Medicina Del Lavoro

di Giovanni Bresciani

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La medicina del lavoro ha avuto inizio con la rivoluzione industriale

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Benvenuti al consueto appuntamento dedicato alla salute e agli stili di vita. L’argomento che pongo oggi alla vostra attenzione è “L’ambiente e la Salute” a cura del dottor Gianmario Giachino, specialista in Medicina del Lavoro, Medicina Legale e delle Assicurazioni. Tutto questo grazie come sempre alla relazione di Ernesto Bonini – giornalista, che da oltre sei lustri svolge attività nei settori medico-scientifico, socio-sanitario e socio-assistenziale – e tratta dalle Conferenze organizzate dall’Associazione Più Vita In SaluteBuona salute a tutti

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L’ambiente-salute è l’universo mondo di tutta la Medicina del Lavoro, la core mission di tutti gli incontri sulla prevenzione sinora avvenuti, e questo vale anche per l’argomento trattato dal dottor Gianmario Giachino, che ha sostenuto essere altrettanto utile per il miglioramento della propria qualità di vita, in quanto volta ad evitare gli eventi morbosi e/o letali. E va da sé che il lavoratore esca dall’età lavorativa in condizioni di salute ed efficienza fisica e psichica che gli permetta di vivere il resto dei suoi anni nel miglior stato di salute. «Si è tutti convinti – ha spiegato – che la Medicina del lavoro abbia avuto inizio a seguito della rivoluzione industriale (fenomeno del ‘700) con l’avvio dell’industria tessile, e che la medicina intesa come problematica di malattia connessa all’età lavorativa, abbia mosso i primi passi con l’introduzione dei macchinari industriali; mentre in realtà è cominciata ben prima. Rispettando la storia il padre della Medicina del Lavoro è considerato il modenese Bernardino Ramazzini (1633-1714). In tutte le specialità mediche esiste il profilo della colpa legato ai concetti di negligenza, imperizia e imprudenza, e questo sta a significare che in molte professioni e mestieri si può incorrere in errori scusabili e non scusabili, e il lavoratore che ne rimane vittima può pretendere il riconoscimento risarcitorio».

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La prevenzione degli infortuni sul lavoro ha un connotato superiore, ed è inserita nella normativa di Legge sia in Italia che in molti altri Paesi, evidentemente anche perché i danni hanno dei costi e di conseguenza è utile l’obbligatorietà della legge stessa. Purtroppo la prevenzione non è sempre correttamente rispettata e questo comporta un reato di rilevanza penale. «Ciò che può accadere ai lavoratori – ha sottolineato il relatore – sono gli infortuni e le malattie professionali, la cui gestione può essere diversa per motivi burocratici e per ragioni cliniche; gli infortuni che si possono verificare sono quasi sempre di origine traumatologica o chirurgica, e le malattie professionali riguardano più strettamente i medici del lavoro, che sono di fatto prevenibili. Le patologie interessate sono elencate in una apposita tabella in cui si evidenzia il rapporto tra l’agente causale e la malattia. La tabella ne elenca 64, ma tale cifra è in costante decremento che sta a significare una sorta di progresso tecnico-scientifico, anche se a sorpresa della comunità scientifica stanno ri-comparendo casi di silicosi a causa della produzione dei marmi sintetici (come ad esempio i “top” delle moderne cucine). Il prodotto incriminato è costituito dalla silice cristallina al 90%, la cui produzione comporta un’esposizione notevole ed è causa di patologie come la pneumoconiosi».

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Le sostanze lesive sono composte da agenti chimici, fisici e biologici, ma anche da fattori ergonomici. Soprattutto sugli agenti chimici è stato possibile attuare in tutta Europa la prevenzione primaria, con particolare attenzione per l’uso del piombo…, non più utilizzabile in quanto causa di saturnismo e quindi fortemente invalidante; come pure i compressori non sono più rumorosi, e nemmeno il cromo è più utilizzato perché causa di tumore (la Svezia è il primo paese europeo che lo ha messo al bando). «Tra le malattie cosiddette lavoro-correlate – ha concluso il dottor Giachino – è da citare il tunnel carpale, problema patologico più femminile che maschile (8 volte di più), ed è quindi abbastanza comune in quanto si verifica soprattutto in determinati comparti industriali. Altre cause sono le malattie sistemiche come il diabete e l’artrite reumatoide”. Il concetto di salute non è però solo assenza di malattie ma significa anche non sentirsi malati, quindi uno stato di benessere, e questo implica per la Medicina del Lavoro l’impegno della prevenzione, soprattutto nei luoghi di lavoro». Ma intanto gli infortuni sul lavoro continuano a verificarsi. Secondo l’Inail in Italia le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale nei primi 9 mesi del 2018 sono state 834, 65 in più rispetto alle 764 denunciate nell’analogo periodo del 2017. Nello stesso periodo gli infortuni non mortali denunciati sono stati 469. In particolare le patologie riguardavano il sistema osteoarticolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio, seguite dalle patologie del sistema respiratorio e dai tumori.

Immagine: pixabay.com

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