Patria

Spesso capita che si vada diritti in libreria alla ricerca di un nuovo libro… altre volte una storia la s’incontra quasi per caso sulla nostra strada…

Spesso capita che si vada dritti in libreria alla ricerca di un nuovo libro da leggere e, altrettanto spesso, capita che una nuova storia la s’incontri quasi per caso sulla nostra strada. Un libro prestato ad una collega e lasciato sul tavolo in attesa di tornare in possesso della legittima proprietaria. E, quando quest’ultima arriva, la fatidica frase: “Se vuoi, lo presto anche a te, ne vale la pena”. Così ricevi l’inaspettato regalo di scoprire e leggere uno dei più bei romanzi della tua vita. A me è capitato con “Patria” di Fernando Aramburu.

Siamo in Spagna, in un piccolo paesino alle porte di San Sebastian, nella regione dei Paesi Baschi. Ci sono due famiglie legatissime fra loro. Il Txato e Josian, i due capifamiglia, sono compagni inseparabili nelle domeniche in bicicletta e nelle bevute all’osteria. Bittori e Miren, le rispettive mogli, sono amiche del cuore già dall’adolescenza e, prima che arrivasse l’amore, pensavano addirittura di diventare suore insieme. I rispettivi figli intessono tra loro rapporti non così stretti come quelli dei genitori, ma pur sempre di vicinanza ed affetto. Ad irrompere in queste esistenze così tranquille ed ordinarie è il vento della storia. Perché i tempi sono quelli, sanguinari e sanguinosi, della lotta armata dell’ETA ed è proprio un attentato a sconvolgere le esistenze dei protagonisti. Da quel tragico momento nulla sarà più come prima.

Ad alternarsi sono le voci dei protagonisti e l’attentato è il grande spartiacque tra il prima e il dopo. Le vite che fino ad allora erano trascorse lungo i binari rassicuranti e forse a tratti banali della quotidianità ne usciranno completamente stravolte. Da una parte ci sono coloro che devono affrontare il lutto per la perdita della persona amata, tanto più devastante quanto più assurdo è il modo in cui questa perdita è arrivata, tanto più incomprensibile quanto più vicine sono le persone responsabili. Dall’altra parte ci sono coloro che si sono macchiati di un crimine così atroce e che devono fare a patti prima con l’intransigenza delle loro idee politiche e la convinzione di esser dalla parte della ragione e poi con il subentrare dei sensi di colpa e i rimorsi di una coscienza sempre più tormentata.

Aramburu ha saputo creare personaggi di grande spessore e con rara maestria ne tratteggia caratteri e sentimenti. Soprattutto le donne si ergono sublimi in questa narrazione. Bittori, che non cederà mai al facile sentimento dell’odio, ben consapevole che l’odio non è mai la soluzione a nulla e che, nello stesso tempo, non smetterà mai di pretendere le scuse per quanto subito. Miren, superba e inflessibile, ma che arriverà alla fine a domandare perdono per gli errori commessi, suoi e degli altri. Arantxa, immobilizzata su una sedia a rotelle da un ictus, che con i soli occhi e pochi gesti riesce a comunicare a tutti un’insopprimibile gioia di vivere ed umanità.

“Patria” è, nello stesso tempo, una testimonianza di un ben preciso momento della nostra recente storia europea e il tentativo di capire cosa succede nelle vite di coloro che sono stati colpiti da un attentato terroristico, di come si sopravvive ad un evento di tale portata e di come ci si sente da vittima e da assassino. Un racconto travolgente, che ora indigna, ora commuove, ma che difficilmente lascia indifferenti.

SARA MIGLIORINI

Foto: Sara Migliorini

Il Bradipo Legge ritorna giovedì 12 dicembre

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