Per Colpa Di Internet…

di Sara Migliorini

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Un bilancio sui pro e contro della tecnologia sul filo della nostalgia

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Chissà per quale motivo, quando ci si avvicina alla fine dell’anno, si cede, chi più e chi meno, alla tentazione di fare bilanci: quanti libri abbiamo letto, a quali concerti abbiamo assistito, quanto ci siamo dedicati all’attività sportiva e quanto all’ozio,  quali obiettivi abbiamo raggiunto e così via in un vertiginoso crescendo. Il libro del quale vi voglio parlare oggi mi ha fatto un po’ pensare a quest’operazione dei bilanci da tracciare e s’intitola “100 cose che abbiamo perso per colpa di Internet” di Pamela Paul, edito da Il Saggiatore.

Sgomberiamo subito il campo dagli equivoci. Non è intenzione dell’autrice, editorialista del New York Times, demonizzare la tecnologia e inneggiare a presunti bei tempi che furono. L’evoluzione delle scienze ha portato con sé innegabili progressi: maggiore accessibilità alle fonti d’informazione e intrattenimento, possibilità di connessioni e comunicazioni un tempo impensabili, una semplificazione della vita quotidiana. Tuttavia, il progresso, già dagli albori dei tempi, non ha mai seguito traiettorie lineari e semplici e c’è un rovescio della medaglia per ogni cosa. Pamela Paul esamina come siano cambiate le nostre abitudini in tanti, piccoli e apparentemente insignificanti ambiti.

Qualche esempio? Quando è stata l’ultima volta che siamo partiti per un viaggio con una cartina alla mano o in città abbiamo fermato qualcuno per domandare indicazioni su un luogo da raggiungere? Io credo di essere uno degli esemplari di essere umano, più unici che rari, in grado di perdersi proprio seguendo le indicazioni del navigatore satellitare e non esito, quindi, a fermare chiunque per chiedere lumi sul mio itinerario, ma temo di essere una mosca bianca. Ormai Google Maps detta legge dai nostri cellulari e addio incertezze o strade sbagliate, addio alla possibilità di perdersi e scovare magari paesaggi meravigliosi e fuori dalle rotte turistiche più gettonate. O ancora: c’è qualcuno che si alza la mattina senza avere la più pallida idea del tempo meteorologico che lo attenderà fuori dalla porta di casa? E’ una gara, all’ultima applicazione da scaricare sui nostri cellulari, per sapere quale sarà la più attendibile e riuscirà a imbroccare, ora per ora, addirittura l’evolversi delle temperature. E’ diventato quasi impossibile farsi cogliere impreparati senza ombrello per un acquazzone improvviso. Vocabolari, dizionari, enciclopedie: in realtà quanti di noi risolvono ancora i propri dubbi, grammaticali e non, andando a scartabellare un libro fisico? Non è forse più immediato rivolgersi alla Wikipedia di turno?

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Accanto a questi esempi più concreti, di come la tecnologia abbia cambiato la nostra vita quotidiana, ci sono anche da tenere in considerazione aspetti più immateriali, come il fatto di rimanere da soli con sé stessi. In un’epoca nella quale si è sempre connessi e si può essere raggiunti pressoché ovunque, quando ci si sente quasi obbligati ad essere presenti sui social per mettere l’ennesimo cuoricino a un post o l’ennesimo commento nel dibattito del momento, si riesce ancora ad avere il giusto distacco dal mondo e a prendersi  tempo per starsene in pace da soli? O ancora, la noia: quando ci si ritrova invischiati in qualche coda o bloccati su qualche mezzo pubblico in ritardo e la mente vaga senza meta per ingannare l’attesa. Con il cellulare a portata di mano e la possibilità, in qualsiasi momento, di svagarsi con qualche gioco scaricato o navigando su Internet, la noia esiste ancora?

Il saggio di Pamela Paul esplora questi e tanti altri ambiti della nostra quotidianità in un affascinante carosello in bilico tra ironia e nostalgia. Un libro che offre  svariati spunti di riflessione su come sia cambiato il nostro approccio al mondo grazie alla tecnologia e che traccia, nello stesso tempo, una mappa sentimentale delle nostre abitudini perdute. Consigliato per chi è in vena di tracciare bilanci.

Foto: Sara Migliorini

Il Bradipo Legge ritorna lunedì 8 gennaio

One Comment

  1. Guido Enrico Aldo Reply

    E’ proprio vero oramai con le applicazioni si riesce a prevenire il tempo a non perdersi mai ma anche ii come Sara con o senza navigatore mi perdo ed e’ cosi’ l’occasione per chiedere infornazioni e perche’ no scambiare quattro chiacchere con altre persone. Libro che leggero’ sicuramente a breve. Grazie Sara per il consiglio.

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