Suoni E Suonerie

di Giuseppe Rissone

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Come gestire il quotidiano con i suoni del passato e con quelli del presente

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Sempre piú spesso noto una sorta d’insofferenza verso attività che non dovrebbero in alcun modo generare tale atteggiamento: bambini che giocano, feste o gare che obbligano a chiudere strade e piazze, suoni di campane… Sono bene accette auto parcheggiate in doppia fila, voce alta di chi parla al telefono e continui suoni che provengono da esso a tutto volume e credo che basti così. Due notizie mi hanno rincuorato e fatto pensare che è ancora possibile separare le attività fastidiose da quelle che non lo sono affatto o che in qualche modo grazie al buon senso possono continuare a vivere.

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Per la prima notizia vi porto virtualmente in Svizzera, dove il Tribunale federale, la più alta istanza giuridica della Confederazione, ha dovuto più di una volta occuparsi degli scampanellii degli animali da pascolo. Alcuni mesi fa, la popolazione del villaggio di Aarwangen ha dovuto affrontare il tema del suono dei campanacci delle mucche, ben 15… Due coppie appena arrivate nel paese avevano presentato un reclamo presso le autorità comunali. La reazione è stata immediata e si è costituito un vero e proprio movimento a favore dei grossi campanelli messi al collo dei bovini, lanciando un’iniziativa per preservare non solo i campanacci, ma anche le campane della chiesa. I firmatari dovevano raccogliere il sostegno di appena il 10% degli aventi diritto – circa 380 firme – per spingere la questione a votare secondo il sistema di democrazia diretta svizzero. Sono state invece 1.099 le firme volte a mantenere il diritto dei contadini all’uso dei campanacci a tutte le ore. L’assemblea comunale ha deciso che la questione sarà sottoposta a una votazione popolare prevista per giugno. Nel frattempo uno dei reclamanti ha deciso di ritirare la denuncia, mentre l’altro sta cercando di lasciare il villaggio.

Rolf Rohrbach, che gestisce un vicino allevamento di bestiame, dice di amare questa tradizione: Mi dà speranza, le campane sono necessarie per tenere traccia delle giovani mucche. Personalmente non trovo niente di meglio che sentire il dolce suono della notte. Quando dormo, mi piace, so che le mie mucche sono a casa.

Credo che tutto si possa risolvere con un pizzico di buon senso, nessun divieto tranchant, ma da una intelligente riduzione del suono notturno e in attesa del referendum di giugno lasciamo riflettere gli abitanti del villaggio al suono dei campanacci.

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La seconda notizia riguarda un’altro referendum, andiamo virtualmente in Francia, a Seine-Port, i circa 2.000 residenti sono stati chiamati ad esprimersi sull’uso degli smartphone in pubblico e i Sì alla limitazione hanno vinto. È stato anche approvato un documento di impegno per le famiglie sull’uso degli schermi da parte dei bambini: niente al mattino, niente nelle camere da letto, niente prima di dormire o durante i pasti. Se i genitori di adolescenti firmano un accordo scritto per non regalare uno smartphone ai propri figli prima dei 15 anni, il Comune fornirà al bambino un vecchio cellulare solo per le chiamate.

Sin qui, dal mio punto di vista, un bel progetto che più che sanzionatorio potrei definire educativo. La delusione scatta nel leggere che ha votato complessivamente circa il 20% degli iscritti nelle liste elettorali; ho voluto fare alcuni calcoli: votanti 277 su 1390, i sì sono stati 144, di conseguenza poco oltre il 10% dei residenti sono favorevoli alla limitazione nell’uso del cellulare. Questo significa che il 90% giudica l’uso smodato un non problema. Il provvedimento comunale è il primo di questo genere in Francia; comunque la polizia non può fermare o multare le persone che utilizzano lo smartphone per strada perché non esiste una legge nazionale. I negozianti sono invitati ad affiggere adesivi sulle vetrine e a chiedere gentilmente alle persone di smettere di guardare il cellulare. Non mancano le perplessità o i pareri critici, e c’è chi ribadisce che ormai gli schermi fanno parte della vita quotidiana e i giovani lamentano che nel paese non si sono svaghi o attività a loro dedicate, su questo il sindaco si è impegnato a intervenire. A prescindere dall’esito del voto il tutto ha il pregio di far discutere e può fungere da spunto per un dibattito sul modo di intendere la socialità e in particolare quale messaggio diamo ai bambini. A raccontare quanto accaduto in questo piccolo paese francese si è mosso anche il quotidiano britannico The Guardian.

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Qualcuno obietterà che le problematiche presentate in questo articolo non sono le più urgenti in questo frangente di terza guerra mondiale strisciante, eventuale obiezione che comprendo e accetto, allo stesso tempo credo che una rubrica “leggera” come questa possa coesistere con riflessioni piú importanti e profonde.

Tornando ai campanacci e alle campane penso che facciano parte della vita lenta, squilli e suoni vari provenienti dai cellulari in ogni momento della giornata credo che abbiano a che fare con la vita frenetica e virtuale che sinceramente non mi piace. E voi che cosa ne pensate?

Foto: COFFRINI / AFP – pixabay.com

Tempo Lento ritorna martedì 23 aprile

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