Il Ciclista Della Memoria

di Guido Bigotti

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Di partigiane/i ne sono rimasti pochi. Diventiamo la loro memoria, la loro voce, per le nuove generazioni: “Schiena dritta e sguardo verso le stelle” (Carlo Smuraglia)

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Cari amici di “Diario delle Bicicletta” come ultimo appuntamento di questa stagione vi propongo un’ intervista a Giovanni Bloisi,“Ciclista della Memoria”, un amico che mi ha dato tanto con i suoi racconti e con i suoi viaggi.

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Giovanni, per prima cosa ti chiederei di presentarti brevemente a chi ci legge.

Sono nato a Carbone, in provincia di  Potenza, e vivo a Varano Borghi, in provincia di  Varese,  dal 1964. Mio padre aveva girato mezzo mondo per cercare lavoro e alla fine ci siamo fermati qui.

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Sei un 69enne solo all’anagrafe e i nostri lettori, seguendo questa intervista, scopriranno perché.

Pratico alpinismo e bicicletta, forse per questo ho ancora un buon fisico. Recupero molto in fretta la fatica fisica.

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Hai sito internet o pagine social da dare ai nostri lettori?

Ho un sito, che v’invito a visitare, questo è il suo indirizzo ciclistadellamemoria.com

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Hai una grande passione per la montagna: da tanti anni sei iscritto al CAI, il Club Alpino Italiano; hai praticato escursionismo, alpinismo e scialpinismo, attività che ami svolgere ancora adesso.

Ho camminato tanto su tutte le montagne italiane, compreso l’Etna e dal 2 aprile al 16 aprile 2023 sono stato in Norvegia a fare scialpinismo.

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Dopo aver camminato per tanti anni su tutto l’arco alpino, dal Monviso al monte Canin sul confine con la Slovenia, hai deciso di iniziare a fare viaggi, sempre a piedi, in luoghi inerenti alla Memoria, per cercare di mantener vivo il ricordo, attraverso la diffusione della conoscenza di fatti tragici causati  dalle guerre, dalla violenza, dal razzismo. Hai poi proseguito “Viaggi della Memoria” con la bicicletta, fino ad allora utilizzata ai fini dell’allenamento o per  piccoli viaggi sui passi alpini, sulle montagne e nelle valli intorno al Lago Maggiore.

Nel 2008 hai fatto il tuo primo viaggio, che hai chiamato “Il ritorno a casa”: dopo 37 anni sei tornato in Basilicata, a Carbone, luogo natio dei tuoi genitori, partendo dal paese in cui vivi, Varano Borghi in provincia di Varese, percorrendo la dorsale appenninica dal Passo delle Radici sopra Sassuolo, fino ad arrivare a Carbone nel Parco Nazionale del Pollino. In quel viaggio a ritroso nel tempo, hai portato idealmente con te la valigia di cartone e la storia di tante famiglie come la tua, costrette ad emigrare, costrette a fare i conti con l’intolleranza. Ci racconti qualcosa tu di tutto questo?

Il ritorno a casa volevo farlo a piedi. Premesso che io non avevo detto niente a nessuno di questa mia idea,  il sindaco del paese dove vivo ha preso contatto con il sindaco di Carbone dove sono nato e dove sarei arrivato, per organizzare un evento sia alla partenza che al mio arrivo. Ho saputo tutto  questo dopo che i due sindaci si erano mesi d’accordo. Alla fine per ottimizzare i tempi sono andato in bicicletta, ho percorso la dorsale appenninica passando da paesi dove l’immigrazione è stata quasi totale, ho parlato con molte persone anziane che mi raccontavano della lontananza dei loro figli e dei nipoti che non avevano la possibilità di vederli crescere, tutte queste storie mi hanno creato uno stato d’animo pieno di rabbia e di disperazione nell’ ascoltare queste storie di vita reale.

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I viaggi sono poi proseguiti. Nel 2009 Basilicata Coast To Coast, nel 2010 in Sardegna per Massimo Bortolas. Ci racconti la storia di Massimo e dire cosa ha rappresentato per te questo viaggio e cosa ha soprattutto rappresentato per Massimo che tu abbia fatto questo?

Il viaggio in Sardegna l’ho dedicato al mio amico Massim, che vive in carrozzina a causa di un incidente. Lui sognava la Sardegna, ma nelle sue condizione era impossibile portalo. Allora gli ho proposto che sarei andato io in Sardegna in bici e gli avrei raccontato giorno per giorno  telefonicamente il percorso che avrei fatto in modo che lui viaggiasse con me, così e stato.

