San Donato

di Enea Solinas Enea Solinas


Passeggiando con la testa tra i pensieri


Per i bradipolettori più fedeli, queste cronache del dopovirus richiamerebbero una mia passata rubrica: le avventure pedestri, una specie di descrizione di certe camminate, fuori e dentro la città, che tessevano riflessioni, stralci di ricordi e elogio della lentezza nel lasciarsi sorprendere da quel che accadeva all’improvviso.

Non farò qui una viandanza relativa al quartiere San Donato, a pochi passi dal centro di Torino, ma già più defilato da certe agiatezze e riqualificazioni che demarcano l’aspetto urbano torinese negli ultimi anni, fondati su promozioni di eventi e trasformazioni post industriali.

Già il carattere programmaticamente evenemenziale della conduzione e creazione di opportunità si contrappone a quello spontaneo vagare che al contrario si abbandona allo stupore e accoglie altresì stasi e noia come pretesto per riflettere o fantasticare.

La mia cronaca odierna – che conclude un ciclo in cui la riflessione ha contrappuntato il dispiegarsi implicito di eventi imprevedibili come la pandemia – vuole ostinatamente vedere il bicchiere mezzo pieno e aprire aditi tanto ai dubbi, quanto ai propositi e alle potenzialità. Continuo imperterrito a immaginare possibile quel che probabilmente lo è già, ma richiede azione ed intenzione.

Una viandanza quadridimensionale, che affianchi la linea (o le linee o le spirali…) del tempo alla dimensione fisica metropolitana.

È capitato più volte di recente e per motivi differenti che a partire dallo “spigolo” di piazza Statuto che incrocia via San Donato, passeggiassi in quelle zone, miste di condominii e piccolo commercio di diversa variegatezza. Che oscillassi tra i “confini” di via Peyron e corso Regina Margherita, via Pinelli, via Saccarelli e fin su verso l’intersecarsi di corso Appio Claudio, perso più che nel cogliere semplicemente caratteristiche architettoniche e sociali, in pensieri che immaginano quella fetta di territorio cittadino con le sue risorse e i suoi bisogni, tradotti in qualcosa che ancora non ha definizione ma nel suo piccolo costituisca una sacca di resistenza e resilienza comunitaria.

Inutile negare che l’aggancio più diretto e proteso verso questo quartiere, sia il centro polivalente all’inizio di corso Oddone e che già in passato ha ospitato sia programmi radiofonici a cui partecipavano vari redattori di bradipodiario, sia alcuni sporadici incontri tra gli stessi redattori che essendo bradipi si trovano in difficoltà a uscire fuori dal proprio territorio dovendo cambiare quartiere o addirittura città! Eppure questo è stato possibile.

Quindi senza voler spingermi a fare troppi ragionamenti o predefinire chissà che, mi auguro che nella prossima annata le cronache del dopovirus testimonino di un riscontro concreto.

Sarebbe un bel passo e anche un ponte tra passato e presente, esistente e possibile, immaginazione e concretezza.

Grazie per tutti coloro che hanno seguito le cronache di quest’anno, e arrivederci al 2022/23 con rinnovata voglia di stupirsi e mettersi in gioco.

Di questi tempi ce n’è bisogno! Alla prossima.


  Cronache Del Dopo Virus ritorna a settembre


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