Noi E La Guerra

di Gian Michele Spartano

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In direzione “ostinata e contraria” su un mondo in aperto conflitto con sé stesso. L’opzione neutrale ai fini della pace.

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Dall’ultima sua chiusura, il pesante portale di Tempio Aperto è stato invaso tutt’intorno da una tale selva di sterpaglie e rovi, che ho faticato non poco in questi giorni a riaprirlo. Non vi descrivo i terrifici cigolii. All’interno tutto a soqquadro, alcun cassetto delle idee in ordine. Ma dopo quasi un anno, una cosa la si è capita: ci vuole comprensione e costanza, di fronte alla cieca pervasività infestante della natura; perseverare, nel ri(n)tracciare un passaggio più sicuro.
Una volta posto un minimo di ordine, non è per nulla semplice ricominciare, vorresti parlare delle mille questioni lasciate in sospeso, consapevole che è solo una di esse quella che ti offrirà la giusta ripresa. La parola più promettente sarebbe ancora “democrazia”; ma sterpi alte e fitte ne impediscono progressivamente la vista al lungo netto orizzonte. Perché siamo – non ce lo diciamo mai chiaramente – in guerra. La peggiore, non tanto perché vicina ai nostri confini; ma perché subdola, non vedendoci direttamente protagonisti inviamo volutamente, vale a dire col voto espresso in Parlamento, strumenti (in buona parte di terz’ordine) comunque utili a far uccidere altri esseri umani nella contesa. Procuriamo per corrispondenza dolore e morte, agli uni come agli altri.
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In ogni aspetto del suo manifestarsi, la guerra prelude alla negazione della democrazia. Dell’amore, aggiungerei.
L’Italia, nel rassegnare forniture di strumenti bellici, concorre a negare diritti e democrazia ai paesi in conflitto; così pure al suo interno, a noi stessi.

Nonostante una predominante propaganda che tralascia ogni dettaglio su come stiamo alimentando il conflitto russo-usa-ucraino, tale assunto trova precisi riferimenti nel nostro ordinamento all’articolo 11 della Costituzione, uno dei suoi Princìpi Fondamentali: i quali, va sottolineato, rappresentano l’architrave, la stessa ragion d’essere della Repubblica. Democratica, appunto. “L’Italia ripudia la guerra...”; neanche la ‘rifiuta’ (così nella prima stesura della norma), ma la rinnega, la vuol recidere dal mondo sensibile dei rapporti con gli altri abitatori della Terra. E – si presti attenzione – non vi si fa alcuna distinzione fra guerra (o intervento armato), giusta o non giusta; perché quei Padri Costituenti compresero, usciti dolenti nella loro stessa pelle dal recente trascorso, che non è concepibile un distinguo, una dissezione del buono nel produrre dolore e morte al vicino, al prossimo. La morte è una, quella, punto! Ma la memoria, si sa, si accorcia nel tempo all’espandersi dell’Universo.

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Così arrivò, dopo la nostra Carta, la “ragion di Stato”, le (buone) relazioni fra i governi; il necessario limite alla Sovranità…
Partecipiamo (è bene precisare, come nazione sconfitta dal secondo dopoguerra) al Patto militare del Nord Atlantico (NATO). All’articolo 5 esso sancisce un diritto alla reciproca difesa fra i suoi aderenti con la finalità di “ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale“. È, in pratica, un diritto alla legittima difesa “allargata”, rispetto a quello che l’art. 51 del Trattato O.N.U. già riconosce ad ogni singolo Stato. L’Ucraina, alla data dell’attacco della Russia, non solo non era aderente né risultava neanche pendente una richiesta di aderire alla Nato; ma nessun genio della lampada ci ha ancora ben spiegato di quale effettiva insicurezza si possa temere nel contesto della “regione atlantica” per far scattare l’autotutela in atto, se è vero che le mappe geo-politiche ci presentano un’espansione senza precedenti dagli ultimi 20-25 anni, questa sì inquietante, della Nato (leggi UK-USA) a ridosso dei confini euro-russi.
Usando tale diversa lente di più ampia proiezione, la sfrenebonda attribuzione come un disco rotto di quale sia il paese aggredito e/o aggressore viene a modificarsi; quantomeno ci restituisce una dimensione critica di quel che si ripete su ogni media che ci passa sotto il naso.
Sembrerebbe allora come alcuni dei Paesi vittoriosi nella Guerra Mondiale, volta per volta conflitto dopo conflitto, dispongano a loro discrezione (o meglio, a discrezione degli smisurati interessi economici sottostanti) chi come e quando allargare o restringere le maglie interpretative di quel Patto, impostoci 74 anni fa in ben altro contesto, contro il rischio espansionistico del comunismo, nonché dei leggendari cosacchi che mangiano i bambini…!

