Lalibela
Le Terre Del Sacro

di Rino Sciaraffa

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All’interno della terra, alla scoperta del sacro.

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Inizio raccontando il mito che diede origine al nome del luogo. Una leggenda nella quale si ricorda la nascita del Principe etiope Gebre Maskal Lalibela, (X sec d.C.) che alla nascita fu circondato da sciami di api che non lo punsero. Questo fu interpretato come un segno celeste che destò lo stupore della madre che riconobbe, in questo suo secondo genito il futuro Re. Qui abbiamo tutta la mitologia ebraica del secondo genito riproposta insieme alla narrazione, anch’essa biblica, della gelosia del fratello maggiore, il Principe Habrav, che ne ordinò l’avvelenamento. Il principe Lalibela non morì ma sprofondò in un sonno profondo e gli angeli in Cielo gli mostrarono delle “strane costruzioni”. Dio promise al giovane di ridargli vita se avesse costruito queste chiese in terra.

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L’uomo ha visto nel cielo sopra di sé la proiezione del sacro cercando di portarlo sulla terra costruendo luoghi nei quali esso possa entrare in contatto con il trascendente e con il mistero della vita. Questi luoghi, sparsi in tutta la terra, sono lo zenith della nostra proporzione umana: nel sacro e nei suoi luoghi si fondono pensiero razionale e pensiero astratto, tecnica e capacità artistiche, ricerca del divino e senso della vita. Queste orbite, così distanti tra loro, sono intrecciati, saldati e fusi insieme tant’è che la bellezza della natura si circonda del fascino artistico di ciò che l’uomo ha realizzato nei secoli, dai megaliti di Stonehenge alla città di Petra, dal Buddha gigante di Leshan alla Cappella Sistina, dal Matchu Picchiu alla Sagrada Familia. Tutto questo è dentro noi, nella straordinaria capacità dell’uomo di unire il Pensiero Alto all’agire delle mani dove l’uno è sempre la manifestazione dell’altro. Questi luoghi, anche per persone che non vivono dentro di sé un pensiero religioso, affascinano, stordiscono nella loro maestosità, ci spingono a guardare intorno a noi e dentro di noi e sussurrano la domanda che da sempre ha accompagnato l’uomo, la domanda delle domande: perché?!

Ed il religioso, nella sua domanda di senso, non è la vita oltre la vita, ma la vita all’interno di se stessa e delle sue varie manifestazioni, fra le sue tensioni, gli improponibili ed ambigui interrogativi, le incerte e precarie risposte.

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Viaggiamo ancora in Etiopia, nell’estremo Nord del Paese, in un’area isolata da tutto, collocata su rocce e montagne plurimillenarie che superano i 2.500mt di altezza. La geologia dei luoghi è anch’essa particolare, rocce antichissime, fra le più antiche generatesi dalla Pangea che ha dato origine ai Continenti oltre che aver dato vita ad una dorsale montuosa che si apre in una profonda depressione del terreno e che cammina parallela all’area oceanica più ad Est. L’antichità delle rocce di questa area si cementa dentro la storia umana, quella più antica, ancora avvolta nel mistero come è nel mistero quest’area di cattedrali rupestri intagliate fra le rocce a significare un rapporto stretto tra natura e sacro, fra ciò che la Terra, nei suoi lenti movimenti tettonici ha prodotto e quello che piccole mani con strumenti artigianali ha saputo produrre. Laibela è la testimonianza di uno scambio tra Medio-Oriente ed Africa, tra la leggendaria Regina di Saba che incontrò il Re Salomone e la antichissima relazione tra questi luoghi e Gerusalemme. Dodici chiese, scavate nella roccia, costruite nella antica città di Roha, capitale del Regno etiopico che si estendeva fra i confini di un’area che oggi lambisce i confini del Sud Sudan, l’Eritrea e L’Etiopia nella regione dei Tigray e dell’Amhara. Questo santuario è stato pensato per non far viaggiare i pellegrini fino a Gerusalemme, evitandogli un viaggio durissimo e pericoloso. L’Etiopia ha vissuto il monoteismo ebraico e poi quello cristiano e questi luoghi, a loro modo, sono spazi di contatto fra queste due religioni. Il luogo più suggestivo è la chiesa di San Giorgio (Bet Giorgis), completamente scavata ed intagliata dentro la roccia, un enorme blocco di pietra a forma di croce greca, a base quadrata, che non si eleva sul terreno, ma è pensata dentro le viscere della terra. Il luogo sacro si manifesta dentro lo spazio dell’uomo, il suolo, quasi a identificare che la fede religiosa è fatta di spazi e luoghi esterni a noi, ma nasce dentro noi. In queste chiese, contrariamente alle cattedrali occidentali, si scendono le scale per arrivare ad esse ed in questa discesa nelle viscere della terra in stretti cunicoli in cui ogni forma di illuminazione è vietata. Preti ortodossi e monaci li hanno percorsi per secoli così, sfiorando le pareti con le mani e poi, ad un certo punto la luce solare illumina bassorilievi e pitture antichissime nelle quali la grammatica della fede, prima della luce, vede il buio, metafora della ricerca spirituale e della vita.

