Tatiana:
Sopravvissuta Ad Auschwitz

notizia scelta da Giuseppe Rissone

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Intervista a Tatiana Bucci, sopravvissuta ad Auschwitz

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Le recenti parole di Liliana Segre: della Shoah tra qualche anno non ne rimarrà riga sui libri storia, sono parole che devono farci riflettere e allo stesso tempo agire per evitare che il presagio della senatrice diventi realtà. L’articolo che state per leggere è tratto da pressenza.it a firma di Andrea Vitello, laureato in filosofia e in scienze storiche all’Università di Firenze. Ambientalista e pacifista, segue e si interessa di politica da molto tempo con particolare attenzione ai diritti umani. E’ stato capo ufficio stampa del Filosofestival, il festival della filosofia di Firenze. Ha contribuito a l’Enciclopedia dei Giusti di Gariwo la foresta dei Giusti, fondazione con la quale collabora. A febbraio 2022 è uscito il suo libro “Il nazista che salvò gli ebrei. Storie di coraggio e solidarietà in Danimarca” (Le lettere, Firenze). Il libro ha la prefazione di Moni Ovadia e la postfazione di Gabriele Nissim, Presidente di Gariwo. Scrive su Ecologica.online e Pressenza.

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In occasione della Giornata della Memoria il 24 gennaio ho intervistato presso il Teatro Comunale di Ferrara Tatiana Bucci, che all’epoca della seconda guerra mondiale era solo una bambina e sopravvisse insieme a sua sorella al campo di concentramento/sterminio di Auschwitz-Birkenau. 

“Il mio nome è Liliana Bucci, ma tutti mi chiamano Tatiana. Sono nata a Fiume il 19 settembre 1937 e sono una delle pochissime bambine sopravvissute al campo di sterminio di Auschwitz.

Io sono Alessandra Bucci, ma da sempre tutti mi chiamano Andra. Sono nata a Fiume il 1° luglio 1939 e anch’io, come mia sorella Tati, sono una delle pochissime bambine sopravvissute al campo di sterminio di Auschwitz.”

Due bambine, le sorelle Bucci, travolte dalle pagine più terribili del Novecento: oggi hanno 81 e 79 anni e hanno iniziato il loro percorso da testimoni quasi per caso, con un’intervista alla BBC e col passare del tempo, la loro voce è diventata familiare a chi organizza Viaggi della Memoria.

Grazie all’impegno della Fondazione Museo della Shoah di Roma, è stato possibile rispondere alla volontà di Tatiana e Andra di raccogliere finalmente le loro memorie nel libro Noi bambine ad Auschwitz (Mondadori 2018); parte dei diritti d’autore saranno devoluti al costituendo Museo della Shoah di Roma

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Nel vostro libro intitolate un capitolo “La normalità dell’orrore” quasi come fosse normale “vivere” in quel modo, perché i nazisti, tra gli altri, avevano l’obiettivo di disumanizzare le vittime, cercando di fargli credere che non meritassero di vivere. In alcune interviste avete spiegato come eravate giunte a pensare che una persona ebrea dovesse “vivere” così. Può raccontarci meglio?

Nessun nazista ci inquadrava lì nel campo, noi eravamo lasciate a noi stessi come fossimo degli animali. Quindi eravamo costrette ad arrangiarci tra di noi e vedendo quelle condizioni, le pile di cadaveri e tutte le violenze, arrivammo a capire da sole, senza che nessuno ce lo dicesse, che quella era la condizione normale in cui dovevamo “vivere” in quanto ebree. Mi resi conto di essere ebrea in quanto bambina che “viveva” in quel luogo.

Tutta questa normalità dell’orrore però è stata resa possibile anche dall’indifferenza prima e durante la seconda guerra mondiale. In Italia in particolare la persecuzione cominciò con l’introduzione delle leggi razziali. Cosa ricorda di quel periodo?

Quando sono state emanate le leggi razziali ero solo una bambina e anche negli anni successivi nostra madre ci teneva al di fuori di certe cose per cercare di proteggerci. Quindi la maggior parte degli eventi, soprattutto quelli avvenuti prima della deportazione, li ho capiti dopo. Alcuni li ho compresi ancora meglio qualche settimana fa, quando ho finito di leggere il libro di Aldo Cazzullo “Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo” (Mondadori 2022).

