Muratori & Muri

Il muratore è una persona specializzata nella costruzione di opere in muratura nell’ambito dell’edilizia, è uno dei mestieri più antichi al mondo… così “sentenzia” la pagina di wikipedia. Nelle scorse settimane un gruppo di essi si è palesato nell’ampio parcheggio davanti a casa mia. Via il vecchio asfalto, poi operazione di catramazione, e posatura di cubetti rettangolari come pavimentazione, e per chiudere sabbiatura. Hanno lavorato per oltre dieci ore al giorno, incuranti del gran caldo, compresi sabato e domenica, incurvati e con ritmo quasi musicale hanno completato l’opera.
Da piccolo sognavo di fare tre mestieri, il pilota d’aereo, il clown e il muratore, il primo e l’ultimo scartati visto che soffro di vertigini, il secondo forse senza saperlo in qualche modo l’ho svolto…
Avevo sei anni, e in quello che era un enorme prato, usato alle volte come campo da calcio, inizia la costruzione di tre grandi palazzi, i miei occhi di bambino seguivano con attenzione, curiosità e divertimento l’andamento del cantiere, il montaggio delle gru e i loro movimenti, lo scavo delle fondamenta, il sistema per creare i pilastri di cemento, le impalcature dove i muratori si muovevano come strani danzatori. Sul mio balcone imitavo le loro movenze, convinsi mia madre a crearmi una tasca porta chiodi in stoffa, quella vera era di cuoio, quello che mi mancava era il gancio porta martello.
Uno dei muratori, soprannominato da me “Franco Franchi” – dare dei soprannomi ero uno dei miei giochi di bambino – iniziò a salutarmi dalle impalcature, e con l’invito a prendere un caffè a casa mia, mi regalò il famoso gancio, dove appesi il mio martello del gioco del “traforo”, mostravo il gancio con orgoglio a tutti.
Quasi tutte le maestranze erano provenienti dal sud del nostro paese, e la mattina del 17 aprile del 1967, se la memoria non m’inganna, dalle impalcature iniziarono a diffondersi delle grida “è morto Totò… è morto Totò”, le maestranze si fermarono alcuni minuti a commentare la notizia, poi ripresero il loro lavoro, le ore successive passarono in silenzio, nessuna cantava o fischiettava, nessun grido, si sentiva solo il rumore della impastatrici, della gru, il suono dei martelli e della calce che copriva i mattoni.
Devo ringraziare i muratori che hanno lavorato nei pressi di casa mia, mi hanno riportato alla mente quel cantiere che da bambino osservavo dal mio balcone, senza perderne un istante, come detto i muratori di ieri erano natii del sud, oggi sono rumeni, entrambi costruiscono muri – spero non troppi, perché di cemento sovrabbondiamo – ben diversi da quelli che certe politiche, sin troppo in voga nella nostra Europa, vorrebbero innalzare ovunque..
Muratori del sud, muratori dell’est, entrambi costruttori delle nostre case, delle nostre scuole, delle nostre strade e ospedali. In epoche diverse, con modalità diverse, in molti hanno soffiato sul vento dell’esclusione… sono sporchi, brutti, non si capisce quando parlano, sono sempre ubriachi.
Sono trascorsi cinquant’anni dal mio ricordo infantile, non sono cambiate le modalità, forse in alcuni casi sono anche peggiorate, quello che non comprendo – senza generalizzare – che chi è stato discriminato è oggi in prima linea a emarginare, dimenticandosi quello che ha subito, chi si ricorda dell’appellativo poco accogliente di “terroni” e dei cartelli “non si affitta a meridionali”?
La memoria è sempre importante, buttarla nella spazzatura per convenienza non fa mai bene.
Il 18 giugno scorso il pastore valdese Davide Rostan ha scritto sul settimanale Riforma un articolo dal titolo L’amore messo fuori legge chiedendosi che fine ha fatto il Buon Samaritano ai tempi dei porti chiusi e delle frontiere blindate, chiudendo il suo scritto con queste parole… Mi preoccupo perché per la prima volta in vita mia, dopo aver a lungo riletto, ho avuto paura e ho cancellato delle righe.

I muri separarono, i muratori dell’est – davanti a casa mia – hanno costruito una piazza, dove la gente si può incontrare, parlare, conoscersi, peccato che diventerà un parcheggio… anche questo un segno di questi tempi dove incontrare l’altro può diventare reato.

GIUSEPPE RISSONE

Foto: www.tpi.it – Giuseppe Rissone

Piccole Storie Quotidiane ritorna lunedì 5 agosto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *