I Soprannomi

In ogni piccolo paese, i soprannomi, sono un vero brand che ti porti dietro a vita (e oltre)… sbeffeggio – in senso bonario – esaltazione delle qualità…

Ogni piccolo paese italiano vive sulle tradizioni. Regole, spesso non scritte, che scandiscono la vita di ogni giorno. Sono al tempo stesso un limite e un certezza. Quella sicurezza che significa casa, pace interiore e stabilità. Di sicuro per elencare tutte queste tradizioni non basterebbe una sola puntata della rubrica “Paese mio che stai sulla collina”.
Stavolta volevo parlare dei soprannomi, vero brand che ti porti dietro a vita (e oltre), spesso anche al di fuori del paese. Montefiore dell’Aso non ne è esente. L’origine, talvolta è sconosciuta, oppure è da ricondurre al lavoro che caratterizzò i tuoi avi, a vicende più o meno fortunate, alle zone di origine di una particolare casata.

Si spazia dallo sbeffeggio, in senso bonario, all’esaltazione di particolari qualità (anche sopraffine). Segno dei tempi nei quali l’artigianato e il mestiere in senso stretto ti segnavano, quando nascendo in una famiglia ad esempio di calzolai dovevi seguire le orme di padri e nonni.

Senza dubbio l’appellativo più gagliardo è fattore o fattò nel dialetto locale. Riferito a cavallo tra le guerre e il boom economico a colui che dirigeva le locali tenute agricole; rapportato a oggi un quadro aziendale potemmo definirlo. In aggiunta Marì de lo Prelato, riferito a una signora che si adoperava per aiutare il parroco paesano nelle funzioni religiose.

E poi Sduze, Pesove, Coppari, Sfraje, Frasca, Ferrazze (lavoratori legati all’arte del ferro), Crello, Lu Fermà (chiaramente legato alle origini fermane), Ripanittu, Pannellitte, Verdenillu
E chi più ne ha più ne metta. Questo è solo un piccolo antipasto di personaggi montefiorani…
Perché chiamandosi per soprannome le distanze si riducono e una risata è capace di spezzare e lasciare per qualche minuto alle spalle quelli che sono i problemi della vita, magari con due battute, sorseggiando al Bar Maurilio un bel caffè. Di fronte al belvedere Adolfo de Carolis (a proposito anche gli artisti hanno un soprannome e per lui è Pulà) dove si incrociano mare, colline e montagne.

RINALDO BELLEGGIA

Foto: collezione privata Gianfranco De Carolis – fotcommunity.it

Paese Mio Che Stai Sulla Collina ritorna lunedì 18 novembre

One Comment

  1. Umberto Scopa Reply

    simpatico contributo …sui soprannomi si apre un universo… io ero soprannominato “granadél”, cioè la traduzione del mio cognome in dialetto ferrarese che suona anche bene ed è uno dei pochi casi in cui cambio è favorevole, ma conosco uno che tutti chiamano serenamente “veleno” (indica uno da prendere con le molle), poi picchio (naso a forma di becco), svicolone (molto alto e un pò scoordinato), “masegna” (in italiano macigno, può alludere sia alla pesantezza che alla lentezza, i soprannomi indugiano spesso sulle “virtù”), poi ci sarebbe uno che lo chiamavano Telefunken solo perchè aveva la testa grossa.. e insomma se uno ci pensa quanti ne escono .. saluti

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