Con Le Mie Stesse Mani

di Andrea Sbaffi

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Ben Harper & The Innocent Criminals, Teatro Tenda – Firenze (09/04/2000), Mediolanum Forum – Assago (Mi) (07/10/2016), GruVillage – Grugliasco (Ti) (02/07/2019)

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Ben Harper è decisamente uno degli artisti che vale la pena di vedere ogni volta che se ne presenta l’occasione! Non è un caso se nell’occhiello si fa riferimento a tre concerti…

Ho visto Ben Harper per la prima volta a Firenze nel 2000, nel Tour successivo alla pubblicazione del suo quinto album Burn to Shine: ad accompagnarlo, la sua band storica The Innocent Criminals, in una tappa del lunghissimo tour dal quale fu pubblicato il primo doppio album dal vivo Live from Mars.

Nato in California nel 1969 in una famiglia multietnica e multirazziale, fusione delle origini afroamericane e Cherokee del padre e di quelle ebree russe e lituane della madre, cresciuto con la famiglia materna, dopo la separazione dei genitori, letteralmente circondato dalla musica nel negozio di strumenti musicali Folk Music Center dei nonni. E’ lì che impara a suonare la chitarra e a riparare strumenti di ogni tipo, lavorando insieme ai nonni ed alla madre, avendo anche l’opportunità di conoscere tanti musicisti professionisti, di passaggio per concerti nella cittadina di Claremont.

Ben cresce circondato dalla musica ma è anche fortemente legato alla sua terra, sviluppando passioni comuni ai suoi coetanei californiani, su tutte quella per il Surf e la vita da spiaggia, mai senza l’onnipresente chitarra, dando ampio spazio ad una dimensione di forte condivisione. In questo contesto nasce la grande amicizia con un altro musicista/surfista, Jack Johnson, di qualche anno più giovane, che in Ben trova una sorta di fratello maggiore putativo, tanto che apparirà nel primo album di Jack, prima di una serie ininterotta di collaborazioni.

Fin dagli esordi, le canzoni di Harper si caratterizzano per le contaminazioni di diverse culture, riuscendo a fondere influenze di generi solo apparentemente lontani, dal folk della west-coast alle ritmiche africane, dal rock elettrico agli spirituals della tradizione afroamericana. Ma è nei contenuti proposti nei testi che emerge prepotente una connotazione fortemente politica, di critica al pensiero dominante, alla società americana e alle sue contraddizioni e ingiustizie, basti considerare i titoli dei primi album: Pleasure and Pain (Piacere e dolore), Welcome to Cruel World (Benvenuti nel mondo crudele), Fight for Your Mind (Combatti per la tua mente), The Will to Live (La voglia di vivere), Burn To Shine (Brucia per risplendere).

Potrebbe sembrare quasi un paradosso che un giovane surfista californiano si interessi a temi “alti” come la giustizia sociale, la consapevolezza di sé, la valorizzazione ed emancipazione di ogni individuo, ma credo che questo rappresenti invece la voglia di comunicare che ciascuna/o di noi è tenuta/o a sostenere questi ideali, a maggior ragione se si è integrati nel sistema e non ai suoi margini: non devono essere l’emergenza o le difficoltà personali, ancorché generate da un sistema fortemente iniquo, a far crescere un sentimento di inclusione e giustizia, ma questo dovrebbe essere un tratto comune a tutte/i noi, da perseguire in un’ottica di condivisione e rispetto.

Questa tensione è palpabile anche nelle esibizioni dal vivo, nelle quali Ben Harper alterna brani acustici (anche accompagnandosi solo con la sua chitarra Slide) a iniezioni di energia di sano Rock, fino a momenti di grande empatia con il pubblico, come nella migliore tradizione spiritual, con la sola voce e senza l’uso del microfono. Ne è un esempio questo brano tratto dal secondo concerto ad Assago nel 2016: Where Could I Go una struggente ballad già pubblicata in collaborazione con The Blind Boys Of Alabama, storica formazione Soul composta da artisti non vedenti (che ritroveremo più avanti anche in un Live di Peter Gabriel): il ricordo di un intero palazzetto gremito di gente che viene zittito da Ben e la sua voce non amplificata che si diffonde nitida in quello spazio così grande, è indelebile…

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Siamo, quindi, arrivati al secondo concerto, ben sedici anni dopo il primo: ad Assago nel 2016 sono andato con Samuele – mio figlio – quindicenne da un giorno, una delle tappe del suo percorso di formazione musicale dal vivo, oltre che di sana condivisione di cose belle…

Da quel concerto, di cui in rete si trova ormai quasi tutto, vi propongo anche il brano che da il titolo a questo contributo: canzone di apertura del sesto album Diamonds on the Inside, With my own two hands può essere considerato paradigmatico della poetica di Harper, ben rappresentata fin dal primo verso “I can change the world, with my own two hands” (Posso cambiare il mondo, con le mie stesse mani!).

Il terzo concerto nel 2019 è stato anche, purtroppo, l’ultimo prima della pandemia e con me, oltre a Samuele, c’era anche Marta – l’altra mia figlia  per cui immaginavo un percorso di concerti condivisi, come aveva avuto occasione di fare suo fratello negli anni precedenti: purtroppo il blocco totale di tutti gli spettacoli ha impedito che questo accadesse e ormai i concerti, nel frattempo fortunatamente ripresi, va giustamente a vederseli da sola…

Concludo con una piccola chicca, tratta sempre dal concerto di Assago, a cui sono particolarmente legato: i primi album di Ben Harper sono usciti durante i miei anni unversitari e Burn One Down brano contenuto in Fight For Your Mind, si apre con un ritmo di djembé (sempre le contaminazioni….). In quel periodo stavo lavorando alla tesi con Luigi, collega architetto che se ne era appena comprato uno, e nelle pause delle nottate di lavoro, cercavamo di capire bene il ritmo e replicarlo sullo strumento, inizialmente con ben scarsi risultati… Ma di quel brano, oltre al ritmo, mi è rimasta impressa una delle frasi, anche questa perfettamente “harperiana” nella sua dirompente proposta di costante ricerca di consapevolezza: “La tua scelta è chi scegli di essere”.

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Appuntamento fra quattro settimane con un nuovo articolo: Dave Weckl Band, Giotto Jazz Festival, Teatro Accademia, Pontassieve (FI) (05/04/2002)

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Foto: scansione biglietto originale del concerto

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Io C’Ero ritorna martedì 26 dicembre

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2 Comments

  1. Enea Solinas Reply

    Un artista piuttosto famoso, ma ancora troppo sottostimato o forse molto amato dai suoi fans.

    Un gradevole invito a esplorare la sua discografia. Grazie

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