La Gente Sola

di Gianfranco Gonella

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Voglio darvi un elenco di quelle che, secondo me, sono le notizie dimenticate.

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Ben ritrovati amici bradipolettori che seguite questa mia rubrica. Le cronache di questi giorni sono aimè piene di notizie che riguardano, giustamente, il fenomeno del femminicidio e dell’ennesima guerra israelo-palestinese. Non sto qui a dilungarmi su questi argomenti che sono dibattuti, in un modo o nell’atro, da tutti gli organi di informazione.

Sono qui perché invece voglio darvi un elenco di quelle che, secondo me, sono le notizie dimenticate, quelle che hanno vissuto lo spazio di un’agenzia e delle quali, pur nella loro gravità, non sappiamo più niente o quasi.

Siamo agli inizi di febbraio, nella notte tra il 5 e il 6, la Turchia e la Siria sono coinvolte in un terremoto di magnitudo 7,8 Mww che causa la morte accertata di oltre 57000 persone mentre si contano più di 121000 feriti.

Cosa sappiamo oggi della Turchia? Solo che Erdogan si elegge paladino della pace ritagliandosi il ruolo di mediatore principale nel conflitto russo-ucraino.

Siria? Non pervenuta.

Andiamo avanti: luglio 2023 alluvione in Corea del Sud. Sono oltre 7500 le persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni e migliaia di famiglie sono rimaste senza corrente elettrica.

Noi con l’alluvione in Emilia Romagna non siamo da meno, ma per fortuna, nel bene o nel male, almeno ne parliamo ancora.

Luglio è anche il mese dei grandi incendi in Canada che si protraggono anche nei mesi di agosto e settembre. Sappiamo che è andata in fumo una superficie grande quanto il Portogallo, ma poco sappiamo delle conseguenze ambientali e dello stato di salute dei residenti canadesi e del fumo che per giorni ha ammorbato l’aria anche a New York.

8-9 Settembre: terremoto in Marocco. Sono almeno 3000 le vittime accertate e 6000 i feriti. Due giorni in cronaca e poi chi ne sa più niente?

Negli stessi giorni l’uragano Daniel semina distruzione in Libia. Si stimano decine di migliaia di vittime. Anche qui il silenzio.

Per non parlare che nel mese di ottobre, il giorno 7, giungono notizie che vi sono oltre 2000 morti in Afghanistan a causa di un terremoto. La notizia non merita neanche lo spazio di un’agenzia alla pari di quella che in Nepal, regione già fortemente colpita in un passato recente da un devastante terremoto, conta nuovamente oltre 200 vittime per l’ennesima scossa.

E queste sono solo poche delle notizie dimenticate, quelle delle quali non facciamo più caso. A noi interessano le disquisizioni su chi porterà Amadeus a Sanremo, su che fine farà Pino Insegno in Rai, sulle polemiche legate agli sproloqui di Morgan.

Del resto, l’ho già scritto altre volte in passato e ne ho fatto anche una trasmissione in radio, se si guarda la vetrina di una edicola, provate a contare quante riviste ci sono di gossip e quante ce ne sono di approfondimento politico-culturale sia di destra che di sinistra. La bilancia pende, e tanto, sulle prime.

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Il titolo dell’articolo è di un brano eseguito dai Garybaldi, gruppo genovese nato negli anni ’70 che ha spaziato nei generi beat, rock e blues, fino ad approdare nel genere in auge in quegli anni, il prog.

Intorno alla figura del chitarrista Bambi Fossati si sono alternati negli anni diversi musicisti tra i quali, escludendo una piccola parentesi nel 1993, il batterista Maurizio Cassinelli. Negli anni cambiano spesso il nome, prima Gleeman, poi Garybaldi, e ancora Bambibanda e melodie per ritornare a quello più famoso di Garybaldi.

Bambi Fossati è un virtuoso chitarrista, viene spesso considerato dalla stampa specializzata come il Jimi Hendrix italiano. Il soprannome Bambi gli viene dato, si dice, da sua nonna che per il fatto che da piccolo, in villeggiatura, si allontanava per andare a giocare da solo come l’omonimo cerbiatto del film della Disney.

Purtroppo, malato da tempo, verrà a mancare nel 2014.

