Sotto I Portici Di Marmo

di Gianfranco Gonella

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Noi invece ci incontrammo sotto un portico di marmo/con i fiori che spiravano la nebbia di quei morti/e parlavamo della vita

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Cari amici bradipolettori, per l’ultimo articolo dell’anno questa volta partirò al contrario. Inizierò quindi a parlarvi del brano che da il titolo, “Sotto i portici di marmo”, tratto dal primo album degli Stormy Six “Le idee di oggi per la musica di domani”, pubblicato nel 1969.

Del gruppo scriverò come di consueto alla fine, voglio adesso soffermarmi invece sulla canzone, in questo caso grazie alla presenza di un giovane Claudio Rocchi nella formazione, anche come autore, per le sonorità ricordano il primo prog italiano, inquinando se così si può dire, la vena rock psichedelica che invece la band vorrebbe portare avanti.

Come detto approfondiremo in seguito. Questa canzone viene inserita in un sito “Canzoni contro la guerra”.

Da questo sito, che sicuramente al nostro comune amico Claudio ricorderà qualcosa, vi riporto le parole che recensiscono la canzone: Forse una scrittura ancora un po’ acerba, incerta… Eppure questa canzone mi sembra che in tre strofe sintetizzi la parabola di un’epoca intera, quella della Contestazione, dell’opposizione al genocidio in Vietnam, quella in cui apparati dello Stato e neofascisti preparavano la stagione delle bombe – adombrata nella prima strofa profeticamente, visto che il disco uscì diversi mesi prima della strage di Piazza Fontana – per soffocare nel sangue le istanze di cambiamento, di rivoluzione sociale.

Lo ricordo, è una canzone pubblicata nel 1969, ma quante analogie con oggi.

Contestazione, cosa dire della situazione iraniana o di quella cinese?

Genocidio in Vietnam, e qui si può scrivere un libro visto che, ne abbiamo già scritto in passato, sono almeno 59 le guerre ancora attive nel 2022, non solo quella Russia/Ucraina; neofascisti che si preparano ad una stagione a loro favorevole, non solo a casa nostra se guardiamo a cosa stava succedendo in Germania con il tentato colpo di Stato o all’America di Trump e l’assalto al Campidoglio.

Da noi gli assalitori della sede della CGIL, invece di stare in galera, si presentano davanti Montecitorio chiedendo di formare un nuovo partito oppure, con fare squadrista, assaltano con spranghe e catene tifosi marocchini che festeggiano il loro passare del turno nella Coppa del Mondo di calcio, mentre noi comunque siamo a casa e per la seconda volta consecutiva non ci siamo neanche qualificati.

Ma ormai questa gente si sente legittimata.

Per far capire l’aria che tira vi voglio solo raccontare un piccolo episodio accaduto pochi giorni fa nella mia città, Orbassano (To). 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Viene organizzata, una manifestazione in piazza, con manifesti disegnati dagli alunni delle scuole cittadine, associazioni operanti sul territorio invitano tre rappresentanti del popolo siriano che vengono a portare la loro testimonianza su quanto sta accadendo nel loro paese e pubblicizzano l’avvenimento.

Buona la partecipazione della cittadinanza, ma assenza totale di una rappresentanza istituzionale, niente sindaco (fra l’altro donna), ne assessori, ne consiglieri, insomma nessuno. Il comune ha risposto con un imbarazzante silenzio e non era una giustificazione rispondere che la sera prima aveva organizzato una fiaccolata, passata inosservata.

Anche su temi di questa rilevanza non mancano mai di mettere il cappello e se a organizzare è l’altra sponda politica, evitano qualsiasi coinvolgimento.

Adesso il nostro Governo è alle prese con una finanziaria che come Robin Hood al contrario continua a colpire i deboli a tutto vantaggio dei più forti e notare che ho scritto deboli e forti e non onesti e disonesti, oppure poveri e ricchi, per non dire stupidi (quelli che hanno sempre pagato le tasse) e furbi (quelli che le hanno evase e che, grazie a loro, potranno continuare ad evaderle).

