Oblio Ma Non Troppo

di Giuseppe Rissone pixabay.com
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Ho esercitato il diritto all’oblio, termine non corretto? Ho esercitato il diritto a non esserci
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Oblio, l’enciclopedia Treccani così definisce questo termine: Dimenticanza (non come fatto momentaneo, per distrazione o per difetto di memoria, ma come stato più o meno duraturo, come scomparsa o sospensione dal ricordo). Per quanto mi riguarda personalmente credo che l’oblio possa essere anche di breve durata, se così non fosse possiamo chiamarlo con un altro nome? Sospensione, pausa, disconnessione…  
La Corte di Giustizia europea sulla complessa materia del diritto all’oblio si è espressa alcuni anni fa. Si tratta di provvedimenti che chiudono vicende risalenti nel tempo, ma ovviamente ancora attuali, e che avranno un impatto sui nostri diritti fondamentali. In entrambi i casi, la Corte analizza la questione in base alla precedente direttiva, ma tenendo conto anche del regolamento europeo in vigore. Se volete potete trovare facilmente in rete le sentenze.  
Tutta questa lunga premessa per raccontarvi la mia piccola storia quotidiana, che mi ha portato a sospendere per qualche giorno l’essere connesso.
Esattamente tre settimane fa sono finito in ospedale, 40 di febbre, e altri sintomi riconducibili al Covid, due gentili operatori della Croce Verde mi hanno convinto che recarmi al pronto soccorso era la soluzione migliore.
Tralascio le condizioni logistiche e strutturali del luogo in cui ho passato circa 6 ore, tra l’altro in quello che dovrebbe essere il reparto Covid dell’ospedale più grande della mia città, dove le giuste norme anti contagio non erano scrupolosamente messe in atto. Sono stato dimesso dopo una serie di esami e un tampone negativo e con l’obbligo di isolarmi sino al risultato del secondo tampone, risultato che è giunto dopo circa 9 ore, anche questo negativo.
Detto questo posso dirvi che le giornate successive non sono state delle migliori, così ho preferito spegnere il cellulare, perché l’idea di rispondere a messaggi e telefonate era sintomo d’ansia, ho inviato un messaggio ad amici spiegando la situazione.
Di conseguenza per alcuni giorni sono scomparso dai radar, in nessun modo, salvo i famigliari, poteva mettersi in contatto con me. Questa situazione, non intendo nasconderlo, ha creato in me uno stato di preoccupazione, come farò a recuperare tutti questi giorni senza essermi connesso al cellulare, alla posta elettronica? Per fortuna ho degli amici che non vivono la connessione come stato imprescindibile della loro vita, e di conseguenza quando ho riacceso PC e cellulare il numero dei messaggi a cui rispondere era contenuto.
Questi pochi giorni mi hanno comunque fatto riflettere, ho più volte espresso il mio non grande amore per il cellulare – ne parlavo qui oltre un anno fa – è l’idea che ci si debba giustificare per non avere il “coso” acceso, come se fosse una colpa, la trovo a dir poco aberrante. Quando ero piccolo – anni ’60 – era già un lusso avere il telefono in casa, esistevano due tipi di contratto, il simplex che voleva dire che la linea era solo tua, oppure per risparmiare sui costi si sceglieva il duplex, ossia una linea condivisa con un vicino di casa, essa creava litigi a non finire, perché ci si accusavano a vicenda di stare troppo al telefono, impedendo all’altro di chiamare o ricevere telefonate. Fuori da queste possibilità non esistevano altre modalità tecnologiche per comunicare, e non mi sembra che quelle generazioni non abbiano avuto vita sociale e occasioni d’incontro, e non sapessero cosa accadesse intorno a loro.
Senza passare per luddista, e allo stesso tempo nel giudicare cellulare, internet, social come figli del demonio, credo che staccarsi ogni tanto da questi mezzi non possa che far bene, e senza aspettare di avere 40° di febbre, non avete idea di quante cose belle si possono fare, nel mio caso ho giocato a carte, ascoltato musica. Credo che questi giorni di non ottima salute, e di timore di aver contratto il Covid o qualche altra grave patologia, mi abbiano insegnato l’importanza del non essere per forza essere sempre disponibili a rispondere a messaggi, a email. Non chiamatelo se volete oblio, anche se temporaneo, chiamatelo capacità di avere la libertà di non esserci, una sana e consapevole capacità di comprendere di non essere una macchina sempre disponibile a rispondere agli stimoli ricevuti. Siete quindi avvisati se non rispondo, non sono per forza ammalato, sto semplicemente esercitando il mio diritto a non esserci.
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Piccole Storie Quotidiane ritorna venerdì 21 gennaio
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One Comment

  1. francesco Reply

    V’è tempo e tempo anche per chi pensa d’esser “talmente resiliente” da poter spendersi sempre per i suoi amici.
    Oblio mi suona mal anche se tu lo giustifichi compitamente, a me piace pensar “dovuta forzata pausa” per augurarti/ci che con ritemprata salute tu torni presto a tenerci sana compagnia.

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