Venite Giù Al Fiume

di Gianfranco Gonella

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Dopo mesi di siccità è arrivata la pioggia e, purtroppo, ne è caduta tanta, non troppa, ma tutta insieme per due volte.

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Cari amici bradipolettori, questa è una pagina che non avrei voluto riempire, ma c’è ben poco da fare, ho la consapevolezza che non sarà l’ultima. Dopo mesi di siccità è arrivata la pioggia e, purtroppo, ne è caduta tanta, non troppa, ma tutta insieme per due volte, concentrandosi nella stessa zona e provocando i danni che tutti ben sappiamo.

La prima volta ha trovato il terreno secco, duro come il cemento proprio grazie ai mesi di siccità, portando precipitazioni di oltre 200mm in meno di 24 ore, quando ne erano previste 120, 130mm, quantità anomala, ma che comunque sarebbe stata gestibile. Inondazioni di campi, grandinate sulle culture, sugli alberi da frutto, fonte basilare dell’economia emiliano-romagnola.

Poi, solo una decina di giorni dopo, altre precipitazioni, molto più abbondanti, su terreni ancora fradici, non in grado di assorbire le acque, con fiumi, torrenti e canali irrigui che non riescono a smaltirle complice un ciclone africano che soffia contrario alzando le onde del mare e di fatto respingendole all’interno.

I paradossi della natura, la prima volta i terreni trasformati in asfalto che non assorbono e la seconda i terreni troppo bagnati che, per forza di cose, non riescono più ad assorbire. Ma non è mia intenzione parlare di come questi fenomeni naturali si sono verificati o di scrivere ancora una volta dei cambiamenti climatici che ormai sono sotto gli occhi di tutti.

È quindi chiaro che parlerò di politica, di come “illustri eletti dal popolo” e “due giornalisti specializzati” si siano distinti e in che modo durante questi concitati giorni. Vi riporto quindi qualche pensiero lasciando, come di consueto, a voi trarre le opportune conclusioni.

“L’alluvione in Romagna è stata provocata”: la frase pronunciata da uno sconosciuto, che attribuisce le colpe alla malagestione della diga di Ridracoli e subito mandata in onda sul canale YouTube di Red Ronnie che, per chi ancora non sapesse di cosa si tratta invito a vedere almeno una volta il programma sul 9 di Maurizio Crozza per rendersi conto di come un giornalista musicale si sia nel tempo trasformato.

Lo stesso Red Ronnie prima di questa messa in onda aveva parlato a lungo del mistero di un aereo che aveva sorvolato in modo anomalo la Romagna, chiedendo spiegazioni di tale tragitto, ignorando che nella data interessata si stava svolgendo la tappa del giro d’Italia proprio in quel di Cesena e che l’aereo in questione era lì proprio per controllo di tale manifestazione.

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La prima fase alluvionale è stata il 2 maggio, mentre la seconda, più devastante, il 15 maggio.

Per la prima data la nostra politica è troppo presa per gli strascichi del concertone del 1 maggio per occuparsi della regione rossa, per la seconda data riunione del consiglio dei ministri per discutere l’emergenza fissata per il 23 maggio. Il nostro primo ministro è in Giappone impegnato al G7, per rappresentanza poiché nelle commissioni ci sono giustamente i tecnici. Quindi dobbiamo aspettarla, anche se abbiamo due vice primo ministro che dovrebbero svolgere le sue funzioni quando assente.

Ma uno non dimentichiamolo che è il collezionista di felpe che deve guardare la partita del Milan e l’altro sarà stato impegnato al capezzale del pregiudicato di Arcore. E qui la scena madre: il nostro primo ministro annuncia al mondo che “la sua coscienza” le impone di tornare a casa. Così in fretta e furia rientra e subito si fa vedere al fiume, tra i volontari, a stringere mani e a portare parole di conforto. Stava perdendo fiducia nei sondaggi e in questo modo ha cercato di risalire la china.

Che meravigliosa scena del “volontario” che la elogia e la osanna per poi scoprire che era un figurante; mi ha ricordato qualcun altro che in televisione mostrava le “cimici” trovate nei suoi appartamenti, talmente piccole che si potevano confondere con le pietre d’inciampo.

Un’altra bella frase la pronuncia un decrepito giornalista neo eletto nel consiglio regionale della Lombardia: Prima piangono disperati perché non piove, poi piangono disperati perché piove troppo e qualcuno annega. Ma si può sapere che cosa cavolo vogliono. Non ho altro da aggiungere.

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In ogni emergenza, nel bene o nel male, ci si rivolge a chi amministra, almeno è del luogo. In questo caso la politica del nostro governo vuole estromettere la presidenza della regione e prendersi “l’onere” di gestire i miliardi previsti per la ricostruzione, del resto chi meglio di coloro che continuano a stanziare montagne di denaro per quel famoso ponte ha l’esperienza e la competenza per farlo? Un espediente per cercare di accaparrarsi la regione rossa per antonomasia, come anche proporre la Puglia per il prossimo G7, guarda caso anche qui una regione rossa.

Non entriamo nel merito del PNRR che aveva già previsto uno stanziamento di 9 miliardi per la gestione delle emergenze climatiche e che, visto che i progetti li avevano scritti gli altri, li abbiamo cassati per riscriverli, ma non si sa quando e da chi, così non li prenderemo perché arriveremo puntualmente in ritardo.

