Affinità

di Enea Solinas

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Un collettivo di voci e idee anomale a beneficio della cittadinanza

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È da poco tempo stato pubblicato il numero 67 della rivista Segn/Ali. Da diversi anni siamo gemellati con questo blog e collettivo che cerca di riflettere sul mondo e sulla vita a partire da sensibilità e interessi tra i più variegati. Il gruppo redazionale di Segn/Ali nasce ormai quasi trent’anni fa, e si caratterizza, pur con tutti i cambiamenti e le variabili di partecipazione, di offrire alla cittadinanza uno sguardo aperto, non consolatorio, non autoreferenziale alla tematica della salute mentale. Sia presentando testimonianze e reportage di persone direttamente coinvolte a livello associativo in quest’iniziativa, sia promuovendo le ulteriori attività e collaborazione che l’Associazione Arcobaleno intesse sul territorio.

È sempre bene ricordare che l’oggetto rivista è solo la superficie di un lavoro di dialogo e confronto civile che senza avere una missione assistenzialistica offre l’opportunità ai suoi partecipanti di aiutarsi reciprocamente e di sollevarsi da periodi di difficoltà o da scontentezze e difficoltà di tipo psicologico, sociale, relazionale.

Costituisce di per sé una situazione relazionale, dal quelle si dipartono – o possono dipartirsi – varie altre piste e percorsi di ricerca, di socialità, di interazione con la società civile. Di inserimento sempre in un’ottica meno medicalizzata e assistenziale, relegata a supporto dei servizi di competenza, ma non delegata, qualora le libere scelte dei suoi partecipanti volessero approfondire il malessere o per usare un termine meno brusco il vissuto che li porta a confrontartisi con stati di fragilità e crisi.

Elementi intensi come differenze, non come qualità eccezionali, ma certamente nemmeno come difetti o impedimento ad avere un vita degna e decorosa.

L’Associazione Arcobaleno negli ultimi anni così difficili per molti motivi ha ampliato il suo campo di azione, si è sgravata di certi inghippi burocratici, è diventata una APS (associazione di promozione sociale), e ha intrapreso nuove sfide e collaborazioni.

Segni/Ali resta una sorpresa numero dopo numero, e accoglie firme sempre differenti, che con maggior o minore intensità ne segnano il percorso ed è archivio e patrimonio di testimonianze e riflessioni. Ciascuna di esse sono storicizzabili, ma al contrario di molte riviste specialistiche, la sua peculiarità è sempre stata quella di dare voce ai diretti protagonisti, ospitare talvolta anche gli eccessi più deliranti, non rigettarli, e schierarsi nettamente in opposizione contro ogni tentativo di manomissione dei principi che governano al legge 180/1978 e che interrogano e interpellano si chi opera dentro i servizi, sia le persone che ne usufruiscono richiedendo piena accoglienza al diritto alla salute e al welfare, sia la cittadinanza che anche grazie a medium come Segni/Ali può entrare in contatto con le voci, le opinioni, i saperi non tecnici e non banali delle persone considerate folli.

Come diceva Basaglia “da vicino nessuno è normale”.

In questi ultimi numeri è sempre più rimarcata la volontà sia di testimoniare la propria storia che di apportare contributi di carattere espressamente giornalistico alla rivista. Di interagire con altre realtà che operano su un principio territoriale, e di mantenere viva quell’attitudine misterica che offre periodiche declamazioni poetiche intese come occasioni di ritrovo e di condivisione e convivialità.

In tal senso è interessante il cambio di paradigma da paziente che richiede o si ritrova a dover/voler essere ascoltato a gruppo che si occupa di raccogliere biografie, e storie di vita di quartiere e di metterle in pubblica condivisione. Un’attitudine che con sperimentazioni e strumenti di vario tempo, Arcobaleno ha coltivato caratterizzandosi come elemento di trasformazione di senso, in un luogo di scambi relazionali, di incontri e di attività socio-ricreativa, fondate sulla cultura della partecipazione e della libertà.

Da parecchi anni frequento questa realtà, e ne riconosco i fili di continuità. Ho attraversato anch’io fuori e dentro quel contesto crisi che mi hanno spinto a esprimermi in maniera delirante, ma non sono mai stato respinto, e ho sempre trovato persone che sappiano relativizzare e considerare l’andamento sinusoide di chi più fragile non segue o non può stare in linea con la norma (per volontà o per limite).

Non posso non nascondere un certo orgoglio nell’aver insistito negli anni a riluttare contro pretese riforme che corrompessero o travisassero principi fondanti della 180, sottolineando riformuccole più superficiali o non ben ragionate. E così come sono lieto di apprendere che Segn/Ali e l’associazione si sia progressivamente orientata verso una disponibilità non obbligatoria a raccontarsi e a condividere semplici rimandi e pratiche di riconoscimento (non di potenziamento, questo è un termine spesso confusivo). E che abbia investito in progetti di ricerca sociale fondati sulla raccolta biografica. Un modo per non auto-emarginarsi nell’ambito della salute mentale (per quanto territoriale e non ambulatoriale) ma per interagire e divulgare una cultura dell’arte relazionale e della cura che riduce i costi e il ricorso agli interventi più invasivi e alteranti.

Recentemente abbiamo ricondiviso il gemellaggio con bradipodiario aggiornando i link sulle nostre rispettive homepage.

E credo che più in generale si possano trovare esempi analoghi di prassi e di costrutti (concreti e non solo retorici) di questo modo di operare in salute mentale.

Una questione che interroga chiunque, ma che nell’epoca storica attuale – così virtualizzata, iperconnessa, e socialmente frammentaria, abbisogna di alleanze e strategie forti di questi principi. Magari potendosi confrontare con chi ha posizioni divergenti o più o meno discordi. Senza attendersi che da parte della burocrazia istituzionale si attuino dei cambiamenti effettivi.

In questo l’attenzione alle persone a modi di comunicare liberi ma coesi in una cornice collettiva, sono altre costanti sulle quali l’associazione investe e fa leva. E Segn/Ali ne è un punto d’avanguardia, sia operativo che di pensiero. Senza presunzione e con tutta l’umiltà che i collettivo sa esprimere.

In questo la lettura e la lentezza possono essere due ottime alleate, oltre che al dialogo, senza il quale non si procede e non si agisce.

Non mi resta che invitarvi a leggere il blog di Segn/ali, e di scaricare l’ultimo numero – il 67 – che proietta questa rivista storica verso orizzonti sempre più condivisi e aperti (nei limiti del possibile).

Ma sempre cercando di fare in modo che l’impossibile diventi possibile, e di non farci imprigionare dalla tentazione di isolarci e di rinchiuderci in una gabbia a nostro uso e consumo escludente.

La libertà non è star sopra un albero, a libertà non è il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione.

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Foto: segnaliblog.wordpress.com

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Bradipo Reporter ritorna giovedì 19 gennaio

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