Ruote E Sogni

di Gianfranco Gonella

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Ruote, ruote, ruote, girano… A quel ritmo quanti sognano…

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Ben ritrovati amici bradipolettori. I più affezionati di voi ricorderanno che le mie prime collaborazioni con “bradipodiario” le avevo iniziate cercando sui quotidiani o su agenzie giornalistiche on line articoli che non avevano avuto particolare risalto, o addirittura, fatti solo per riempire un angolo di pagina rimasto vuoto e che non dovevano suscitare alcun interesse.

E sono andato avanti così per parecchio tempo prima di “specializzarmi” di più sull’attualità corredando il tutto con scelte musicali che in qualche modo potevano richiamare quanto scritto.

Così per questo mese torno all’antico perché voglio portavi a conoscenza di quanto ho trovato sul quotidiano “La Stampa.it” il 22 aprile 2023. Devo dire che mi ha particolarmente incuriosito il titolo perché ha del drammatico, e ditemi poi voi se non ho ragione:

Milano. Morta la 14enne rifiutata da due scuole perché disabile.

Capite bene che di fronte ad una affermazione di tale rilevanza ho voluto approfondire, così ho trovato tutto l’articolo che se volete potete andare a leggere mediante questo link che comunque vi riassumo.

Questa ragazza, malata di tumore e in sedia a rotelle per l’amputazione di una gamba, stava terminando gli studi di terza media e aveva il desiderio di continuare nelle superiori a studiare grafica pubblicitaria. Come detto stava terminando la terza media con i docenti del reparto di oncologia pediatrica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e nel frattempo aveva presentato due domande di ammissione a due diverse scuole.

Ma è mancata per le complicazioni dovute alla sua malattia sapendo comunque che i due istituti dove si era rivolta l’avevano rifiutata.

Uno, il Rizzoli, tramite la Preside aveva fatto sapere di non avere insegnanti di sostegno mentre il secondo, il Caterina da Siena, plesso con 145 studenti disabili su 1200, di cui 5 su sedia a rotelle, non accettava la domanda adducendo, tramite la dirigente scolastica, che da quasi 20 (venti) anni il loro ascensore non funziona e il montacarichi si blocca ogni 3×2, nonostante riparazioni effettuate a inizio anni scolastico. Se abitate in un condominio con uso ascensore andate a vedere quanto costa la sua manutenzione annuale per rendervi conto di che cifre andiamo a parlare.

Il tutto mentre si sta discutendo su come impegnare i soldi del PNRR, dove ci lamentiamo che non ci finanziano la costruzione di due nuovi stadi (Firenze e Venezia), dove non si pensa a metter mano al nostro sistema idrico con acquedotti che perdono più di quanto trasportano, con tratti ferroviari ancora a binario unico, e autostrade con cantieri perenni.

Mettere due soldi per le scuole? Ma in compenso pensiamo di nuovo al ponte sullo stretto. E questo a livello nazionale.

Se vogliamo guardare intorno a noi, a cose più piccole, con la siccità che ci ha colpito quanta manutenzione si è fatta per pulire da tronchi e porcheria varia i letti dei fiumi e dei torrenti in secca?

Sperando che non arrivi poi un’altra alluvione che, trasportando a valle queste macerie, causi i soliti danni di recente memoria.

Oppure presentando progetti faraonici per strutture che neanche per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 erano state progettate per poi lamentarsi che non vengono finanziate, ma nel frattempo strutture sportive presenti sul territorio non possono essere utilizzate per la mancanza di porte di sicurezza adeguate, facendo così ”emigrare” i ragazzi verso altri paesi che hanno strutture, piccole, ma funzionali.

E mi fermo qui.

Il brano che da il titolo a questo articolo, Ruote e sogni questa volta lo trovo particolarmente adeguato, i sogni di una ragazza cancellati perché le ruote della sua carrozzella non potevano “girare” in quegli istituti.

Lo esegue Hunka Munka, pseudonimo del tastierista Roberto Carlotto. Dopo essersi fatto le ossa in vari complessi del mondo beat coltiva due delle sue grandi passioni: il volo, ma soprattutto l’elettronica applicata agli strumenti musicali.

Il volo lo abbandonerà in seguito ad un incidente, precipiterà con un aereo da lui stesso pilotato dove rischiò di morire, mentre con l’elettronica arriverà a modificare diverse tastiere fra le quali anche un organo Hammond e progetterà anche una batteria a nastro. Fra le sue collaborazioni vi è l’Anonima Sound con l’amico Ivan Graziani.

Tornando al brano questo è tratto dall’album “Dedicato a Giovanna G.” del 1972. Il disco è interessante, insieme all’amico Ivan che si sente cantare qui e là, collaborano anche Nunzio Favia, batterista degli Osage Tribe mentre ai testi vediamo la firma di Herbert Pagani che in quel periodo anche lui lavora molto con Graziani. Infine una nota la merita la copertina del 33 giri. È opera di Cesare Monti, raffigura un water visto dall’alto, con tanto di coperchio sagomato e apribile. La pubblicazione sarà cura della Ricordi, ma non avrà il successo sperato.

Questo porterà alla fine della carriera di Hunka Munka che continuerà con altri pseudonimi e anche per una collaborazione come tastierista per lungo tempo dei Dik Dik, incidendo la versione italiana di Sailing di Rod Stewart con il quale aveva condiviso alcune esperienze alla fine degli anni 60. Inciderà ancora musica elettronica con il nome di Karl Otto, e collaborerà con il gruppo degli Analogy. Buon ascolto.

