Marcovaldo

Tre giorni di nebbia… torna il desiderio prepotente di rileggere Marcovaldo di Italo Calvino… letto la prima volta alle elementari… quando esisteva il sussidiario…


Sono stati sufficienti tre giorni consecutivi di nebbia per farmi provare il desiderio prepotente di rileggere, per l’ennesima volta e con sempre rinnovato piacere, “Marcovaldo” di Italo Calvino. Ho incontrato per la prima volta questo straordinario personaggio nei libri di lettura delle elementari. Non so se si usa ancora così; alla mia “epoca” esisteva un sussidiario accompagnato, di anno in anno, da un libro di letture differente. Dalla terza elementare in poi mi ricordo che erano sempre presenti brani con protagonista Marcovaldo ed erano proprio loro che andavo spesso a ricercare e rileggere più e più volte. Lo faccio ancora oggi, a distanza di tanti anni.

Quest’opera di Calvino ha per me un fascino particolare, intrisa com’è, in egual misura, di malinconia ed ironia, capace di farti passare nell’arco di pochi capoversi dall’ilarità totale ad una tristezza quasi trasognata. Il libro, che ha anche un sottotitolo che risponde a “le stagioni in città”, è composto da venti racconti. Ognuno di essi è dedicato ad una stagione e il ciclo delle stagioni si ripete in circolo, una dopo l’altra, per cinque volte. A fare da collante ai racconti è la figura di Marcovaldo, umile e maldestro manovale, circondato dalla sua numerosa famiglia, la moglie Domitilla e i figli Teresina, Filippetto, Pietruccio e Michelino. Catapultato in città e costretto a trascorrere la maggior del suo tempo in fabbrica, Marcovaldo mal si adatta alla giungla di cemento che lo circonda e cerca ostinatamente in ogni dove tracce della natura e del mutare delle stagioni.

“Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.”

Così, nella sua ostinata ricerca di un contatto con la natura, Marcovaldo si ritrova ora all’ospedale per aver raccolto alla fermata del tram, e successivamente cucinato, funghi velenosi, ora trasformato in pupazzo di neve durante la spalatura delle strade, ora alle prese con l’abbattimento di un cartellone pubblicitario scambiato per un bosco, ora su un volo diretto a Bombay dopo essersi perso nella nebbia e aver clamorosamente mancato la fermata del bus. Nonostante le mille disavventure nelle quali incappa, il nostro eroe del quotidiano non si arrende di fronte alle avversità del fato, suscitando in noi immediata simpatia ed inevitabile solidarietà.

Due sono i protagonisti dei racconti. Da un lato, sì, il nostro Marcovaldo, e dall’altro lato la città, con il suo corollario ostile, la fabbrica, il traffico, lo smog. Anonima ( Calvino non ci dice mai dove ci troviamo ), essa diventa l’archetipo di ogni città. Scritti tra il 1952 e il 1962, negli anni della ricostruzione e del successivo boom economico, quest’insieme di racconti, apparentemente lievi e disimpegnati, a ben vedere rappresentano anche uno studio sociologico sulla nascita delle prime metropoli e sulla conseguente trasformazione della vita dell’uomo in esse.

Le strampalate avventure di Marcovaldo diventano motivo di riflessione per noi, sul rapporto di ognuno di noi con la città e con la natura, di come sia sempre più difficile trovare un punto di equilibrio tra progresso e rispetto dell’ambiente. In tempi di cambiamenti climatici e disastri ambientali forse quest’esame di coscienza collettivo diventa, oltre che doveroso, ormai ineludibile e la lezione di Marcovaldo è più attuale che mai.

SARA MIGLIORINI

Foto: Sara Migliorini

Il Bradipo Legge ritorna giovedì 5 marzo

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