L’Arena Dell’Amicizia

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Guardare nella stessa direzione è la più chiara definizione dell’amicizia
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L’amicizia vuol dire chiamarsi fratelli/guardare nella stessa direzione. L’amicizia sincera è un grande dono, il più raro che c’è.
Queste strofe della canzone L’Amicizia di Herbert Pagani, illustrano in modo diretto e semplice il significato vero di questo sentimento, il più importante dopo l’amore.
Da sempre considero l’amicizia un sentimento fondamentale della mia vita, forse perché il tanto desiderato fratello non è mai arrivato, infatti, da ragazzino andavo in cerca del fratello in persone più grandi di me, ma questa non è l’unica risposta.
Dell’amicizia, in misura maggiore o minore, ne godiamo. Tuttavia, darne una definizione netta è difficile. Nessuna teoria psicologica, filosofica o poetica, infatti, può pretendere di spiegare completamente questo rapporto umano universale.
Potrei chiudere dicendo che gli amici si scelgono, i fratelli no e neppure i genitori e parenti vari, per far comprendere quanto creda nell’amicizia. Nel primo caso non esiste quasi mai un rapporto di parità, nell’amicizia, invece, deve esistere, nutrita di fiducia reciproca, e in primis di complicità. Essa si fonda in un rapporto con qualcuno che non ti deve voler bene per forza, come i familiari, ma che cerca la tua compagnia, e non da meno condivide con te interessi e passioni.
Per evitare di essere semplicisti e banali, è giusto ricordare che il tutto presenta delle difficoltà, perché non sempre l’incontro con l’altro è semplice, può far male, può deludere, può chiudersi in malo modo, l’amicizia va coltivata, devono esserci pensieri e passioni in comune per poter crescere, e come cantava Pagani è necessario guardare nella stessa direzione.
Personalmente posso affermare di aver un buon numero di amici – non quelli della pagina Facebook anche se molti di essi sono amici non virtuali – alcuni sono arrivati negli ultimi anni, altri sono amicizie che si perdono nella notte dei tempi…
Quando un’amicizia è tangibile, mi sconvolge, mi fa sentire bene, sento come uno strano rumore nello stomaco, vorrei che quei momenti d’incontro non terminassero mai. E’ tutto questo è accaduto di recente, una piccola storia quotidiana vissuta e condivisa con molti di voi che avete la bontà e la pazienza di tenere in vita questo spazio. La foto di questo articolo – scattata nell’arena romana di Susa lo scorso 21 novembre – in occasione di una gita con due carissimi amici, ha per me un significato tangibile di cosa significhi quel rumore allo stomaco che mi fa sentire bene, non è il soggetto dell’immagine a dare significato al sentimento, è averla scattata in una particolare giornata che vorrei si replicasse all’infinito.
Ho avuto più volte nel corso della mia vita esempi concreti di cosa vuol dire avere un amico, sono stato aiutato, consigliato, accompagnato nei miei progetti. In questi giorni di isolamento forzato – ebbene dopo quasi tre anni dall’inizio della pandemia e cinque tamponi negativi sono risultato positivo, un record da bradipo – gli amici diventano un punto di riferimento imprescindibile, per un consiglio, una battuta scherzosa…
Nei giorni scorsi mi è stato chiesto se la lentezza ha un futuro – ho provato a rispondere nello spazio Pensieri Sparsi di domenica 27 novembre – capovolgo la domanda ponendomi l’interrogativo se l’amicizia ha un futuro? Sono sicuro che questo sentimento avvolgerà ancora per molto tempo sul nostro pianeta, come l’amore, parimenti è evidente che questi sentimenti non sempre sono una priorità dell’agire dell’essere umano, anzi sempre più spesso l’uomo dimostra in una molteplicità infinita di scelte di disprezzare il proprio simile, è questo non riguarda solo le guerre, dove l’uomo scende nell’abisso della violenza e della brutalità. Questa mancanza di empatia è evidente in molti settori, è palpabile ovunque.
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello così cantava Francesco Guccini in Auschwitz, provo a parafrasare la strofa con Come può un uomo non sentire la necessità d’incontrare l’altro, se saremo capaci di volere e sapere coltivare l’amicizia – aggiungo la solidarietà e il rispetto – forse la speranza di frenare la corsa dissennata delle nostre società è ancora possibile.
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Foto: Giuseppe Rissone
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Piccole Storie Quotidiane ritorna mercoledì 28 dicembre
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