Spedizioni

di Giuseppe Rissone

»»

La bellezza dell’attesa di una missiva e pensare che questo gesto possa replicarsi dove mancano le possibilità

»»

Non so se anche per voi l’idea di spedire una lettera, una cartolina, un pacco e parimenti di riceverla/o è una piccola e forse un pò romantica emozione, anche se in via di estinzione. Per quanto mi riguarda sì, l’ultima cartolina ricevuta risale all’estate scorsa, dopo diversi anni di “assenza” dalla mia buca delle lettere, e devo dire che immensa è stata la sorpresa, adesso fa bella mostra di sè nella mia casa, quindi se volete farmi un regalo inviatemi una cartolina… Oltre un mese fa ho spedito in diverse zone d’Italia il nostro annuario, è sapere che tutti sono arrivati a destinazione – con i tempi delle PT italiane… – mi trasmette una bella emozione, sono ancora in attesa di notizie della busta con destinazione Cile, ma credo che prima o poi la destinataria mi comunicherà il suo arrivo…

»»

Dopo questa introduzione vi parlo di economia del riciclo che fa sicuramente parte della nostra idea di lentezza, dove tutto non viene creato e gettato, ma può prendere nuova vita e percorrere nuove strade.

È proprio la storia che state per leggere che mette insieme il fascino delle missive e del riciclo, e in particolare si riferisce a qualcosa che percorre nuove strade, esattamente dalla Svizzera all’Ecuador, passando per Cuba e paesi Africani, di che cosa si tratta?

Ogni anno il servizio postale svizzero sostituisce i propri mezzi con nuovi modelli, i veicoli dismessi vengono venduti periodicamente all’asta. Coloro che se li aggiudicano devono impegnarsi a non utilizzarli in Svizzera. I bus gialli della Posta – conosciuti da tutti in Svizzera come gli “autopostali” o come “la posta” – arrivano anche in Germania, dove vengono utilizzati perlopiù come scuolabus.

Dalla svizzera vengono anche “spedite” le cassette delle lettere gialle non più in uso, ne sono state inviate in diversi paesi oltre 10’000 tra il 2008 e il 2010. I modelli non più utilizzabili tornano invece ai fornitori dove vengono smontati e, se possibile, riutilizzati. A completare questo giro di buon riciclo sono le uniformi, i vecchi abiti postali in buono stato finiscono nei negozi di seconda mano della Croce rossa svizzera. Quelli non più indossabili finiscono in laboratori dove operano persone disabili, che trasformano il tutto in zaini o borse per laptop, che vengono poi rivenduti.

Sapere che non tutto passa solo attraverso mail, messaggi, chat ma utilizzando la vecchia abitudine dello spedire, e che essa si moltiplichi grazie anche con donazioni di un paese ricco verso paesi che necessitano di mezzi per mantenere il servizio, fa ben sperare. L’attesa di una lettera, di una cartolina, di un pacco, e che il postino suoni alla nostra porta, rende tutto tremendamente bello e concretizza l’idea di lentezza.

E come recitava Massimo Troisi ne Il Postino: Telegrafista: Sei analfabeta? Mario: No… so leggere e scrivere… senza correre però…

Foto: pixabay.com

Tempo Lento ritorna martedì 27 febbraio

One Comment

  1. Giuseppe Reply

    Per una volta concedetemi un auto-commento. Poche ore fa ho ricevuto la notizia che un pacco contenente una maglietta, una copia dell’annuario, spilla e adesivo di bradipodiario é giunto a destinazione voi direte “sai che notizia”, la notizia invece c’è… il pacco dopo oltre un mese e mezzo fa è arrivato in Cile. L’idea che questo pacco abbia fatto questo lungo viaggio senza perdersi mi emoziona. Evviva le poste… quelle che funzionano!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *