Il Contadino Traduttore

di Giuseppe Rissone

»»

Senza sapere come tutto è iniziato, Riccardo Bertani, ha coltivato il piacere di conoscere e la lentezza del sapere.

»»

Il piacere di sapere è per antonomasia lento, richiede pazienza, fatica, passione. Non c’è applicazione, app, supporto informatico che possa accelerare il sapere, e aggiungo per fortuna, può trasmettere nozioni, infarinature su disparati argomenti, ma oltre non va.

Nel lontano 1930 nasce a Caprara di Campegine, nella campagna reggiana, Riccardo Bertani – deceduto lo scorso mese di agosto – un contadino che conosceva 112 lingue. Una passione che l’ha portato a scrivere decine di dizionari e libri su idiomi quasi sconosciuti, scomparsi oppure dimenticati da tempo. Il tutto attraverso libri che gli venivano regalati, senza Internet e scrivendo ogni parola a mano.

Campegine è anche il paese dove riposano le spoglie dei sette fratelli Cervi: Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, che il regime fascista mandò a morte, assieme a Quarto Camurri, mediante fucilazione, il 28 dicembre del 1943, al Poligono di tiro di Reggio Emilia.

Bertani si metteva sui libri di notte, dopo una giornata nei campi, sostenendo che quello era: il momento in cui la mente era limpidissima. In una intervista rilasciata alla RSI nello scorso mese di giugno, Bertani dice: Non lo so nemmeno io come ho iniziato. È [una passione] innata, direi.

Il lavoro di Bertani ha suscitato l’interesse nel mondo degli studiosi del linguaggio e delle tradizioni dei popoli. C’è chi lo paragona a Salgari, che raccontò l’Oriente senza averlo mai visto. Riccardo Bertani, infatti, non si è mai allontanato dalla sua casa e ha conosciuto il mondo soltanto attraverso i libri: perché ho paura di rimanere deluso. È come andare adesso in Grecia dopo averla conosciuta attraverso gli scrittori e i filosofi greci. Pochi mesi dalla sua scomparsa sempre alla RSI dichiarò: Adesso vorrei imparare altre lingue, ma non me la sento più.

»»

Per approfondire e conoscere il viaggio che Bertani ha svolto attraverso centinaia di libri v’invito a visitare la pagina di Benvenuti a Campegine a lui dedicata. La sua bibliografia passerà al Comune, che già negli anni ’90 costituì un Fondo a suo nome.

Questo mix di vita contadina e di notti passate a leggere, a studiare, a scrivere, fanno di Bertani una sorta di poeta/contadino, ma in particolare trasmettono la storia di una vita fatta di ritmi lenti, dove le mani nella terra si amalgamo perfettamente con le mani sulle pagine dei libri e con la penna in mano. In un tempo dove tutto viene e va bruciato in fretta, e le lingue vengono usate come scudo di una presunta superiorità, Bertani ha voluto prendersi cura di idiomi scomparsi o dimenticati – turco-tartari, manciù-tungusi, lo yacuto, l’esquimese, l’uzbeko, l’osseto, il longobardo, l’antico prusso e l’ainu, oggi parlato solo sull’isola di Hokkaido in Giappone – per trasmettere l’idea che esse non sono una barriera divisiva ma un arcobaleno che appartiene a tutta l’umanità.

Honoré de Balzac sosteneva che: quanti bei libri si potrebbero scrivere raccontando la vita e le avventure di una parola! I racconti che Bertani ha conosciuto e fatto conoscere rimarranno nel cuore di chi ama il sapere, la conoscenza, anche solo per un piacere personale, fatto di ritmi lenti e di ascolto della terra e della bellezza delle parole.

Foto: benvenutiacampegine.it

Tempo Lento ritorna martedì 2 dicembre

 

 

One Comment

  1. Enea Solinas Reply

    Una vera chicca per gli ammiratori di persone che con dedizione e profondità hanno donato piccole grandi sapienze, coltivando con cura le loro passioni.
    Un esempio e una curiosità che invita a riflettere e ad approfondire il lascito culturale di Bertani.

    Un ottimo e ammirevolmente semplice articolo per Bradipodiario!
    Grazie Beppe!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *