Il Sorso Color Oro

di Rino Sciaraffa

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Terra e mare, marinai e pirati.

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Il rum affonda le sue radici nei Caraibi e la Jamaica ne è una delle sue patrie nobili. Un distillato che sa di zucchero di canna e sale di mare, anima di marinai in terre lontane. L’antichissimo vermouth, il brandy ed il cognac nascono per i salotti, il whiskey ed il gin per i bar o per le sale da poker, la vodka segue la stella polare nel freddo del nord, il rum viene alla luce sotto il segno dei tropici.

La sua storia vive gli albori del periodo coloniale durante il quale la canna da zucchero, dall’Oriente, veniva coltivata anche nell’area caraibica. I coloni inglesi, olandesi e francesi cominciarono a distillare il residuo della produzione dello zucchero, il quale presto diventò il distillato delle ciurme nelle galere, mentre a terra, prodotto di una lavorazione molto più grezza, sarà quell’alcolico degli schiavi che nella sua commercializzazione in Europa evolverà in prodotto di sofisticato esotismo.

Il rum ha attraversato secoli di scoperte e colonizzazioni, ha toccato come nessun’altra bevanda tutte le latitudini, ed è passato tra i bicchieri di cristallo e le tazze di metallo, tra le tovaglie inamidate ed i maleodoranti ponti delle navi dei ricchi commercianti.

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Fu la bevanda di bordo dei pirati dei Caraibi e dei vascelli militari dalle stive piene di merci e di schiavi.

É nelle storie di marinai e pirati che si intrecciano leggende di audaci battaglie, sullo sfondo di racconti di bordo narrate in famosi romanzi per mano di famosi romanzieri, che vanno da Luis Stevenson a David Salonomi.

Il rum è per i ribelli, per gli ultimi, per i senza Patria e per chi la Patria la difende con le navi militari, sempre in bilico tra libertà e ribellione. Il rum accomuna schiavi e padroni, funge da ponte tra chi nel mondo ha trovato una terra e chi, invece, l’ha persa.

In quanto causa di rivolte in terra o di ammutinamenti marinari, il rum è stato anche oggetto delle prime azioni di boicottaggio e di proibizionismo, già un secolo prima di quello americano nei confronti del whiskey.

Il rum è sempre stato in viaggio, dall’Estremo Oriente al nuovo mondo, in rotte che hanno attraversato il pianeta, fra approdi momentanei e stanzialità, sempre bevuto per lenire le angosce proprie dei destini marginali.

Si beve rum e si mastica tabacco, si beve rum e si mangia pesce essiccato al sole. Si beve il rum nelle galere perché è bevanda per dannati, per vite che si spengono su mari remoti, lontano da casa. Perché il sole languido sulle creste dell’onda è la dimora ultima, la più vicina ad un destino di morte.

Pirati assurti a paladini di sé stessi, marinai che si sentono eroi per una bandiera. Entrambi affrontano il mare per fama personale o per gloria nazionale. Prodi senza nome che si perdono come ogni cosa su questa Terra, perché tutti sogniamo di ritrovarci in qualcosa e ci perdiamo in tutto.

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Oggi il rum si produce in grandi distillerie ed in baracche di lamiera, dentro piccole tinozze di legno o in cantine umide e sporchissime, in distillerie semi clandestine ed in aziende secolari: ognuno lo produce con i propri mezzi, che siano nobili e raffinati o torbidi e lugubri. Ogni varietà di rum porta con sé la peculiarità della sua terra di origine, quelle delle dolci note di vaniglia e di canna di zucchero tipiche dei rum dei Caraibi e quelle delle sfumature speziate e complesse dei rum dell’America Latina.

Il Rum é convivialità e condivisione. Nei bar e nei locali di tutto il mondo si trovano cocktail classici ed innovativi che celebrano la versatilità di questo liquore: dai Mojito cubani ai Daiquiri tropicali, il rum unisce le persone in un brindisi alla vita ed all’avventura.  Rum è invito ad esplorare, a celebrare la bellezza e la sofferenza del mondo, in bilico tra leggende narrate in mezzo a bicchieri tintinnanti e i sogni di agognate ricchezze, in un sorso color oro, dolce ed aspro in gola, intenso nelle narici, dove esondano odori di terre lontane e sogni incantati.

Rimane iconica l’immagine delle bevande che si sorseggiano in tavoli eleganti e del rum che, invece, si beve sempre “nei peggiori bar di Caracas”, come ricorda una celebre reclame. L’anima del rum è sempre in bilico, sempre si muove, sempre all’ultimo posto.

Foto: pixabay.com

 Il Mondo In Parole Povere ritorna martedì 30 aprile

35 Comments

  1. Filippo Privitera Reply

    Grazie per questo racconto, dalle cui righe emergono suoni, odori e colori. Quante vicende umane sono “annegate” in fiumi di rum, quante sono “emerse” fino a raggiungere le estremità del pianeta. Ed in tutti questi casi quel sorso color oro era presente. Ti aspetto, al nostro prossimo incontro, magari proprio davanti a più di un sorso di rum.

    1. Rino Reply

      Grazie Filippo. Molto volentieri, un sorso di Rum insieme. Appena ritorno in Toscana ci organizziamo.

  2. Ivry Reply

    Grazie Rino, hai fatto di un racconto sulla storia di un liquore, una poesia che ci ha trasportato in terre lontane.

    1. Rino Reply

      Grazie del tuo commento…il senso dei miei brevi racconti è quello che hai appena descritto: viaggiamo in sensazioni attraverso i luoghi.

  3. Rossana Zanetti Reply

    Oro…il colore del sole, delle sconfinate distese di grano, delle solitarie praterie del west…rum, compagno di ventura delle anime solitarie e dei bagordi incalliti…grazie per questo nuovo racconto…colori ed odori si mescolano ed evocano scenari avventurosi…la Tortuga, rifugio di disperati e di mascalzoni…grazie per permetterci di viaggiare con la fantasia.

    1. Rino Reply

      Cara Rossana, grazie ancora per seguire sempre i miei racconti, ma soprattutto come li richiami aggiungendo bellissimi particolari. Un caro saluto.

  4. Alessandro Reply

    Grazie Rino mi sembrava di essere tornato a leggere un romanzo di Salgari vedere le immagini di schiavi di pirati di marinai di mari stupendi e di avventure contro il dittatore o lo sfruttatore ma anche sentire l’odore di quel liquore che accumunava un popolo ed una latitudine.

    1. Rino Reply

      Grazie Alessandro. Eh si, anche io da ragazzo ero un super appassionato di Salgari….dalla Malesia ai Caraibi, terre lontane e di avventura. Un caro saluto.

  5. Marco Granno Reply

    Molto bello e romantico. Evocativo. Questa frase mi ha toccato:
    “Prodi senza nome che si perdono come ogni cosa su questa Terra, perché tutti sogniamo di ritrovarci in qualcosa e ci perdiamo in tutto”.
    Queste righe riassumono l’eterno stress dell’uomo che, senza averne coscienza, tende al ritorno nell’Eden.
    Grazie Sharaff.

    1. Rino Reply

      Caro Marco, grazie del tuo commento. Si, in effetti questa costante tensione è sempre presente nelle nostre vite. Una costante ineludibile, una ricerca che tende sempre ad un “Eden”

  6. Mascia Reply

    Che viaggio….nel tempo, nello spazio, nelle emozioni.
    Ciò che mi ha tanto colpito, da subito, è stata questa frase: “sa di zucchero di canna e sale di mare”.
    Due opposti, dal gusto antagonista, spesso invece usati insieme per esaltarne le reciproche qualità.
    Sará forse anche per questa sua predisposizione ai contrari che il Rum, come descrivi tu, non guarda ai bicchieri, ai palati o alle anime dove si posa ma li tocca tutti?

    1. Rino Reply

      Grazie Mascia per la tua riflessione. Io credo che proprio dentro le antinomie c’è quella bellezza che tu hai descritto. Nello spazio fra gli opposti c’è tutto il senso di una vita.

  7. Franca Reply

    Caro Rino quando scrivi e descrivi mi fai pensare e quasi sentire odori, profumi, rumori e luoghi. Grazie per questo racconto che mi porta in quella terra che vorrei tanto visitare… Ed in questo caso bere. Alla prossima e ancora grazie

    1. Rino Reply

      Grazie Franca per il tuo commento. Bhe, in attesa del tuo viaggio in Jamaica, te la racconto come l’ho vissuta io. Ma al tuo ritorno arricchirai i racconti con le tue narrazioni cara amica.

  8. Paolo Reply

    Ma che bello…anche io da ragazzo, leggendo “L’Isola del Tesoro” di Stevenson, sentivo le atmosfere dei pirati, che contrabbandando si sentivano eroi. E quel ritornello di Stevenson: “Quindici uomini, quindici uomini sulla cassa del morto….ed una bottiglia di Rum”. Affascinano le tue descrizioni. Ripeto, sarebbe bello leggerti di più. Un caro saluto.
    Paolo

    1. Rino Reply

      Caro Paolo e che ne dici del libro “Francis Drake”…storie di pirati che, per noi bambini, erano eroi-ribelli. Ops, confesso che anche il ritornello che hai citato de “L’Isola del Tesoro”, mi era venuto in mente mentre scrivevo.
      Grazie Paolo per i tuoi gentili e magnanimi commenti.

