Desiderio

di Giuseppe Rissone

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Un bisogno spirituale per ricucire una storia del passato

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La Treccani così recita alla parola desiderio: Sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale. Nel mio caso sottolineo la parte finale: un proprio bisogno… spirituale. Erano decenni, esattamente dal mese di luglio del 1974, che desideravo appagare un particolare bisogno spirituale, legato ad una persona – un vicino di casa, esattamente al piano di sotto – che nella mia infanzia, é stata una fonte affettiva determinante per la mia formazione. Di lui ho già parlato in queste pagine, di conseguenza non intendo ripetermi e v’invito a leggere l’articolo che lo riguarda.

Tutto ha inizio – come annunciato – nel mese di luglio del 1974, proprio durante i mondiali di calcio giocati in quella che era l’allora Germania Ovest, e vinti dalla squadra di casa che batté in finale l’Olanda di Cruijff per 2 a 1, proprio in quel giorno, mentre trascorrevo le mie vacanze estive in quel di Chiavari, ritornava alla casa del padre il mio vicino di casa.

Ricordo ancora benissimo a quasi cinquant’anni di distanza, la telefonata di mio padre che annunciava la sua morte, e la mia disperazione a cui si aggiungeva al diniego dei miei genitori di partecipare al funerale, così da quel giorno ho coltivato il desiderio di salutare questa persona cara, come ricucire, almeno in parte, uno strappo.

Nel giro di poco tempo, ho saputo che era stato seppellito nel cimitero del suo paese natio, Felizzano in provincia di Alessandria, e non avendo una particolare piacere nel frequentare i cimiteri, non credo molto nella loro funzione, una persona amata e cara rimane nei nostri cuori e nei nostri ricordi senza dover recarsi davanti ad una lapide, e aggiungo per chi crede, che ognuno di noi lasciata la vita terrena, sia nelle mani di Dio, e tutti i riti – lumini, immagini, etc… – che noi rimasti spesso pratichiamo oltre che a giudicarli inutili mi procurano fastidio e imbarazzo, naturalmente è una mia personale scelta e non ho nulla contro chi si comporta diversamente.

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Per Roberto – non il suo nome bensì il suo cognome – ho fatto un’eccezione, e da quando sono a casa e con meno impegni lavorativi, ho espresso il desiderio di recarmi a Felizzano, prima ho contattato il Comune per avere la certezza che la sua salma fosse ancora presente nel cimitero, a risposta positiva, nella giornata di ieri ho finalmente esaudito questo mio desiderio, ho ricucito lo strappo.

Tralascio alcune annotazioni sul viaggio, sul paese di Felizzano, sugli incontri fatti, sulla difficoltà nel trovare la strada per il cimitero, distoglierebbero dal senso di questo ricordo, potrebbero al limite essere annotazioni per un articolo futuro.

Concludo con una sensazione, trovandomi davanti alla lapide di Roberto, ho sentito come di aver compiuto un dovere, e cogliendo alcuni fiori di campo ho salutato chi ha accompagnato per diversi anni la mia infanzia, con attenzione, regali, momenti ludici e trasmettendomi l’amore per i gatti.

Il tempo che passa sicuramente modifica i nostri ricordi, le nostre percezioni, nel mio caso sono passati esattamente 49anni, solo piccole sfumature sono risultate errate, il resto l’ho vissuto come se fosse accaduto ieri, a dimostrazione che quando i rapporti sono sinceri, veri, vissuti non c’è tempo che possa cancellarli.

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Questa piccola storia quotidiana racconta di una mia personale ricucitura, o meglio di aver chiuso una porta rimasta per molto tempo aperta, allo stesso tempo fa da pausa a questa rubrica, non mi resta che ringraziarvi per l’attenzione, auguravi una serena e riposante estate  per il corpo e per la mente, a rileggerci tra due mesi augurandomi di farvi cosa gradita.

Se avete desideri, strappi da ricucire, non dimenticate di riportarli alla luce, faranno molto bene alla vostra mente, e anche il vostro cuore ve ne sarà grato.

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Foto: Giuseppe Rissone

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Piccole Storie Quotidiane ritorna a settembre

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