Delisle

La mia avventura nel mondo della lettura è cominciata da piccola consumando tra le mani, settimana dopo settimana, decine di “Topolino”. Poi, sono arrivati i Peanuts, Dylan Dog, Corto Maltese… I fumetti hanno sempre fatto parte della mia vita e solo chi non li ha mai letti può giudicarli con sufficienza, denigrandoli e relegandoli a genere letterario minore. Quante avventure vissute in terre lontane sapientemente tratteggiate di striscia in striscia! Quante emozioni sprigionate solo con un’alzata di sopracciglia o un piegamento delle labbra! Quante nozioni assimilate, storiche, geografiche o scientifiche, nel dipanarsi delle storie! Il grandissimo Umberto Eco celebrò l’arte del fumetto, affermando: Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese.
Guai a sottovalutare il mondo delle nuvolette! Sotto una forma apparentemente disimpegnata e “leggera” si dipanano spesso trame e storie degne della miglior letteratura. Mentre all’estero il genere ha sempre goduto di maggior prestigio e rispetto, in Italia ci sono voluti tempo e pazienza per sdoganare il genere. Negli ultimi anni si sono moltiplicate pubblicazioni e traduzioni e in libreria si possono trovare, ad aver voglia di sperimentare, certo!, ottime graphic novel riguardanti gli argomenti più disparati, dai fatti di cronaca agli episodi storici, dalle biografie a veri e propri romanzi in immagini.
Mi sono imbattuta, in una delle tante incursioni in libreria, in un autore canadese, che mi ha conquistata con la sua semplicità narrativa e con il suo tratto pulito ed essenziale. Si chiama Guy Delisle. Le sue esperienze di lavoro nel campo dell’animazione lo hanno portato spesso in Asia e da tali soggiorni sono nati diversi reportage. Uno di questi è “ Pyongyang “, ambientato nel lontano 2003, ma sempre terribilmente attuale, dal momento che ben di poco è mutata la situazione politica della Corea del Nord. All’epoca il paese era sotto la dittatura di Kim Jong-il, per il quale fu istituito, al momento della morte, il titolo di segretario generale eterno, sulla falsa riga di quanto già avvenuto per il padre, Kim Il-sung, nominato addirittura presidente eterno. Nel 2011 il figlio Kim Jong-un gli è succeduto, ma il paese ha continuato a rimanere di fatto uno stato totalitario.
Grazie ad un permesso di lavoro l’autore canadese è riuscito in un’impresa assai complicata per un occidentale, ovvero risiedere nella capitale del paese per un paio di mesi. Ci descrive minuziosamente la sua nuova routine, fatta di censure, proibizioni e restrizioni: i controlli meticolosi all’aeroporto, per scongiurare l’introduzione nel paese di possibili oggetti “sovversivi”, tipo radio o telefoni cellulare, l’obbligo di esser sempre accompagnati dall’interprete e della guida in qualsiasi spostamento, le visite obbligate ai luoghi simbolo della dinastia al comando, gli inni al partito diffusi più volte al giorno, e a volte anche di notte, la metropolitana-bunker, scavata metri e metri nel suolo per diventare rifugio in caso di guerra nucleare. Ci sono, poi, tutta una serie di limitazioni imposte dall’embargo di cui è oggetto il paese: l’illuminazione razionata in qualsiasi luogo, i supermercati con gli scaffali desolatamente vuoti, la verdura e la frutta, merce rara, “festeggiate” quando compaiono nei menù di alberghi e ristoranti. Lo squallore di questa situazione viene sapientemente tratteggiato in tavole contenenti tutte le sfumature del grigio, come se la negazione di qualsiasi spontaneità nella vita di ogni giorno assorbisse anche i colori dall’ambiente circostante.
Tutte queste situazioni vengono descritte dall’autore con pacatezza e ironia, senza nessun atteggiamento di superiorità e senza nessun intento propagandistico filo-occidentale. E forse proprio questa neutralità contribuisce a renderci consapevoli di quanto soffocante sia la vita in paese simile, di quanto ridicolo sia il culto della personalità in esso instauratosi, di quanto spesso diamo per scontate libertà e diritti sistematicamente negati altrove. Non è casuale che il libro che Delisle sceglie di portare con sé e che rischia di non passare i controlli alla dogana sia “1984” di George Orwell, romanzo di denuncia dei sistemi totalitari, siano essi di destra o di sinistra. Si potrà esclamare “è solo un fumetto!”, sì, certo, è solo un fumetto, ma nello stesso tempo è una fotografia rigorosa e puntuale su una realtà molto lontana dalla nostra e un buon punto di partenza se si vuole cominciare a conoscere un paese ultimamente spesso al centro della cronaca politica.

SARA MIGLIORINI

Foto: Sara Migliorini

Il Bradipo Legge ritorna lunedì 15 lulgio

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