Uncle Yanko

di Angela Melis

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Come zio Yanco incontrò sua nipote Agnes

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Nel 1967, la regista belga Agnes Varda si trovò in California insieme a suo marito, il regista Jacques Demy, impegnato con le riprese del film Model shop. Durante questo lungo soggiorno Agnes conobbe suo cugino Jean Varda, che non aveva avuto modo di incontrare prima. Tra i due vi era una significativa differenza d’età: all’epoca dell’incontro Agnes non aveva nemmeno quarant’anni mentre Jean ne aveva settanta. Questo fu uno dei motivi per cui Agnes chiamò Jean zio Yanco, soprannome attribuitogli dagli abitanti del borgo in cui viveva.

Figlio di Eugene Varda, fratello del padre di Agnes,Yanco è lo zio d’America di cui tutti avremmo bisogno. Nato e cresciuto in Grecia e poi trasferitosi a Parigi, lascia l’Europa nel 1937 per andare a vivere a San Francisco, precisamente a Sausalito, un sobborgo acquatico in cui gli abitanti vivono su colorate palafitte realizzate da loro. In questo luogo così eccentrico, Yanco troverà quella libertà, artistica ed espressiva, che nella sua terra natia non era riuscito a trovare. Fece parte di un circolo bohemien a cui appartenevano Henry Miller, Anais Nin, Alan Watts e altri scrittori e artisti illustri.

La vita che si conduceva a Sausalito era all’insegna della lentezza e della solidarietà, lontana dai ritmi frenetici che caratterizzavano le grandi città americane, un modo di vivere che va in direzione opposta al sistema americano

L’incontro tra i due, ripreso da Agnes, è l’occasione per ripercorrere non solo la storia e le origini della famiglia Varda ma anche di scoprire quel fil rouge che accomuna la regista a quel personaggio fuori dal comune, ovvero l’arte.

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L‘aspetto che colpisce subito lo spettatore è che Yanco, che ha conservato uno spirito aperto e giovanile, non ha dimenticato la propria famiglia, nonostante questa lo considerasse un emarginato sociale in quanto artista. A differenza di Eugene, padre di Agnes, egli parla apertamente e con serenità della sua famiglia: è lui infatti che disegna, su un pannello giallo ocra, l’albero genealogico spiegando dettagliatamente le relazioni e i legami che intercorrono tra i vari membri; è lui che che racconta le antiche origini del cognome Varda.

Yanco è un pittore così gioioso al punto tale da sembrare ingenuo, serio al punto tale da avere una conoscenza transfigurativa. La pittura è per Yanco un mezzo per esplorare la realtà, per conoscere più in profondità se stesso e mettere in luce tutto quanto di meraviglioso vede e conosce. E i suoi dipinti in effetti sono un’esplosione di luce e colore, le sue città celesti sono il riflesso non solo della bellezza che vede, ma anche di quella che soprattutto percepisce e avverte con i sensi.

Riguardo il suo cinema, Varda nel corso della sua carriera ha realizzato film senza distinzioni tra generi, formati, durate, finzione o verità, mettendo in scena luoghi, personaggi, e fatti, con uno sguardo femminista e sociale, senza perdere la sua libertà poetica.

Come per Yanco, Agnes vede l’immaginazione come la terra in cui materia e spirito si riconciliano.

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Foto: pexels.com

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