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Nel 2011 “150 anni dell’ Unità d’Italia”, nel 2013 “Il Viaggio della Memoria ad Auschwits per la Shoah”, nel 2014 “La Grande Guerra: I luoghi Sacri sulle Alpi. Nel 2015 “Operazione Overlord: Lo sbarco in Normandia”. Nel 2016 “Sciepoli e i Bambini di Selvino”. Nel 2016 “I Campi di Concentramento e di Sterminio dei Tedeschi”. Nel 2017 “In Israele alla ricerca dei Bambini di Selvino”. Nel 2019 “Sulle Orme del Capitano Enrico Levi”. Ancora nel 2019 “ Sulle Rive del Don per i Ragazzi dell’Armir”, “In Ricordo di Marzabotto” e nel 2020 “Le Stragi Nazifasciste nell’Ossola e in Val Sesia” e sempre nel 2020 “A Brescia per ricordare Tino e Adele due veri pacifista, Ciao Carla nel 2020,  Milano Piemonte e Aosta nel 2021, nel 2022 Piemonte e Liguria e al Lago Maggiore e di Mergozzo. Tutti viaggi legati al ricordo e alla memoria. Cosa ci puoi raccontare di queste intense esperienze?

I motivi sono tanti, il più importante è studiare la storia viaggiando in bicicletta.

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Cosa ti ha spinto a fare tutto questo e cosa ti lasciano nell’anima e nel cuore queste “imprese” solidali?

La spinta maggiore è stata di rendere omaggio a tutte queste persone  morte, che hanno lottato per un mondo libero e di pace per non dimenticare le loro famiglie il dramma che hanno vissuto. Noi oggi godiamo delle loro conquiste,  chi è morto per la libertà  non ha potuto  vedere  come noi oggi stiamo bene e godiamo del loro sacrificio, a volte dimenticando tutto o ancora peggio facendo finta di niente. Per questo bisogna dire grazie e non dimenticare mai. Con la mia bicicletta cerco di sensibilizzare soprattutto i giovani nelle scuole dove vengo accolto con entusiasmo.

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Prossimo “Viaggio della Memoria”?

Viaggio delle stragi nazi fasciste in Italia Ho terminato di viaggiare nel nord Italia, per completare il progetto mi resta di viaggiare in centro e sud Italia. Ho un progetto di viaggio che sto sviluppando in questi giorni che riguarda l’Europa. Viaggiare nei luoghi dove sono state installate le panchine Europee per far conoscere la storie di Enrico Rossi ed Altiero Spinelli, messi in prigione a Ventotene da Mussolini perché antifascisti. Collaborando insieme in carcere hanno ideato l’Europa Unita.

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Se dovessi lanciare un messaggio per le giovani generazioni, di quello che hai fatto e di quello che fai, cosa diresti  agli amici di ”Bradipodiario”?

Il messaggio che mi sento di lanciare, partendo dal presupposto che le guerre fanno schifo, è di pace e rispetto verso tutti, di non essere indifferenti, perché è la cosa peggiore che un essere umano possa fare. Di non dimenticare mai gli orrori del passato e di difendere sempre la libertà  a tutti i costi. di stare attenti perché dietro l’angolo c’è sempre qualcuno in agguato che vuole prendere il potere per poi imporre le proprie idee autoritarie. E come diceva Giorgio Gaber molti anni fa: la libertà non è uno spazio libero libertà e partecipazione.

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Foto: Giovanni Bloisi

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Diario Della Bicicletta ritorna a settembre

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7 Comments

  1. Graziano Pallavolo Concorezzo Reply

    Bellissimo articolo grande storia da raccontare soprattutto ai giovani per far capire quante cose belle ci sono da fare nella vita. Altro che Influencer

  2. Maria Rita Reply

    “… imparare la storia andando in bicicletta…” faticoso e affascinante insieme! Ma c’è di più: “ricordare quanti hanno dato la vita per un mondo di pace e libertà…”. Un progetto pensato, studiato, amato, attuato, con umiltà senza sogni di gloria: i sindaci, dalla partenza all’arrivo vogliono festeggiare l’evento, ma a lui importa solo vivere e imparare. Per non essere indifferente. Bella persona! (“altro che gli influencer…”) come dice Graziano.

  3. Andrea Bertini Reply

    Grande Giovanni, persona meravigliosa,e Grazie Guido con la tua intervista di avercelo fatto conoscere.Un Abbraccio

  4. Gianluca Alzati Reply

    Bellissimo articolo! Grazie Guido, ci hai fatto conoscere una persona veramente interessante di cui condivido gli ideali.

  5. Paola Morich Reply

    Complimenti al Sig. Bloisi che, grazie alla sua passione per la bicicletta, ha intrapreso un percorso storico, culturale, di ascolto e di accoglienza non indifferente.
    Sarebbe bello poterlo incontrare per capire così si articola il progetto che porta nelle scuole perché potrebbe essere una idea portamelo nelle scuole di Novate Milanese, città dove abito. Se c’è qualche possibilità, Guido troverà il modo di metterci in contatto.

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