Basta, è quasi Natale e pertanto mi fermo qui, ma non mancherà occasione di tornare su questi temi.

Passiamo allora agli Stormy Six. Il gruppo passa attraverso varie fasi della musica italiana, prima beat, poi R&B, attraversano la psichedelia, il country fino ad approdare alla canzone politicamente impegnata che si fonde al rock progressivo. Quest’ultima fase anche grazie alla militanza nel gruppo di Claudio Rocchi.

Saranno chiamati a fare da spalla alla prima tournee italiana dei Rolling Stones, incideranno un album concept dal titolo “L’Unità” che rilegge in chiave critica la storia dell’unità d’Italia e che verrà giudicato come miglior album dell’anno di un gruppo italiano, insieme a “Storia di un minuto” primo lavoro della PFM.

Per i testi non avrà nessun passaggio in RAI, probabilmente perché si ricordavano ancora di un loro brano precedente dal titolo “Leone” che diventerà un tormentone estivo grazie alla trasmissione “Alto gradimento”, dove si giocherà sull’omonimia con l’allora presidente della Repubblica, Giovanni Leone.

Così, per caso, inizieranno a venire associati alla scena politica e, da allora in poi, parteciperanno a vari festival alternativi e, naturalmente di sinistra. La loro produzione conterà comunque ben 12 album tra studio, dal vivo e raccolte. Ancora oggi il loro nome è attivo, dal vivo, in qualche manifestazione.

Chiudo qui e a rileggerci nel nuovo anno.

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Foto: governo.it

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Il Mito Ostinato ritorna lunedì 9 gennaio

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4 Comments

  1. Giuseppe Reply

    Ho visto gli Stormy Six credo nel 1977 al parco Sempione con un concerto quasi tutto dedicato all’album Un biglietto del tram, e comprai la cassetta al concerto stesso, che conservo ancora oggi, la mia canzone preferita è Nuvole A Vinca, dopo un paio d’anni altro concerto in un palatenda zona carceri nuove, era l’anno di macchina maccheronica, fui completamente spiazzato, nulla a che vedere con il concerto precedente, concerto al limite del demenziale. Chicca finale ho un CD di Umberto Fiori, Sotto gli occhi di tutti, 16 brani basate sulle poesie dello stesso Fiori, nel 2009, se qualcuno volesse ascoltarlo sapete dove trovarmi.

  2. Claudio Savergnini Reply

    Caro Gianfranco, per una volta voglio ignorare ogni riferimento alle questioni politiche del tuo articolo perché tanto, come giustamente affermi, non mancheranno purtroppo le occasioni per tornare su certi temi. Voglio invece ringraziarti per la segnalazione del brano musicale che per più di cinquant’anni era sfuggito alla mia attenzione. Quando ho letto che avresti parlato degli Stormy Six, istintivamente ho pensato che avresti menzionato la loro “Stalingrado”, perchè è una canzone a cui basterebbe cambiare quattro o cinque parole per renderla più che attuale, se guardiamo alla guerra in Ucraina, ma ho capito in fretta che la mia non era un’intuizione corretta. Ascoltando “Sotto i portici di marmo” mi sono invece emozionato e commosso. Le immagini che scorrono durante il video hanno, nella loro semplicità, una forza evocativa enorme per chi ha potuto vederle al tempo in cui furono scattate le fotografie. Quei ballatoi delle case di ringhiera, le giacche, gli impermeabili, i cappotti dei giovani assiepati in strada o abbarbicati a un monumento, le cinque gru che si stagliano contro un cielo plumbeo a sovrastare un enorme cantiere, quei grandi ammassi di terra ai piedi dei quali giocano dei bambini, non sono solo un mero repertorio di immagini, ma sono una materializzazione del ricordo di attimi che ho vissuto; e le malinconiche note dell’arpeggio, aiutano la mente a provare ancora certe remote sensazioni che tornano a rivivere. Ho riportato anche il testo, qui, per poterlo capire meglio e vederlo così, nudo e semplice, senza musica e senza la voce, mi sembra una bella poesia che non sfigurerebbe in un’antologia:

