corrispondevano soltanto al 25%, e nel 2013 il 21%; ciò significa che circa l’80% dei pazienti non riceve una adeguata terapia; da una parte per difetto, ossia i pazienti che hanno subito fratture e che non sono trattati, e dall’altra per eccesso, ossia i pazienti che non ne hanno bisogno vengono trattati ugualmente…». Dati che il relatore ha snocciolato “fuori dai denti”, e proprio perché sono enunciati anche dal Ministero, è bene che la popolazione sappia!

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Foto: pixabay.com

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 Più Vita In Salute ritorna giovedì 5 ottobre

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