Il Condominio
Dei Cuori Infranti

di Angela Melis

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All the lonely people/Where do they all come from?/All the lonely people/Where do they all belong? (Eleanor Rigby – The Beatles)

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La canzone dei Beatles Eleanor Rigby, contenuta nell’album Revolver del 1966, riflette sulla condizione della solitudine che colpisce chiunque, a prescindere dall’età, dallo status sociale o dalla provenienza geografica.

Anche Asphalte (2015) del regista e sceneggiatore Samuel Benchetrit è incentrato sul tema della solitudine, intesa come condizione umana universale. Il film è basato su alcuni racconti presenti all’interno del primo volume della autobiografia di Benchetrit, Les chroniques de l’asphalte. Il titolo in italiano, Il condominio dei cuori infranti, non rende giustizia a questa commedia brillante, “tenera e sorprendente” come recita il trailer, incentrata sulle storie di alcuni eccentrici personaggi che vivono in un condominio, sito in una grigia e desolata banlieu francese.

La riunione condominiale che apre il film, indetta dagli inquilini per la sostituzione dell’ascensore non funzionante, ci presenta subito il personaggio di Sterkowitz (Gustave Kervern), aspirante fotografo e l’unico ad opporsi all’acquisto di un nuovo ascensore, in quanto ritiene questa spesa inutile vivendo lui al primo piano. Tuttavia, a causa di un bizzarro incidente, sarà costretto a servirsi  dell’ascensore e lo farà di nascosto dai suoi vicini. Nelle sue incursioni notturne farà la conoscenza di un’infermiera (Valeria Bruni Tedeschi) spacciandosi per un fotografo di professione.

John McKanzie (Michael Pitt) è un astronauta che atterra sul tetto di questo condominio. Spaesato e impaurito busserà alla porta di madame Ahmida (Tassadit Mandi), una signora di origini algerine che l’ospiterà per qualche giorno. John non ha nessuna conoscenza della lingua francese, così come Ahmida non ha dimestichezza con l’inglese. Sarà la televisione, in particolare una celeberrima soap opera trasmessa a livello mondiale, a creare un primo dialogo tra loro.

E infine Charly (Jule Benchetrit), un adolescente che vive con sua madre ma trascorre gran parte del suo tempo da solo. Nell’appartamento di fronte arriva Jeanne (Isabelle Huppert), un’attrice di mezza età in crisi, sia professionale che sentimentale. Superata l’iniziale diffidenza della donna, Charly viene invitato dalla donna a vedere un film in cui lei è protagonista.

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Il film è stato realizzato in formato 1:33 (formato quadrato) e questo contribuisce a creare un’atmosfera ancora più intima avvicinando, fisicamente e emozionalmente, non solo i personaggi tra di loro, ma anche noi spettatori a quanto accade all’interno del condominio. Anche la realtà di questi sei personaggi viene filtrata attraverso uno schermo: quello della macchina fotografica per quanto riguarda Sterkovitz e l’infermiera, della televisione riguardo John e Ahmida, e quello del cinema per Jenne e Charly. Il regista, attraverso questo stratagemma, ci introduce lentamente alla dimensione interiore dei personaggi, i quali, a loro volta, conoscendosi l’uno con l’altro, approdano ad una conoscenza profonda, sia di se stessi che dell’altro, nonostante il breve lasso di tempo in cui si svolgono i fatti.

La solitudine (e l’isolamento) di questi personaggi è il filo conduttore del film. I dialoghi sono piuttosto ristretti, quello che sembra contare è il riconoscere nell’altro la propria esperienza e sapere di non essere soli. Sono solitudini che non solo si intrecciano, ma si incassano le une con le altre alla ricerca di una nuova speranza, e non c’è niente che ostacoli la conoscenza, né le barriere linguistiche, i limiti fisici o la differenza generazionale. È una commedia sull’umanità, quell’umanità che chiede di essere ancora umana.

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Il film è disponibile su Amazon Prime

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Foto: pexels.com

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I Lentometraggi ritorna martedì 4 luglio

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