Come giudica il fatto che, nonostante tutti questi anni, l’Italia non solo non abbia fatto i conti con la storia, ma ci siano ancora gruppi di estrema destra che inneggiano al fascismo e non sono ancora stati sciolti. Ad Azzate (VA) il gruppo di estrema destra e filo nazista Do.Ra nel dicembre 2022 ha organizzato una festa di Capodanno nazista usando come immagine per la locandina una foto di quattro SS mentre brindano con alcune bottiglie di vino. Nonostante ciò a parte l’ANPI non vi è stata nessuna presa di posizione da parte delle istituzioni nazionali. Cosa ne pensa?

Mi sembra incredibile che gli italiani non abbiano capito veramente quello che è stato il fascismo. Basta vedere i risultati delle ultime votazioni. Io ho paura di questo nuovo governo italiano. 

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Nel vostro film La stella di Andra e Tati, disponibile su Rai Play a questo link e diventato successivamente un libro dallo stesso titolo pubblicato da De Agostini, oltre ad affrontare il vostro filone narrativo, in parallelo mostrate una classe che fa il pellegrinaggio ad Auschwitz-Birkenau. Uno studente viene continuamente bullizzato da un gruppo, ma alla fine della visita un bullo al quale era stata scossa la coscienza capisce e difende la vittima. Io l’ho trovato estremamente significativo anche perché è adatto anche al pubblico delle scuole elementari. Quanto può essere importante questo film e in generale la didattica della Shoah per combattere il bullismo scolastico e quello adulto, quindi per contrastare i sentimenti di odio che poi possono tramutarsi in qualcosa di ancora peggiore?

Credo che sia il film che la didattica della Shoah siano importantissimi per contrastare il bullismo, perché vedendo in film, insegnando la Shoah e facendo visitare i campi agli studenti si possono scuotere le loro coscienze facendogli capire che è sbagliato bullizzare, deridere, discriminare e provare o fomentare l’odio verso gli altri. 

Perché ancora oggi, nonostante la Shoah e gli altri genocidi, non riusciamo a metterci nei panni dell’altro, ad esempio il migrante, che viene deriso e dipinto dalla propaganda non solo come diverso, ma anche come un nemico e un problema?

Da una parte c’è sempre più odio e razzismo, ma dall’altra c’è gente che si sacrifica per gli altri, come i migranti. Tra l’altro spesso molte di queste persone sono volontari. C’è sempre il pro e il contro, anche durante la guerra vi erano i collaborazionisti e i delatori, ma anche chi rischiava la vita per salvare un ebreo; molti di quest’ultimi hanno ricevuto il titolo di Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem. Anche oggi in Italia ci sono persone che cercano di ospitare e di aiutare i migranti, anche quelli che vengono per cercare lavoro e condizioni di vita migliori, anche se non scappano da una guerra. Anche noi italiani dopo la guerra siamo stati migranti in Belgio, in Germania e in Svizzera. Abbiamo dimenticato come siamo stati trattati? E molti di noi che hanno sofferto così magari non sono in grado di accogliere quelli che arrivano oggi.

Quanto sarebbe importante investire di più sia in termini di ore che di finanze nella storia e in particolare nella didattica della Shoah?

Sicuramente è importantissimo perché consente di educare dei nuovi cittadini che abbiano dei saldi principi morali e importanti valori umani, visto che poi devono vivere nella società. Ritengo quindi che sia fondamentale investire più risorse finanziarie nella scuola, perché i giovani sono il nostro futuro e non possiamo assolutamente lasciarli vivere nell’ignoranza. Infatti i nazisti ammazzavano anche i bambini perché rappresentavano il futuro, oppure li indottrinavano.

Mi auguro davvero che la Shoah non diventi solo due righe nei libri di storia, per tutto ciò che rappresenta e insegna.

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Foto: pressenza.it

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La Bradipo Notizia ritorna domenica 19 febbraio

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