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Foto: exploring-africa.com

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Il Mondo In Parole Povere ritorna martedì 4 aprile

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24 Comments

  1. CLAUDIO CAVALIERI Reply

    Grazie Rino. Ci porti sempre a conoscere cose e situazioni particolari con un linguaggio sempre appassionato e sentito.

  2. Mario Reply

    Articolo molto bello che coglie la trasversalità della ricerca del trascendente. In questo caso, è significativo come il mito descriva la necessità di traslare il trascendente nell’immanente, descrivendolo come unica via per uscire dal sonno indotto dai veleni dell’esistenza. Sonno così simile alla morte; ma simile non è uguale, dal sonno ci si può svegliare!

  3. Roberto Reply

    Questa volta non posso che limitarmi a citare il Sig. Claudio Cavalieri e a concordare col suo commento.
    Un abbraccio.

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie Roberto per leggere con attenzione i viaggi che ho fatto. Cerco sempre di cogliere non soltanto la dimensione descrittiva spazio temporale, ma la dimensione intima e profonda che ogni viaggio, anche il più piccolo, sa trasmettere.

  4. Filippo Privitera Reply

    Bellissime narrazioni, ricche di particolari dettagli che accompagnano i lettori fino a consentire loro una vera e propria immersione nei colori, profumi, suoni di quei luoghi così tanto distanti fisicamente dal nostro quotidiano, eppure la magica sensazione che si prova – ogni volta, caro Rino – leggendo i tuoi articoli è quella di essere lì, trovarsi proiettati a vivere quelle bellissime, coinvolgenti ed avvolgenti emozioni. GRAZIE AMICO.

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie a te mio caro amico, sempre cosi attento ai dettagli e con una curiosità innata, sintomo della tua intelligenza. Ma la cosa più preziosa per me è la tua amicizia.
      Un forte abbraccio.

  5. Paolo Codispoti Reply

    Grazie caro Rino per questo appassionante viaggio che ci hai regalato con questo articolo, un viaggio fuori e dentro di noi!

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie Paolo per il tuo commento. Il viaggio è proprio questo: nello spazio esterno e quello, più profondo e “infinito”, interiore.

  6. Antonella Bianchi Reply

    Grazie Rino. Un racconto molto interessante che ci fa conoscere meglio un popolo millenario, con spunti di riflessione sulla religione, sull’uomo ed il suo rapporto con il divino.

  7. Alessandro Dipietro Reply

    Caro Rino; un articolo che non è solo una lettura, ma un esperienza… una sorta di croce tra il divino e l’umano, sotto forma di luoghi, costruzioni, pitture… Linguaggio… Croce che in un certo modo è incontro (qualunque sia il motivo, il bisogno, ricerca…) Come una mano creativa che tende al cielo… Grazie, articolo straordinario, esperienza straordinaria.

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie caro Alessandro, amico speciale e collega. Grazie per il tuo commento cosi profondo e ricco di contenuti.

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie caro Luca, anche te amico speciale e collega. Speriamo di fare un viaggio insieme…e di poterlo raccontare a quattro mani. Che ne pensi?

  8. Franca Pilotto Reply

    Ancora una volta, sei stato capace di portarmi in quei luoghi e anche dentro di me. Grazie Rino per questo viaggio che mi stai facendo fare, lontano nel tempo, poi vicino e ancora in profondità. Un forte abbraccio

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie cara Franca e i tuoi commenti mi incoraggiano parecchio. Continuiamo a viaggiare …

  9. Aldo Palladino Reply

    Siamo dinanzi a uno scritto che non è solo descrizione di luoghi visitati o la cronaca di un viaggio. Rino ha la capacità di stimolare la domanda, la riflessione su temi esistenziali e dunque ci induce a un viaggio introspettivo a partire da tutto ciò che è al di fuori di noi. Non è cosa da poco. Grazie, caro Rino.

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie caro Aldo per il tuo commento. Il viaggio innanzitutto è esperienza di luoghi e persone. Un caro abbraccio Aldo.

    2. Marco Porta Reply

      È bello rivivere con te quelle sensazioni di viaggio in luoghi lontani e misteriosi che richiamano pensieri profondi e importanti per la nostra vita . Grazie Rino

  10. Alessandro vani Reply

    Grazie Rino
    Mi dai la possibilità di visitare e conoscere sensazioni popoli paesi a me sconosciuti

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie Alessandro per i tuoi commenti (graditissimi) nel blog e per leggere gli articoli. Continuiamo a viaggiare insieme.

  11. Sara Squilloni Reply

    Grazie Rino, i tuoi articoli sono sempre molto interessanti e hanno la capacità di portare il lettore nei luoghi meravigliosi che descrivi in modo così appassionato. Sei una perla preziosa e rara.

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