Minimalismo

di Angela Melis

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Come migliorare la propria vita avendo di meno

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Natale è alle porte e la corsa sfrenata all’acquisto di regali e addobbi natalizi è iniziata da circa un mese, da quando negli scaffali dei supermercati sono comparsi i primi panettoni e risuonano i jingle natalizi. I siti e-commerce, col black friday e offerte allettanti e “imperdibili”, spingono noi consumatori ad acquistare prodotti che, spesso e volentieri, non sono realmente utili e non aggiungono alcun valore alla nostra vita: quanti sono gli oggetti che possediamo, acquistati in un momento di sconforto o noia e dimenticati nei nostri cassetti, di cui non sappiamo più che fare?

Il documentario Minimalismo: il meno è ora, prodotto da Netflix e girato dal Matt D’Avella, riflette su come la società di oggi, attraverso massicce campagne pubblicitarie, che ci fanno sentire inadeguati se non possediamo un determinato prodotto, viene spinta continuamente verso un consumismo sfrenato, facendo leva sulle nostre insoddisfazioni. Lo shopping diviene così un riempitivo momentaneo per il vuoto che sentiamo, dandoci un’illusoria sensazione di appagamento.

I cartelloni pubblicitari, Internet e in particolar modo i social media, ci convincono, spesso a livello inconscio, che acquistare l’ultimo gadget che va di moda può aiutare a sentirci più completi e realizzati. Gli slogan utilizzati mirano esattamente a sortire questo effetto.

Ma quanto tempo dura l’euforia per il nuovo acquisto? Quanto tempo impieghiamo prima di riporlo in un cassetto dimenticandoci della sua esistenza?

Gli americani Joshua Fields e Ryan Nicodemus, protagonisti del documentario e autori del celebre podcast The minimalists, raccontano il percorso che li ha condotti verso una vita minimalista. Nonostante i loro successi lavorativi e il poter avere tutto ciò che desideravano nella vita, percepivano un costante senso di vuoto e insoddisfazione: se non sono i soldi, le cose che possediamo, le numerose relazioni interpersonali a renderci felici… cosa è davvero importante al fine di avere una vita autentica e piena di significato?

Per loro la risposta è stata il minimalismo. Essere una persona minimalista non significa liberarsi improvvisamente di tutto ciò che si possiede. Significa avere consapevolezza di ciò che si ha, scegliendo di tenere o acquistare qualcosa con intenzionalità, perché quel determinato oggetto ci rende davvero felici e aggiunge valore autentico nella nostra vita.

La narrazione di Ryan e Joshua si alterna con interviste fatte ad esperti di economia, di ambiente e testimonianze di coloro che hanno adottato un approccio minimalista. Una volta abbandonato il sogno americano di poter avere il lavoro, la casa e un alto tenore di vita, persino a costo di sacrificare serenità e salute, queste persone hanno ritrovato la loro autenticità, dedicando tempo e energie a ciò che conta davvero: le relazioni e la qualità del tempo speso.

Minimalismo: il meno è ora è il secondo documentario realizzato da Joshua e Ryan (prodotto sempre da Netflix). Il primo, Minimalism: A Documentary About the Important Things non è più disponibile, ed è un peccato perché, rispetto al più recente, proponeva più interviste fatte ad esperti sulla sostenibilità, sull’ambiente e approfondimenti sui movimenti per il cambiamento climatico, come No impact man. Nonostante ciò “Minimalismo: il meno è ora”, contiene numerosi spunti di riflessione e alcuni esercizi che possono ispirare e aiutare a liberarsi del superfluo.

Quando ci accingiamo ad acquistare un oggetto, per noi stessi o da regalare, è giusto chiedersi qual’è il valore, anche affettivo, che questo potrebbe apportare nella vita di ogni giorno.

Ma, soprattutto, il messaggio fondamentale di questo documentario sta nel rimettere al centro le  relazioni umane: sono i rapporti che creiamo, le esperienze che scegliamo di fare, la qualità del tempo che trascorriamo, ad essere centrali per la nostra crescita personale.

E come recita la battuta finale del documentario Minimalism «ama le persone, usa le cose. Perché il contrario non funziona mai».

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Foto: pexels.com

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I Lentometraggi ritorna martedì 17 gennaio

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7 Comments

  1. Bruno Reply

    Il minimalismo fa il pari con la lentezza, grazie per questa segnalazione, e visto che siamo vicini alle feste, questi due concetti vanno messi in pratica per viverle con valore e calore.

