Quartieri E Borgate

di Giuseppe Rissone Giuseppe Rissone

Nelle grandi città esistono e coesistono realtà che sono – o erano – come piccoli paesi

Circoscrizioni, quartieri, borgate, questi sono i termini principali con cui vengono suddivise le varie parti della mia città – Torino – ma andiamo con ordine… Ufficialmente i quartieri sono 23, a loro volta suddivisi in zone, sottozone o borgate, di cui la loro esistenza e il loro nome è più delle volte conosciuto solo dai residenti e spesso frutto di insediamenti industriali o di avvenimenti storici.

Nel 1984 la giunta guidata da Diego Novelli accorpa i 23 quartieri in 10 Circoscrizioni, nel 2016 con a capo in Sala Rossa la pentastellata Chiara Appendino si riduce ancora e si passa a 8 Circoscrizioni, da aggiungere come dato statistico, prendendo come riferimento solo le cosiddette borgate, a Torino se ne contano oltre 60.

Tutto questo preambolo per raccontarvi la mia piccola storia quotidiana, come scritto più volte abito in un quartiere semicentrale, dove fanno bella mostra di sé lo Stadio Olimpico Grande Torino – io preferisco chiamarlo con il nome storico ossia Comunale – alcuni parchi e molteplici caserme, quartiere che non amo particolarmente perché privo dal mio punto di vista di un’anima.

Così quasi del tutto casualmente alcune settimane fa ho sconfinato nel quartiere di Mirafiori Nord, e visto che si parla di borgate esattamente nella parte originale del quartiere che presenta altre due zone denominate Borgo Cina e Città Giardino.

Uno sconfinamento che mi ha riportato indietro con la memoria, dove la gente si conosce, s’incontra, dove i luoghi d’aggregazione formale e informale sono facilmente riconoscibili, almeno questa è stata la mia sensazione camminando per le strade del quartiere, forse perché sono cresciuto in una sottozona del quartiere Lingotto denominato Basse di Lingotto – termine soppresso – e poi nel quartiere Pozzo Strada e precisamente nel Borgo Aeronautica, nome derivato dalle fabbriche aerospaziali presenti sul territorio.

Ritornando alle borgate, spesso – e questo credo capiti in tutte le città – sono come dei piccoli paesi, con la loro storia, con le loro realtà associative, e luoghi di riferimento ben precisi, per non parlare delle squadre calcistiche che in alcuni casi hanno sconfinato ben oltre la città – come ad esempio il Nizza Millefonti che alla fine degli anni ’80 calcò i campi della Serie C. 

Altra caratteristica dei quartieri o se preferite borgate, è la presenza immancabile di almeno un campo da bocce, alcuni eredi di società sportive, altri di associazioni ricreative e in altri casi spontanei, purtroppo, è abbastanza raro vederli utilizzati, e la pandemia forse ha dato il colpo definitivo a questi luoghi d’aggregazione che progressivamente hanno perso il loro fascino. Peccato.

A metà degli anni ’70 e per almeno un decennio si è investito molto sui quartieri e non solo periferici, uffici decentrati, luoghi d’aggregazione, eventi, riqualificazione urbana, non sempre tutto perfetto però la sensazione era che i quartieri avessero un peso, contavano, dopo questo periodo tutto si è progressivamente fermato, arrivando ad oggi dove la situazione in alcuni casi è drammatica, e solo la volontà – auspicabile sempre – d’iniziative spontanee salva la mancanza di una programmazione e attenzione per le periferie. Chissà che la nuova giunta appena insediatasi metterà mano con progetti seri per le cosiddette periferie.

Ritornando alla mia passeggiata per le vie di Mirafiori Nord, ho apprezzato case che fanno ancora vedere il cielo, un giardino attrezzato e molto frequentato da diverse fasce d’età, piccoli negozi, cascine riadattate per servizi amministrativi e aggregativi – anche questi frutto del lavoro fatto nel decennio 70/80 – meno negozi e strusci nelle vie, ma più vita sociale vera.

Forse la mia sarà una visione romantica e nostalgica su come deve essere un quartiere, una borgata, però la pandemia dovrebbe averci insegnato qualcosa, la solitudine, l’isolamento, il tanto decantato smart working producono smarrimento e malessere e cresce anche tanto malcontento a cui si risponde con la pancia dimenticando che abbiamo una testa. Tanto che forse servirebbero dei bradipi di strada, ma questa è un’altra storia, che mi auguro di potervi raccontare presto…

Piccole Storie Quotidiane ritorna venerdì 26 novembre

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