Non importa, andiamo tutti al fiume, facciamo vedere come siamo bravi, che siamo vicini alla gente, cerchiamo di risalire nei sondaggi perché, se confermate le intenzioni di voto che abbiamo oggi, le opposizioni unite ci hanno sorpassato e sembrano salire ancor di più. Per fortuna che, viste le premesse, all’opposizione c’è anche il terzo polo che all’occorrenza ci potrà fare da stampella.

Fantapolitica? Non credo, piuttosto la realtà.

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Passiamo alla musica.

Il brano che vi propongo si intitola “Venite giù al fiume” brano del 1971 del gruppo romano Buon vecchio Charlie. Il gruppo ha una storia strana: voce e chitarra Luigi Calabrò, alle tastiere Sandro Centofanti, alla batteria Rino Sangiorgio, insieme a Carlo Visca percussionista e al basso Walter Bernardi. In seguito ci sarà l’entrata nel gruppo di un nuovo cantante chitarrista, italiano di origini britanniche, Richard Benson, il cambio del bassista con Claudio Damiani e di una sezione fiati, flauto e sax, con Sandro Cesaroni. Si ritroveranno a registrare i loro brani in quello che sarebbe stato il loro unico lavoro, un disco che si intitolava solo con il loro nome, “Buon vecchio Charlie”.

All’ascolto molte sonorità ricorderanno i Jethro Tull o i Colosseum, ma l’amalgama è apprezzabile. All’inizio un rifacimento del riff de “In the Hall of the mountain king” di Grieg. Lo faranno con una piccola etichetta veneziana, la Suono, ma per uno di quei misteri che non sappiamo, l’album non sarà pubblicato e, delusi da tale circostanza, senza più stimoli, si scioglieranno. Ed è sempre per uno di quei misteri che un’altra etichetta, la Akarma Records, troverà queste incisioni che pubblicherà nel 1999 aggiungendo altri due brani. Incise nel 1971 e pubblicate 28 anni dopo.

Tutto questo da Wikipedia da dove ho tratto queste informazioni. Altre notizie nei commenti su YouTube da dove ho reperito il brano. Alla prossima.

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Foto: radiopopolare.it

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Il Mito Ostinato ritorna lunedì 26 giugno

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2 Comments

  1. Claudio Savergnini Reply

    Caro Gianfranco, nell’articolo di oggi hai menzionato di sfuggita i paradossi della natura… io non intendo discuterne qui: lasciamo a climatologi e geologi le disquisizioni tecniche in merito, sperando che possano “illuminare” le menti di coloro che devono prendere decisioni per affrontare ora questo disastro e soprattutto per evitarne di ulteriori.
    C’è però un altro tipo di paradosso su cui vorrei esprimere un piccolo pensiero ed è il paradosso della “natura umana” di certi individui.
    Mi riferisco al tweet che quello che tu ami definire “il collezionista di felpe” ha pubblicato nell’immediatezza della catastrofe; per avere un’idea della portata del messaggio, ricordiamo che al momento dell’uscita del tweet c’erano già un morto e una persona dispersa (numeri che sarebbero poi purtroppo cresciuti fino a contare quindici persone annegate). L’individuo che al momento sta ricoprendo il ruolo di vice premier nel governo italiano non ha saputo far di meglio che diramare queste belle parole:
    “Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero.”
    Capito? Neppure la decenza di esprimere i due concetti almeno con due invii separati!
    Che una delle più alte cariche dello Stato affronti “con impegno” una enorme catastrofe a me pare che sia il minimo sindacale, ma che si premuri addirittura di farci sapere che il telefono gli squilla di continuo… beh quella è una ridondanza retorica che poteva proprio risparmiarci! Nessuno di noi avrebbe mai dubitato che a quell’utenza telefonica non giungessero chiamate in simili frangenti. E se tra i pochi lettori di questa rubrica ce n’è qualcuno che fa l’insegnante di lettere nella scuola secondaria o alle superiori, vorrei chiedergli: se quelle stesse due frasi le avesse scritte un vostro alunno in un tema, gli avreste tolto perlomeno un punto nella valutazione? Fatemelo sapere, vi prego… anzi no, meglio ancora: quel voto toglietelo quando vi recherete alle urne, nelle prossime elezioni!

  2. Gian Reply

    Come al solito, grazie per l’intervento.
    Non ho altro da aggiungere se non che il tuo appello è caduto nel vuoto visti i risultati delle amministrative.
    Purtroppo, e lo scrivo con cognizione di causa visto che nel mio comune si è votato, è ancora difficile dar spazio alle idee di progresso invece di un’effimera sicurezza data dal non esporsi per non uscire dalla cerchia degli “amici degli amici”.
    Lo diceva la saggezza popolare quando citava “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere”, ma così facendo non ci rendiamo conto dello sfacelo in cui siamo caduti.
    Il magone, per chi come me si è sempre tanto impegnato per il bene comune, è tanto quindi anche per stavolta la chiudo qui.
    P.S.: nel tuo precedente intervento, nell’articolo sulle “ruote” presupponi che il famoso albero centenario sia stato opportunamente occultato dopo che è stato tagliato per verificarne l’età.
    Ti volevo solo dire che l’età di una conifera la si può anche determinare contando il numero di giri dei rami che corrispondono agli anelli, ma è sicuramente più difficile per un comune mortale.
    La tua conclusione è sicuramente la più attuabile.
    Un abbraccio

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