    1. Angela Reply

      Ciao Bruno, pienamente d’accordo: il minimalismo fa il pari con la lentezza.
      Ho pensato al minimalismo proprio in relazione alle feste natalizie, agli sprechi di questo periodo, al superfluo che ci circonda. Io dopo due anni di pandemia voglio solo qualità in queste feste, essere circondata dalle persone che amo, donare il mio tempo e cose utili alle persone che mi circondano. Vorrei che queste feste fossero semplici e piene d’amore e salute, il resto non conta 🙂

    1. Angela Reply

      Ciao Rino, vivere con meno per essere più felici. Molto spesso la nostra vita va nella direzione opposta. Siamo continuamente bombardati dai messaggi pubblicitari che inconsciamente ci convincono che se non possediamo determinate cose siamo infelici. Credo che sia impossibile non cedere mai al consumismo, però diventare più consapevoli di quanto già possediamo e di cosa realmente ci è utile e ci da valore sia fondamentale per conoscere sé stessi e il mondo che ci circonda. È un bel lavoro di introspezione liberarsi del superfluo 🙂

  2. bruno Post author Reply

    Grazie Angela per la risposta, condivido tutto quanto scritto, compreso il messaggio di Rino. Piccola annotazione, non dovremmo ricordarci del minimalismo e della lentezza, non soltanto in questi giorni frenetici, chissà poi perché?, ma durante tutto il nostro cammino terreno.

  3. Umberto Scopa Reply

    Il tuo articolo fa sbocciare tanti spunti di riflessione e io ne colgo uno al quale tengo. Io sono d’accordo, anzi anche di più, quando auspichi che prima dell’acquisto ognuno di noi ponga la sua attenzione sul valore affettivo che l’oggetto può indossare. Qualche tempo fa tenni una rubrica su Bradipodiario che si chiamava “piccolo inventario sentimentale degli oggetti” e questo già dice come sono orientato. Volevo solo aggiungere sulla base della mia esperienza personale una cosa che provo a spiegare con un’immagine: a volte vedo come prendere forma sotto di noi un terreno conformato in modo tale che se vuoi continuare a camminare devi dotarti di certi strumenti, altrimenti sei fermo, bloccato. Per esempio nello specifico io oggi non possiedo ancora uno smartphone, ma non è una scelta ideologica o di snobismo, è accaduto più semplicemente che essendo io affezionato a certi vecchi oggetti ho continuato senza pensarci troppo ad usare uno di quei vecchi telefonini che servivano solo per telefonare mentre già si diffondevano quelli che facevano foto andavano su internet e di tutto e di più. Nessun problema all’inizio, io avevo quello che volevo e mi bastava e chi voleva di più se lo prendeva. Ad un certo punto però la banca mi ha tolto la possibilità di fare bonifici on line perché occorreva una app che si scaricava solo sugli smartphone, il fascicolo sanitario on line anche richiede una app, certe strutture vacanziere richiedono una app per le prenotazioni ecc, stupiresti se ti elencassi quante altre cose della vita di tutti i giorni che prima potevo fare ora mi sono precluse se non dismetto il vecchio cellulare per sostituirlo con strumenti di nuova generazione. Cioè in sintesi molto spesso il richiamo verso l’acquisto è dato non solo dall’utilità, ma anche da una necessità indotta molto, molto pressante. E purtroppo il valore affettivo scivola ancora più indietro nell’ordine delle priorità. Mi sono dilungato certamente troppo quindi mi fermo e auguro a te a chi legge di trascorrere delle feste serene.

    1. Angela Reply

      Caro Umberto, perdona il terribile ritardo con cuo ti rispondo. Grazie per la tua preziosa riflessione che condivido in toto. Purtroppo siamo spinti continuamente verso il consumismo, e tu hai fatto un esempio lampante: il telefono. Io lo cambio solo se costretta e quando si rompe o diventerà obsoleto, per forza di cose, lo cambierò. Ma lo cambio solo se strettamente necessario
      Accade però che il più delle volte si cambi telefono perché attratti da un nuovo modello, per sfizio. Purtroppo siamo costretti ad essere consumisti, ma scegliere di essere consumista consapevole è nostra responsabilità.
      Andrò alla ricerca della tua rubrica perché anche io come te mi affeziono a certi oggetti e alle storie che racchiudono .
      Grazie per il tuo commento, e ti auguro un sereno 2023.

      Un abbraccio

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