Antologia Di Spoon River

Alzi la mano chi non ha mai vissuto periodi più frenetici di altri… A rimetterci spesso e volentieri sono gli istanti magici che dedichiamo alla lettura…

Alzi la mano chi non ha mai vissuto periodi più frenetici di altri. Ci sono fasi, più o meno lunghe, in cui i mille impegni della vita quotidiana occupano buona parte delle nostre energie e ritagliarci dei momenti tutti “nostri” diventa difficile. A rimetterci spesso e volentieri sono gli istanti magici che dedichiamo alla lettura, i libri si accatastano sui comodini e pensare di affrontare un romanzo diventa impresa titanica. Ebbene, perché solo romanzi? Quando i minuti sono pochi ed è indispensabile ottimizzarne ognuno, per regalarsi un momento di pace rigenerante potrebbe esser sufficiente una poesia. Forma narrativa spesso bistrattata, ma quanto ingiustamente! Saranno i ricordi di quando a scuola dovevamo impararle a memoria e ogni verso costava fatica e dedizione e continue ripetizioni? Forse. Ma, tutto sommato, da adulti quante volte ci è capitato di rivalutare situazioni che da bambini non soffrivamo? Proviamo a dare una seconda possibilità anche alla poesia.

Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso nella miniera,
uno fu ucciso in una rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

L’“Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, questo è il mio consiglio per affacciarvi o ri-affacciarvi nel mondo della poesia. Opera tradotta per la prima volta in italiano da Fernanda Pivano e alla quale si è liberamente ispirato Fabrizio De André per il suo disco “ Non al denaro, non all’amore né al cielo “. Ispirandosi ai paesaggi del Middle West americano in cui ha sempre vissuto, Masters ci accompagna in una visita al cimitero locale di un immaginario, piccolo villaggio, bagnato dal fiume Spoon che dà il nome all’opera. Attraverso le lapidi del cimitero facciamo conoscenza con gli abitanti del villaggio, o meglio con coloro che lo sono stati.

Diversamente da un romanzo, in cui vengono presentati personaggi, situazioni e sentimenti, qui tutto è frutto dell’intuito. Leggendo le epigrafi che suggellano le sepolture è come se riportassimo in vita gli abitanti, ognuno con la sua storia, i suoi sentimenti, i rimorsi, i rimpianti, le gioie e i dolori. Come spesso accade nei piccolo villaggi, tutti si conoscono e sono, più o meno, legati tra di loro e neppure una cosa così definitiva come la morte riesce a spezzare questi legami. Passando di tomba in tomba, di epitaffio in epitaffio, ricostruiamo storie, allacciamo relazioni tra le persone, vediamo i diversi punti di vista riguardo lo stesso episodio. Ci possiamo imbattere nella tomba di un marito che rievoca gli anni trascorsi con la moglie e scoprire, nella pagina successiva, il punto di vista della moglie sulla stessa relazione, diametralmente opposto. E così via, prospettive e visioni che si ribaltano completamente nell’arco di poche pagine, dando vita ad un vortice continuo di sentimenti e illustrando, anche nella morte, cos’è l’immensità della vita: speranza, paura, amore, odio, mediocrità, grandezza, vanità, semplicità.

Da giovane le mie ali erano forti e instancabili
ma non conoscevo le montagne.
Da vecchio conoscevo le montagne,
ma le mie ali stanche non potevano seguire la visione –
Il genio è saggezza e gioventù.

Come le farfalle volano di fiore in fiore, passiamo anche noi da una poesia all’altra, lasciandoci guidare dal caso e riscoprendo come a volte siano sufficienti poche righe per raddrizzare una giornata, regalandoci un sorriso, una riflessione, un momento di sano oblio dalla frenesia quotidiana.

SARA MIGLIORINI

Foto: Sara Migliorini

Il Bradipo Legge ritorna giovedì 14 novembre

One Comment

  1. Gian Reply

    Ho letto e riletto il libro più volte anche grazie al disco di Faber.
    Ma,ecco il mio spirito di vecchio dj delle prime radio libere, prima del disco di Fabrizio uscito nel novembre 1971, lo stesso anno nel mese di giugno, usciva l’album “Dolce acqua” dei Delirium di Ivano Fossati.
    In questo disco, il sesto brano si intitola Johnnie Sayre, sottotitolo il perdono, ed è anche questo ispirato da una poesia del libro.
    per chi vuole ecco il link per ascoltare il brano
    https://www.youtube.com/watch?v=4umk9xkvSOg
    Già allora Fabrizio e Ivano avevano cominciato a camminare insieme.

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