Il Paradiso Degli Alberi

Fuoco e profitto, consumano l’Amazzonia, Bolsonaro minimizza, e il nostro pianeta è ormai gravemente amputato dei suoi polmoni verdi…

La deforestazione dell’Amazzonia, consumata dal fuoco e dall’ingordigia di profitto, è di continuo nelle recenti cronache riportate alla nostra attenzione. Il Presidente brasiliano Bolsonaro, che dovrebbe essere il primo a dolersene, la minimizza.

Si tratta solo dell’ultimo capitolo di tanti che lo hanno preceduto. Il nostro pianeta è ormai gravemente amputato di buona parte dei suoi polmoni verdi e non si vede in campo una forza in grado di arrestare questo corso. Aggiungo che non è necessario guardare così lontano dai confini del nostro paese per rendersene conto. Pochi giorni fa in Puglia ho potuto constatare l’amaro destino delle distese di ulivi secolari del Salento. Le cifre parlano di un’ecatombe. Due milioni di ulivi secolari morti o destinati a morte certa per effetto di un batterio (la Xylella) che non conosce cura possibile. Ho chiamato in causa il destino, ma il destino qui non c’entra, c’entra l’uomo, perché la Xylella non è un prodotto della natura, nasce invece nei laboratori di una nota azienda di biotecnologie agrarie.

La giustizia umana farà il suo corso, con i suoi lunghi tempi naturali, ma il tempo che la natura ci lascia, ben più severo giudice, è agli sgoccioli.

Vorrei lenire la sensazione di impotenza verso questi crimini, e provo a farlo con voi, condividendo la memoria di una vecchia lettura. Non so se qualcuno ricorda il paradiso degli alberi, questo luogo immaginario che compare nel romanzo “ Il segreto del Bosco Vecchio” di Dino Buzzati.

Nel romanzo il bosco è rappresentato come un universo vivente popolato da creature dotate di un’identità, dotate di pensiero e parola. ..e quando l’abete rosso, denominato Sallustio, viene abbattuto a lui si rivolgono le altre creature:

“….siamo venuti a dirti addio … questa sera stessa tu sarai lontano, nella grande ed eterna foresta di cui in gioventù abbiamo tanto sentito parlare…

Nel corso del romanzo il Colonnello Sebastiano Procolo, proprietario del terreno su cui sorge l’antica foresta di Bosco Vecchio, viene sottoposto ad un regolare processo. Non parlerò delle ragioni per cui viene processato, ma piuttosto dei singolari protagonisti del processo che sono appunto le creature del bosco. Il pubblico ministero è un gufo. Una gazza assume la difesa –per così dire- d’ufficio del colonnello. Gli alberi, con i geni che vivono in loro, vi assistono.

Così fuggo dai pensieri più molesti della tragica realtà immaginando il nostro Bolsonaro, seduto alla sbarra, affiancato dalla folta schiera di tutti coloro che si adoperano nella lucrosa opera distruttiva, ma non li immagino più davanti ad un giudice ordinario, bensi davanti ad un gufo che fa da pubblico ministero, con una gazza che fa la difesa d’ufficio e gli alberi che prendono parte al processo contro di lui come contro il colonnello Sebastiano Procolo.

E magari anche un aldilà dove ci sia posto per tutte le creature animali e vegetali.

UMBERTO SCOPA

Foto: www.zapping2017.myblog.it – www.darkgothiclolita.forumcommunity.net

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