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Che fare quindi? ci si chiederà. Tante cose, anche come singoli cittadini.
1) Tutti osannano la ‘pace’, tutti pacifisti a casa propria! Anche chi è, o pentitosi è stato fino ad oggi, d’accordo con l’invio di armamenti di qua e di là; invochiamo invano la Pace (e chi non vuol bene alla mamma..!?), mentre si allunga un’ombra realmente funesta in Oriente, crescenti le tensioni nel quadrante del sud-est Asiatico; ma non trovo manco a pagarlo un ditino alzato, un’unghia di mignolo in direzione di una parola che premetta una pace, la “neutralità”; o, se vi piace di più, una neutralità nel senso del non intervento. Spieghiamo: se nessun obbligo sussiste nell’ordinamento italiano né rispetto all’autotutela internazionale, cosa ci impedisce una postura “né… né…” ? O meglio, in positivo, cosa mai può vietarci un comportamento di cittadinanza internazionale attiva, un “con…con…”? Recuperando il principio della nostra Costituzione, il “ripudio” (“…consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia…promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”) implica azioni positive, addirittura limitazioni di sovranità sì ma tese all’opzione di pace! L’esatto contrario di quel che ci vengono a dire al TG!
Altrimenti, in nome di tutti gli aggrediti del mondo, per coerenza dovremmo partecipare o comunque consentire l’invio di armamenti o almeno esprimerci in Parlamento contro i pericolosi aggressori su altri 58 teatri di guerra attualmente in corso.
2) in particolare, la posizione non interventista, che abbiamo visto quanto in sé conservi l’aspirazione alla pace, offrirebbe un’evidente chance di visibilità e legittimità internazionale, con tutte le carte in regola per facilitare e magari imbastire effettive trattative volte alla definizione del conflitto;
3) siamo dipendenti come poppanti per import da risorse energetiche e materie prime, acciaio, gas ed idrocarburi in genere; cosa e quanto ci stanno costando sanzioni e interruzione delle relazioni commerciali in chiave antirussa? E quanto è stato lungimirante sotto il profilo commerciale il rifiuto parallelo di gestire l’opportunità presentata dalla ‘via della seta’? Subiamo invece un teorema economico liberista, ovvero senza limiti o vincoli di sorta, salva poi la censura a “determinate bancarelle” di materie prime presenti a miglior mercato. Siamo proprio geni della diplomazia!
4) È purtroppo prevedibile che le elezioni del Consiglio d’Europa di giugno 2024 si terranno con una finestra rivolta per migliaia di km a est della UE in costante assetto militare; occasione più unica che rara per dare inedita utilità e senso al voto, su una riflessione: votare un candidato atlantista/guerrafondaio, o uno che ne dichiari la netta contrarietà; e perché non una terza opzione, vergare sulla scheda in lingua ufficiale e bello grosso “Stop war”?

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In conclusione, bradipi pensanti e sonnecchianti, un orientamento indipendente dai soliti diktat dell’egemonia “neo-colonialista” a senso unico ricondurrebbe il nostro Paese sul solco lasciato in eredità dai Costituenti; su quel dettato che fu espressione di sovranità non più violabile, nella ritrovata democrazia.
Altrimenti… De André calerà a pennello:
Sullo scandalo metallico
Di armi in uso e in disuso
A guidare la colonna
Di dolore e di fumo
Che lascia le infinite battaglie al calar della sera
La maggioranza sta la maggioranza sta.
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Foto: pixabay.com
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Tempio Aperto ritorna venerdì 6 ottobre
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5 Comments

  1. Enea Solinas Reply

    Analisi e sfogo condivisibile, di ragioni dei conflitti e di analisi più accurate rinvio al canale YouTube di Limes e ai suoi speciali di geopolitica. Faccio una sola annotazione: l’Italia sta deteriorando la sua democraticità e il rispetto e applicazione della Costituzione da qualche lustro a questa parte.
    E l’intera Europa e succube e servile verso un’ idea di Occidente baricentata sull’impero statunitense.
    Ciascuno rifletta e mediti.
    E per quanto possibile agisca. La nonviolenza è una volontà e ricerca di attivismo.

  2. Vincenzo Reply

    Tremendamente vero e condivisibile quanto scritto dall’estensore dell’articolo.
    Rimane il cosa fare? Il Stop War sulla scheda, l’ennesima marcia della pace, sinceramente sono confuso e arrabbiato, unica cosa certa che nessuno dei partiti attualmente in Parlamento riceverà il mio voto, sono tutti allo stesso modo proni al volere americano. L’articolo si chiude citando De André rispondo con l’America di Giorgio Gaber. Grazie per l’ospitalità.

  3. Jacopo Reply

    A suffragio della magra consolazione che il nostro paese fornisca i citati strumenti di terz’ordine, segnalo recente (21/9) articolo BBC: l’Italia non compare tra i primi 10 donatori di aiuti militare all’Ucraina in valori assoluti e nemmeno tra i primi 20 in relazione al PIL.
    Al di là dei proclami e delle dichiarazioni politiche, ben poche delle “nostre” armi finiscono in Ucraina.
    https://www.bbc.com/news/66870559

    1. Gian Michele Reply

      Grato per l’integrazione di Jacopo; così come non lo è la Rai, nemmeno lo scrivano è la BBC…si cantava! La quale BBC saggiamente non inserisce l’Italia nella classifica, non perché essa sia oltre la 10ma posizione, ma perché sono ignote (ne accenna l’articolo), quali siano l’esatta portata e portanza dei nostri armamenti inviati. I relativi provvedimenti di legge consistono di 6 “pacchetti” di forniture, entro tutto il 2023, che i decreti convertiti in legge allegano con rispettivi ‘omissis’ (cfr. fra gli altri https://pagellapolitica.it/fact-checking/meloni-costi-armi-ucraina).
      Quindi è proprio impossibile sapere oggi in dettaglio cosa e quanto mandiamo.
      Ma quel che Jacopo invita a precisare meglio è piuttosto il messaggio che T.A. vuole dare: che sia anche solo ‘una’ la pallottola spuntata inviata in Ucraina, conta lo sfregio che i Governi Draghi e Meloni e Parlamento hanno inferto ai Principi di convivenza internazionale che ci siamo dati, così da destra come al centro e sinistra. Perché genuflessi ai vetusti diktat, divenuti non solo antistorici, ma chiaramente criminali.
      Un saluto ed in attesa di altri preziosi contributi.
      GM

  4. Gian Michele Reply

    Ciao, commento molto volentieri e metto a fattor comune: convengo con Enea che lo “scriba” di Tempio Aperto non è certo un analista geo-politico; semmai tenta (male, evidentemente) per chi non ha il tempo di leggersi la voluminosa rivista citata o di seguire le ore e mezza di ogni suo video, di fare sintesi e rapportare il tutto a cosa ci raccontano intanto i 139 articoli della Costituzione, più che stendere belle veline dell’informazione mainstream o librarsi nella meditazione olistica…
    Non sarà granché Vincenzo, ma credo già qualcosa su “cosa fare”. Proporre, diffondere un concreto atteggiamento neutrale (la parola pace è troppo “pacifica” per i miei gusti), declamare un esercizio di voto in coerenza, è quasi da censura oggigiorno, o no? Ripeto, ognuno di noi può fare tanto in base alle sue virtù. Mi astengo solo dai sit-in di Ultima Generazione, ho l’artrite da senescenza!
    Grazie davvero per i vostri contributi!
    GM

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