La Zona Grigia

di Gian Michele Spartano

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Tutti gli articoli di Tempio Aperto sono scomparsi, non per nostra volontà, dal sito, dopo un lungo lavoro di ricerca siamo riusciti a recuperarne la quasi totalità, questo è il terzo, pubblicato il 22/05/2019.

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Un “luogo” messo a disposizione per chi sente ancora qualche moto interiore

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Bradipodiario e più modestamente Tempio Aperto hanno un’ambizione, quella di voler mettere a disposizione di chi sente ancora qualche moto interiore, un luogo dove esprimerlo, anche e soprattutto in aperto contrasto con chi ha la presunzione di esporne i temi.

Il 26 si aprono i seggi elettorali per gli appuntamenti geopoliticamente estremi della nostra rappresentanza politica: enti locali e parlamento europeo. E’ un bello spunto per riflettere oggi sul tema scetticismo ed europeismo; ma la tensione al ricordo storico mi dirotta alla ricorrenza di un mese indietro. A quel 25 Aprile, una ricorrenza che, con il solito megafono dei media soprattutto se social, si ritiene ancora divisiva fra gli italiani.

Personalmente, trascorse ben tre generazioni, ritengo questa polemica -frange estreme a parte- attizzata più da interessi di bottega di certa parte politica, che per reali fratture nel tessuto connettivo dei cittadini.

Ad ogni modo, piaccia o meno, questa è la data-simbolo della svolta in direzione di un’Italia libera, democratica e repubblicana. Un grande antifascista non certo ‘comunista’ (lavorò quale giurista di gran levatura alla riforma dei nostri codici negli anni ’39 e ’40), Piero Calamandrei, alla riflessione su dove ricercare le fondamenta del patto costituzionale, indicò le migliaia di partigiani morti sulle nostre montagne, impiccati per le strade delle città insorte, rinchiusi e torturati nelle carceri prima di essere trucidati. Si perdoni l’incedere retorico, ma se oggi possiamo liberamente esprimerci su un blog e per i nostri rappresentanti alle istituzioni locali ed europee, lo dobbiamo a quei caduti e solo a loro. Senza un popolo insorto ed al loro sacrificio non avremmo conseguito l’unità nazionale nella libertà, con buona pace di Alleati o non Alleati.

La Liberazione ed in nome di essa il Comitato di Liberazione Nazionale, è e resterà ad ogni effetto il germoglio delle nostre attuali Istituzioni.

Di conseguenza, ritengo quanto mai grave che politici di spicco dell’attuale o di qualche trascorso governo non abbiano di proposito partecipato ad alcuna manifestazione in onore di questa Ricorrenza, innescando loro sì un proposito divisivo.

Vuol dire, compiacenti i loro liberi e potenti media con una bella sordina, che essi confermano – come se ce ne fosse bisogno -, di porsi fuori dallo spirito fondante della nostra Nazione, se non proprio in una collocazione “eversiva” rispetto ad esso. Diciamo ancor più correttamente, che essi operano deliberatamente per mantenere, coltivare ed alimentare quella “zona grigia” di popolo – maggioranza qualunque – silenziosa, conformista o al massimo mugugnante; vagolante fra un moderatismo borghese ed un’opzione di protesta apparente e comunque candidamente, volgarmente ignorante delle effettive potenzialità di attuazione della nostra Carta costituzionale.

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Ed è proprio quel richiamo, oggi declinato come neo-populista, che con il consenso dei poteri forti di allora e dei loro organi di stampa, diedero il via alla marcia su Roma.

Tutto questo mi porta alla mente il Pasolini fine polemista del Corriere della Sera del 1975 che, a tre mesi dal suo assassinio, perfezionava la sua analisi sulla continuità ed evoluzione di un “fascismo” in epoca coeva. Dalla “scomparsa delle lucciole” (dovuta all’inquinamento nella vertiginosa industrializzazione nei primi anni ’60) a quel fatidico anno, che vide uno dei massimi risultati del PCI alle elezioni regionali, quello che io ritengo un profeta per l’attualità delle sue intuizioni, vide l’affermazione di un mostro antropomorfo senza né storia né memoria: una classe sociale schiavizzata, culturalmente imbarbarita dai dettami del capitalismo multinazionale, il quale da circa 40anni in qua domina lo scacchiere politico come irrefrenabile despota tecnocratico. Non più e non solo occupando i vuoti della politica di allora e di oggi, ma addirittura manipolando le nostre stesse menti governate dalla “rete” ammaliante del web.

Ecco quindi che l’unico aggancio rimasto al diritto-dovere di recarsi al nostro seggio, è quello di rammentare il significato di quel giorno di Aprile 1945, ed i moti interiori dei martiri che si portò appresso; osservare se su quella scheda elettorale leggiamo ancora dei nomi, troviamo dei simboli, che anelino anche remotamente alla nostra lotta di Liberazione così da rispettarne le aspirazioni.

Nell’ipotesi non così fantasiosa, di una risposta negativa, io non lascerei per prudenza la scheda in bianco. Scriverei una frase, anche una sola parola, per il futuro che sognarono quei ragazzi rimasti sulle montagne 75 anni fa.

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Foto: lavocedigenova.it

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Tempio Aperto ritorna a settembre 2023

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