Sull’Insospettabile Volubilità Del Bronzo

Se cercate una spiegazione dell’espressione “faccia di bronzo” troverete che si addice ad una persona capace di compiere le peggiori azioni senza lasciar trasparire alcun segno di turbamento interiore, come se avesse appunto il viso di bronzo, sostanza che non si altera, resiste immutabile alle intemperie, anche dello spirito, proprio come quello delle statue che non cambiano mai espressione. Eppure la storia ci consegna del bronzo un’immagine ben diversa, tutt’altro che immutabile, anzi.

Non poche testimonianze storiche hanno messo in rilievo il singolare destino del bronzo e le sue trasmutazioni nell’alternanza tra periodi di guerra e di pace: infatti col bronzo si costruivano i cannoni, e quando tornava la pace si fondevano i cannoni per ricavarne campane col medesimo bronzo, destinate poi a ritornare cannoni se la pace non durava. La campana e il cannone sono due simboli estremi: la campana rimargina la vita della comunità, raduna la comunità attorno alla memoria dei defunti, saluta i nuovi nati, mette in guardia e difende la popolazione dai pericoli imminenti; il cannone è invece la negazione di tutto questo. Nelle fonderie lo stesso bronzo prendeva la forma della pace o della guerra in un ciclo infinito che sembra non avere fine anche ora che dagli oggetti si è trasferito stabilmente sulle facce dei guerrafondai di ogni paese.

UMBERTO SCOPA

Foto:  traditioliturgica.blogspot.it – aste.catawiki.it

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