Come scritto la loro attività inizia negli anni 1969/70 e continua ancora oggi nella cui formazione milita sempre il batterista Cassinelli. Pur con alle spalle decine di anni musicali la loro produzione discografica si limita a soli 8 album pubblicati, 6 in studio e 2 dal vivo. Il brano La gente sola è tratto dal loro ultimo lavoro del 2016 “Storie di un’altra città”. Buon ascolto e a rileggerci.

Foto: estrapola.com

Il Mito Ostinato ritorna lunedì 1 gennaio

2 Comments

  1. Claudio Savergnini Reply

    Non volermene Gianfranco se faccio questo paragone, ma il tuo articolo oggi mi ha fatto lo stesso effetto di quando vedo la tabella della ripartizione spese condominiali.
    Mi spiego meglio: quando la ricevo, per prima cosa traccio una striscia gialla di evidenziatore sulla riga dove ci sono i conti che mi riguardano e tutto il resto sparisce d’incanto; gli altri importi sono spese che toccano ad altri e poco m’importa se la vedova del secondo piano deve pagare la quota acqua per cinque occupanti, anche se io so che da anni vive sola. L’importante è che siano giusti i conti miei, che non tocchi a me pagare di più. Una volta tracciata la riga gialla su ciò che mi compete, il resto diventa solo uno sfondo, un pattern, una cornice che sta lì a riquadrare la parte per me importante.
    Gianfranco, tu ci hai fatto un nutrito elenco di morti, di feriti, quantificato numero e tipo di vittime, ma pensi che qualcuno dei tuoi lettori abbia provato ansia per quei numeri? credi che, anche solo per un attimo, questa triste contabilità abbia provocato un brivido di orrore a qualche animo sensibile? Io ne dubito. Io penso che le cifre sparse tra le tue note abbiano sortito lo stesso effetto che a me fanno i metri cubi di gasolio ripartiti per millesimi.
    Però c’è da dire che esiste la curiosità morbosa della gente ed è quella a indirizzare certe scelte editoriali.
    Ecco allora che la morte di Giulia Cecchettin ha ottenuto più risalto di altre non meno cruente solo perchè è stata preceduta dalla “suspence” dovuta alla sparizione della coppia di fidanzati e successivamente perchè parte delle violenze da lei subìte si è svolta sotto l’occhio di una telecamera. Se invece del crollo del ponte Morandi ci fossero stati 43 minatori asfissiati in una galleria, io credo che un tale evento avrebbe avuto molta meno attenzione da parte del pubblico. Vuoi mettere poter vedere le riprese di una enorme struttura che collassa? E ti ricordi le torri gemelle in fiamme? O il video dell’aereo che si schianta sulla seconda? Quella sì che è roba forte, da non perdere… però se gli aerei avessero continuato a piovere sui centri abitati per settimane di fila, anche quel fenomeno sarebbe venuto a noia; a un certo punto ci sarebbe stata una finale del Superbowl o della NBA e milioni di persone avrebbero cambiato canale.
    I media danno al popolo quel che la gente vuole: “panem et circenses”, la spettacolarità, e senza il disturbo di doversi recare al Colosseo o al Circo Massimo per vedere i gladiatori e i cristiani sbranati dai leoni. Sono le morti eclatanti quelle che fanno notizia, fanno vendere giornali e raccolgono clic sui social; ma tutto il resto è noia, come cantava Califano.

  2. Gabriele Monacis Reply

    Buongiorno a chi sta leggendo. I mezzi di comunicazione per il dispacciamento delle notizie hanno professionisti molto validi, per ora umani, in attesa della intelligenza artificiale, molto attenti a quello che produce ascolto. Una storia strappa l’attenzione di milioni di persone, se argomentata a dovere e resa più interessane di altre. Portata all’attenzione del grande pubblico, come si dice, con arte, sfruttando elementi a volte obiettivamente orrendi. Credo sia anche giusto così. Come? Cosa stai dicendo! Va là ( direbbe Gianfranco ). Purtroppo viviamo in una società che mette in vetrina solo alcune notizie che devono essere pubblicate nel ristretto tempo di un servizio televisivo, o in poche righe di un giornale.
    Per secoli il potere ha governato i suoi sudditi con ” panem e circenses”, come ha scritto Claudio. Senza cibo il popolo si riversa nelle strade, come accaduto più volte nei secoli passati. Chissà che gli algoritmi messi in atto dalla intelligenza artificiale riusciranno a mostre al mondo una società occidentale dove si vive peggio, rispetto ai luoghi di partenza delle persone del terzo mondo. Staremo a vedere.
    La canzone? ” Che sarà “…

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