  9. Mario Reply

    La mia generazione leggeva, romanzi e fumetti, ha avuto a che fare con le epopee piratesche, con Spugna e poi con Doppio Rhum e Salasso… nella testa di ragazzino il rum era uno dei personaggi di quelle storie… leggendo ho avuto dei flashback, più che vedermi sorseggiare un liquido ambrato da adulto, mi sono ritrovato bambino…

    1. Rino Reply

      Non è una bella sensazione ritrovarsi con ricordi infantili? Onestamente, mentre scrivevo, avevo in mente proprio i libri della mia infanzia…..
      Grazie Mario del tuo commento.

  10. Marta Borsellino Reply

    Bellissimo racconto, di una bevanda ambrata che mi ricorda momenti giovanili di compagnia e il gusto oltrepassare il muro del “proibito”. Sei capace con le parole a creare immagini e spolverare ricordi. Grazie Rino

    1. Rino Reply

      Grazie Marta … allora hai provato anche tu il rum? oramai non è più “muro del proibito”, è il punto nel quale prendersi una pausa per se. Grazie a te del tuo commento e per come leggi ogni mese i miei racconti.

  11. Aldo Reply

    Oltre a un buon bicchiere di vino (con moderazione) , non ho mai amato l’alcool ma leggendo il tuo articolo sul rum un cicchettino me lo farei. Anche non disdegnerei di gustare un babà al rum. Potere della scrittura! che contagia e ti mette in movimento. Grazie, Rino.

    1. Rino Reply

      Verissimo, la scrittura contagia e mette in movimento. Il babà al rum è un buon inizio per bere con moderazione…
      Grazie per i tuoi commenti e per leggere il blog.

  12. laura martini Reply

    Ciao Rino, il tuo racconto è arrivato in coincidenza a un regalo di un amico dalle Mauritius Island “The Arcane grand amber pure cane rum extraroma “, appena lo gusteremo penserò alle sensazioni e ai ricordi che sei riuscito a trasmettere con la tua scrittura, certa che già al primo sorso il mio cuore farà rum rum
    Non ho ancora bevuto, ma non sono abituata ai superalcolici!!!
    Un abbraccio Laura

    1. Rino Reply

      Cara Laura, direi un regalo di prestigio. Ti auguro di gustarlo e di assaporare le assonanze aromatiche che ti ha ispirato la lettura. Lo degusterai in bicchiere di prestigio e….poi mi racconterai te come è stata la sensazione.
      Un caro abbraccio Laura

  13. Roberto Reply

    Che dire?
    Hanno già scritto tutto quello che avrei voluto scrivere io.
    Mi limito, perciò, a ringraziarti per le emozioni, i colori e i profumi che evochi in chi ti legge.

  14. Francesco Caselli Reply

    Caro Rino, mentre leggevo il tuo racconto nella mente sentivo l’odore dei vecchi libri di Salgari che da adolescente leggevo per immergermi negli esotici paesaggi delle Antille e della Malesia. Poi ho conosciuto Hemingway e i fumetti di avventura, e ancora li leggo. Non amo particolarmente il Rum (o Ron), ma esso è estremamente evocativo, mi ricorda il viaggio a Cuba, le passeggiate sul Malecòn dell’Habana, i pomeriggi noiosi e quindi belli a Pinar del Rio. Grazie per questo tuffo nei ricordi.

    1. Rino Reply

      Bravo Francesco, si può scrivere sia rum che rom, come i puristi della lingua talvolta scrivono whisky o whiskey, e mi dicono che la differenza sta solo da quale area geografica scrivono…un pò come “arancine” o “arancini”. Sono contento che i racconti di bradipodiario/extra rievochino, nei lettori, ricordi ed emozioni.
      Un caro saluto amico caro

  15. Dario Reply

    Grazie Rino per aver dato a questo racconto i colori di un bellissimo quadro, l’arte di raffigurare immagini con parole scritte è un dono, e un talento di chi ha investito in molti viaggi, in molte letture in molta cultura, i miei complimenti.

    1. Rino Reply

      Grazie caro Dario per il tuo commento al racconto. Viaggiare è sempre un punto di arrivo geografico ed un punto di partenza esperienziale.
      Un caro saluto

  16. SIMONE GASTALDI Reply

    Grazie per questo racconto dove si percepisce il sapore, l’odore del rum ma soprattutto l’aria di lotta e di fatica e nel sorseggiarlo o nel berlo tutto d’un fiato si ha davvero la sensazione di unione e di quasi fratellanza. Insomma con un bicchierino di rum tutto cambia e unisce. Grazie per le tue parole.

    1. Rino Reply

      Grazie per il tuo commento che calza perfettamente con lo spirito del mio racconto caro amico..
      vediamoci quanto prima per una birra e un sorso di rum insieme

  17. CLAUDIO CAVALIERI Reply

    Grazie caro Rino, mi sono sentito immerso in un mondo di colori, suoni e sapori sempre diversi ma sempre molto caldi ed umani.
    Stasera berrò rum e fumero’ sigaro cubano in tuo onore….

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