    Noi invece
    ci incontrammo
    sotto un portico di marmo
    con i fiori
    che spiravano la nebbia di quei morti
    e parlavamo
    della vita

    Con i giorni
    che passavano
    sui sagrati delle chiese
    a costruire
    cattedrali immense e fredde
    e parlavamo
    di bandiere

    La tua tristezza
    di cardo nero
    appassito e calpestato
    Le tue spalle
    come specchi per guardare e non vedere
    non parlavamo
    più di niente.

    Trovo strano che ci sia stato chi lo ha giudicato “una scrittura ancora un po’ acerba, incerta…” e vorrei potergli domandare come dovrebbe presentarsi allora una scrittura “matura e convincente”. Nella mia libreria ho due volumetti che contengono complessivamente 137 canzoni di Bob Dylan con relative traduzioni a fronte… ho passato metà pomeriggio a spulciare la produzione di questo cantautore che, ricordiamolo, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura e nessuna delle sue liriche mi ha dato un’emozione di intensità comparabile a quella provata per il testo di Claudio Rocchi.
    Eppoi sì, il sito “Canzoni contro la guerra” mi ha ricordato diverse cose, ma soprattutto una persona: il nostro amico Gregorio con il quale avevo scritto una canzone che ho poi scoperto essere stata inserita da qualcuno in quel sito. Tra migliaia di canzoni che sarebbe riduttivo definire solamente “famose”, compare quindi anche il nostro piccolo contributo… purtroppo devo constatare che, nonostante siano sempre esistite canzoni contro la guerra, la stessa guerra, indifferente agli sforzi di tanti artisti, continua a imperversare nel mondo. Ho colto questa occasione per ricordare Gregorio, la nostra mitica chitarra solista nel Mito Ostinato che non è più tra noi da molto tempo, ma che completa il gruppo presente qui: Gianfranco e Guido che scrivete nelle vostre rubriche, Gabriele ed io che vi mandiamo i nostri commenti e Gregorio che ogni tanto abbiamo occasione di menzionare per sentirci ancora uniti. Mestieri diversi, distanze chilometriche e i vari eventi della vita ci hanno separati, ma oggi possiamo ringraziare Giuseppe Rissone che, creando Bradipodiario, ha permesso questa nostra riunione virtuale.
    Claudio Rocchi, quando nel ’69 cantava “Sotto i portici di marmo” aveva diciannove anni, la stessa età mia e di Gregorio quando componemmo la nostra canzone; ma per noi fu un lavoro su commissione, non avevamo particolari messaggi da tramandare; gli Stormy Six invece davano al loro primo lavoro il titolo “Le idee di oggi per la musica di domani” che, come per tanti che allora volevano provare a cambiare il mondo, dà più l’idea di una proposta da seguire che di un progetto personale. Non pare però che siano in molti ad aver raccolto il testimone, perchè quando ascolto quelle che i giovani interpreti di oggi vogliono spacciarci per canzoni, provo solo il sollievo si sapere che almeno loro, Claudio e Gregorio, non sono più qui a sentirle.

    Grazie al tuo articolo, Gianfranco, oggi ho passato un bel momento di ascolto musicale, ho rispolverato un po’ di ricordi ed ho preso in mano due libri che non aprivo da almeno trent’anni… direi che è stata una giornata spesa bene!

  3. Gabriele Monacis Reply

    Caro Gianfranco,
    le canzoni degli Stormy Six erano profetiche, scritte da persone pure, non contaminate da interessi speculativi. I giovani musicisti hanno rifiutato di entrare nei circuiti commerciali, a volte radical scic, dell’epoca. Come loro, molti di noi hanno scelto di restare fuori dalle logiche speculative ed opportunistiche del momento. Siamo rimasti puri. E’ un modo di essere, una scelta che non ho mai rimpianto. Ci hanno insegnato a vivere senza genufletterci al capetto di turno.
    Gli scandali delle tangenti nel parlamento europeo sono solo la punta dell’iceberg di una politica corrotta, marcia ( non solo in Danimarca, come recitava Amleto ), senza alcuna competenza, senza alcun pudore, incapace di trasferire nei paradisi fiscali il frutto della corruzione, come FORSE, PROBABILMENTE, PUO’ DARSI CHE, abbiano fatto altri colleghi politici, meno sprovveduti in passato. In che mani siamo finiti? Possibile che occupino gli scranni parlamentari individui non affidabili, pronti ( SE SARA’ DIMOSTRATO) a perorare falsità immonde, perché prezzolati? Soggetti che immolano la difesa dei diritti civili sui quali è fondata l’Europa e tutti gli Stati liberali, sulla legge costituzionale dei quali hanno giurato? Norme scolpite con la sofferenza, la lotta, il sacrificio, sulla pelle di milioni di uomini e donne, i quali hanno creduto in un mondo libero e rispettoso dei diritti fondamentali dell’individuo! Non possiamo accettare parole che travisano la realtà, offendono l’intelligenza di chi vive in un Paese libero, dove ogni creatura ha pari dignità, senza alcuna distinzione davanti alla legge per sesso, razza, lingua, religione, idea politica, o censo. Gli Stati confessionali resteranno tali fino a quando il popolo lo vorrà. “ Chi è ancora vivo non dica mai, l’incrollabile crolla, ciò che è non rimane “ scriveva Bertolt Brecht ne “ La Madre”. Gli Stati che non riconoscono i diritti inviolabili dell’individuo, non potranno mai pretendere l’approvazione degli Stati liberali, neanche corrompendo con il denaro alcuni suoi componenti parlamentari, o comprando squadre di calcio francesi.
    L’Inno alla gioia fu composto per la libertà di tutte le creature, non certo per quattro monarchi ( FORSE ) corruttori. Ma vuoi vedere che quegli sghei erano sotto il ponte del Polcevera insieme ai quintali di hascisc? Che pena !

  4. Gian Reply

    Naturalmente grazie amici per i vostri interventi, segno tangibile dell’interesse che i miei pensieri suscitano su di voi.
    Non ho molto da aggiungere a quanto da voi scritto e pertanto mi limiterò solo ad alcuni appunti.
    Giuseppe, effettivamente, quando si presentarono sul palco del Disco per l’estate nel 1972 con la canzone “Sotto al Bambù”, mi fecero un po’ storcere il naso quindi quando vennero a Torino, ai famosi “Punti verdi” non mi ricordo se era al parco Sempione, nel 1975, al concerto che citi c’ero anch’io, per la curiosità di vedere e ascoltare se avevano ancora qualcosa da dire, e per fortuna, fu proprio così. Poi in seguito, con vari cambi di formazione, si sono persi per strada.
    Gabriele, sarò forse un puro come vuoi definirci tu, ma io credo ancora nella Politica, quella fatta dalle idee, quella fatta da tante persone della strada, quella che mi ostino ancora a pensare che esista e che, anche solo con uno scambio di parole scritte su un foglio virtuale possa ancora significare qualcosa.
    Claudio, e di riflesso Gregorio, a voi invece voglio solo dare il link della vostra canzone pubblicato dal sito “Canzoni contro la guerra” perché se lo andrete ad aprire, noterete che gli ultimi commenti dei lettori sono datati settembre 2022, segno tangibile che avete lasciato un’impronta che difficilmente si cancellerà.
    https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=165&lang=it
    In più qualcuno è anche riuscito a mettere filmati su youtube mentre la canta.
    In ultimo una chiosa: quella sera vi siete esibiti dopo il gruppo Napoli Centrale di James Senese, e dopo un esibizione forse troppo sopra le righe di Angelo Branduardi.
    In pratica questi artisti, come a tutti i concerti degni di questo nome, vi hanno fatto da “spalla”, perché le vere “Guest star” della serata eravate voi.
    Un abbraccio.

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