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Foto: teknoring.com

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Il Mito Ostinato ritorna lunedì 29 maggio

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3 Comments

  1. Enea Reply

    Apprendo grazie alla tua attenzione la notizia e resto senza parole. Ma ce ne sarebbe da dire…

  2. Claudio Savergnini Reply

    Sono trascorse più di tre settimane dall’uscita di questo articolo e in tutto questo tempo ho faticato a trovare le parole giuste per un commento. Si potrebbe pensare che mi avesse lasciato senza parole, ma in realtà è proprio il contrario; la situazione descritta mi ha addolorato e la prima istintiva reazione è stata un fiume di parole, di collegamenti e di rimandi a situazioni analoghe. Cercando di selezionare, tra quella ridda di pensieri, cosa poter dire e cosa era meglio auto-censurarmi mi è presa una forte ansia, durata diversi giorni. E per ansia intendo proprio quella situazione fisiologica che ho dovuto contrastare con l’assunzione di alcune dosi di benzodiazepine.
    Quello che ho trovato più scandaloso è che la ragazza sia dovuta morire per poter meritare un titolo sui giornali! Un’altra cosa che mi ha disturbato è il titolo dell’articolo che, studiato per creare un impatto emotivo, è risultato però fuorviante. In quei due Istituti non hanno voluto accettare la ragazza perchè mancavano le condizioni per poterle offrire un servizio adeguato; in un caso non erano in grado di darle una figura di sostegno, nell’altro non potevano garantirle con certezza l’uso del montacarichi. Quindi non è stata discriminazione verso una disabile, semmai si è trattato di… troppa premura! Questo è il grosso problema della nostra bacata società: nell’intento di osservare disposizioni e regolamenti per fornirci servizi ineccepibili si arriva a queste situazioni aberranti. Con questo non intendo difendere l’operato dei dirigenti di quelle scuole, tutt’altro! Però è comprensibile che qualcuno cerchi di evitare delle grane quando si tratta di esporsi troppo: io credo che con una buona dose di coraggio e di intraprendenza quelle dirigenti scolastiche avrebbero potuto fare qualcosa di meglio che semplicemente scaricare altrove il problema, ma è di questi giorni un’altra notizia paradossale che ci dovrebbe far riflettere: in un paese della provincia di Monza, dopo innumerevoli segnalazioni sulla pericolosità di una buca per la strada, visto che l’amministrazione comunale non provvedeva, un pensionato si è preso la briga, a proprie spese, di ripristinare la sede stradale con del catrame. Ha ricevuto una multa di 880 euro e l’ingiunzione di ripristinare il manufatto alle condizioni precedenti il suo intervento. Questa è la legge in Italia e, pazienza per la sanzione, ma che debba riaprire una buca pericolosa è inaudito! Ora mettiamoci nei panni di quella dirigente scolastica: avrebbe potuto fare una colletta con il corpo docente e gli studenti; sicuramente con una oculata raccolta fondi sarebbe stata in grado di far ripartire quel maledetto ascensore, ma avrebbe forse rischiato il deferimento all’Ispettorato scolastico o potuto subire una dura reprimenda dal Ministero della Pubblica… Distruzione! Rischiava il trasferimento in una sede disagiata o pesanti sanzioni economiche (se una buca di trenta centimetri è costata 880 euro al pensionato, quanto sarebbe la multa per un impianto di ascensore?) e per cosa avrebbe dovuto assumersi certe responsabilità? per una povera ragazza che comunque la natura aveva già destinato a una breve esistenza? “mors tua vita mea”… vale per tutti no? Chiedo a voi che leggete: cosa avreste fatto al suo posto?
    Nei giorni in cui rimuginavo questi pensieri si è verificata la grave alluvione che ha ucciso sedici persone e sconvolto la vita di altre migliaia. Adesso come ti senti, Gianfranco? Tu che ne avevi appena accennato nel tuo articolo, con la speranza che non accadesse… coincidenza? premonizione? o si è trattato solo della logica conseguenza alle tante situazioni che avevi elencato? Che tristezza scoprire poi che l’attività più frenetica della nostra classe politica è quella di sparare cazzate su Twitter invece di fare qualcosa di concreto per questa povera Italia! La maggior parte del loro tempo lo impiegano ad aggiornare i loro profili social, quando gli unici profili che si meriterebbero dovrebbero essere quelli delle foto segnaletiche della Questura! Ci sarebbero tante altre cose da aggiungere, tra analisi e invettive, ma a cosa servirebbe? Non certo a sfogare la rabbia, perchè gli sfoghi aiutano poi a stare un pochino meglio mentre a me ha fatto solo stare male.
    Ne ho viste tante nella mia vita e non mi illudo certo che il meglio debba ancora arrivare; però alla mia età qualche momento buono sono riuscito a goderlo e posso anche accontentarmi; il problema ce l’hanno i ragazzi di oggi che vedono le stesse cose di cui abbiamo appena discusso e hanno ancora tanta strada da percorrere… Recenti statistiche ci dicono che, nel mondo, il suicidio è la quinta causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni (ma in Europa è addirittura la seconda causa!) Questo disagio di tantissimi giovani è già nelle attenzioni degli addetti ai lavori: psichiatri, sociologi, insegnanti, forse anche qualche politico, ma abbiamo appena sperimentato come “lavorano” gli addetti ai lavori: “Sapevo che il ponte Morandi poteva crollare, ma non ho detto nulla perchè ci tenevo al mio posto di lavoro” (detto da Gianni Mion ai giudici, in Tribunale) e quindi cosa ci si può aspettare di buono? Il disagio dei giovani è il problema, il suicidio per alcuni di loro è la soluzione. In un articolo di parecchio tempo fa Gianfranco scriveva: “fermate il mondo, voglio scendere!” Ecco, io immagino che quei poveretti siano solo persone che, da questo orribile mondo, hanno trovato il coraggio di scendere senza nemmeno aspettare che si fermasse!

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