Ferrovia

di Giuseppe Rissone

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Corre – senza esagerare – il treno, evocando ricordi e sensazioni piacevoli

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Se vi dico treno immagino e sono sicuro che la parola vi evocherà canzoni, film, libri, viaggi, e allo stesso tempo porterà alla vostra memoria le deportazioni di migliaia di persone nei campi di concentramento, attentati con centinaia di morti, incidenti e deragliamenti vari, le migrazioni interne al nostro paese del secolo scorso e per ultimo, in senso cronologico, la strage di Brandizzo.

Per quanto mi riguarda il treno mi riporta all’infanzia quando per la prima volta ho preso il treno per recarmi al mare; evoca in età adulta decine e decine di gite fatte con la mia famiglia, e per ultimo e per un breve periodo anche il mezzo di trasporto con cui recarmi al lavoro. E naturalmente il treno inteso come gioco, chissà quanti di voi hanno tenuto tra le mani i vagoncini della Lima o della Rivarossi.

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Perché vi parlo di treni? Il tutto nasce da quello che vedo dalla finestra da circa dieci giorni, tranquilli nessuna strana opera ingegneristica ha trasformato la mia zona di residenza semplicemente mi trovo al mare, precisamente a Chiavari, e dalla mia temporanea abitazione vedo la distesa dei binari della direttrice Genova-Livorno, e leggermente in distanza intravedo la stazione. I passaggi sono abbastanza frequenti, compresa la notte, i fischi, i rumori identificativi e caratteristici non mi creano fastidio, aggiungo che la stazione è a poche centinaia di metri, e quando passano sotto la mia finestra, sia in arrivo che in partenza, la loro velocità è moderata.

Sono abbastanza convinto che ognuno di noi porti nella propria mente i vissuti dei nostri antenati, mio nonno materno, era un macchinista, prima su treni a vapore sulla linea Torino – Torre Pellice, in seguito sulla Torino – Milano, sarà per questa eredità che il treno rappresenta il mezzo di locomozione preferito, escludendo la cosiddetta alta velocità…

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Evitando di essere retorico, banale, melenso – promessa che non manterrò, a voi decidere leggendo – alcune considerazioni legate al mio essere un discreto utilizzatore:

– Il treno era sinonimo di collegamento tra vicini di casa: Cancellato

– Il treno era un mezzo economico: Soppresso

– Il treno era sinonimo di ritmo lento – in alcuni casi troppo – tanto che un locomotore degli anni ’70 aveva come simbolo una tartaruga: Deviato

Le linee soppresse in Italia sono decine, con i conseguenti disagi, e congestione delle strade, inquinamento, sembra quasi che ci sia un totale disinteresse per le piccole e medie località – che rappresentano in realtà la stragrande maggioranza dei luoghi di residenza degli italiani – per privilegiare le grandi distanze e collegando quasi esclusivamente le grandi città.

La Liguria e un susseguirsi di piccoli borghi e piccole città, da Ponente a Levante, tutta la costa è coperta dalla ferrovia, da Ventimiglia a Sarzana, il progetto fu deciso con apposita Reale Legge del 27 ottobre 1860, ma la sua realizzazione, a causa dell’impervia costa ligure, si rivelò tra le più difficili e costose del periodo, nello specifico il tratto che vedo dalla mia finestra risale al 1870. Chiavari è attraversata per tutta la sua lunghezza dalla ferrovia, è il mio ricordo va quando questa era intervallata da diversi passaggi a livello – ora sostituiti da sottopassi – dove alle volte si sostava per diversi minuti, chiacchierando con chi era in attesa che le sbarre si alzassero, e guardando chi non attendeva il passaggio del treno, e attraversava con una certa imprudenza, cosa che ho fatto anch’io rare volte, ma questo non mi assolve…

Nel corso degli anni si è più volte ventilata l’ipotesi – in parte realizzata a Ponente – di spostare la ferrovia a monte, liberando gli abitati da stazioni, sottopassaggi e rumori – qui a Chiavari, nel tratto sino a Sestri Levante, alcuni mesi fa è stato proposto d’installare dei pannelli fono assorbenti – ad oggi solo sospeso e non cancellato – la cittadinanza si è organizzata in un comitato per scongiurare quello che a mio modesto parere sarebbe uno scempio paesaggistico. In questo tratto – e immagino in molte altre zone del nostro paese – la ferrovia non è solo un collegamento ma è un’attrattiva turistica. Una ferrovia spostata a monte priverebbe della vista della costa e di raggiungere facilmente incantevoli luoghi. Con tutta la mia forza dico no e se questo dovesse mai accadere m’impegnerò con tutti quelli che lotteranno per il no.

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È evidente che ci troviamo in una zona turistica, utilizzare il treno per raggiungere località famose in tutto il mondo – basta citare le Cinque Terre – è sicuramente il mezzo più comodo, peccato nel vedere molte di queste stazioni abbandonate o comunque in cattive condizioni, non sono un bel biglietto da visita per le migliaia di turisti.

Con estremo piacere, la scorsa domenica, complice la giornata con temperature estive, ho percorso il breve tratto tra Chiavari e Santa Margherita Ligure, la sorpresa è stata vedere le stazioni affollate, e scoprire che il treno può e deve essere un ottimo mezzo per una gita, per visitare le nostre bellissime località, città o piccoli borghi, Trenitalia permettendo…

Tutte le volte che prendo il treno per scendere in Liguria, nello specifico nella costa di Levante, e precisamente nel Tigullio, ed esattamente a Chiavari – lo faccio dal lontano 1963 – non vedo l’ora di vedere tra una galleria e l’altra comparire il mare – per molti anni questo mi procurava un subbuglio piacevole, quasi d’incredulità nel ritrovarmi in quei incantevoli luoghi. Il ritorno verso Torino era ed è – con la differenza che in passato sapevo che per un anno non sarei tornato, adesso ritorno diverse volte l’anno e sto progettando di viverci buona parte dell’anno – sinonimo di tristezza, che aveva l’apice quando dal finestrino vedevo le ultime case di Chiavari e il treno entrare in galleria in direzione Zoagli.

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Ho aperto questo articolo sottolineando quante cose possa evocare il treno, cosí ho deciso di concludere invitandovi ad ascoltare Lampo (sogno di un macchinista ferroviere) di Ivano Fossati, leggendo questa parte del testo per comprendere cosa significa il treno in queste zone: Passa l’acqua di uno stagno/Veloce di fretta, va via/La piazza del borgo, il ponte/Il vicolo di fronte, la trattoria che conosco… Buca la montagna questo muso cieco/E sbuca là di fronte/Dove aspettano i bagnanti alla sbarra/Sul mare che scintilla, brilla/Passa il campanile di Sant’Anna, accidenti come vola/Come viaggia all’indietro, come corre via…

Non smetterò mai di amare il treno, di amare queste zone affacciate sul mare, e ringrazio di essere stato in questa casa che mi ha permesso di poter vedere dalla finestra la ferrovia, con i suoi sinuosi binari, con i suoi rumori, con l’auspicio che tutto questo non rimanga un ricordo in un polveroso museo locale…

É come promesso sono stato retorico, banale e melenso….

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Foto: Giuseppe Rissone

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Piccole Storie Quotidiane ritorna martedì 24 ottobre

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3 Comments

  1. Caterina Oddenino Reply

    Questo articolo mi riporta insietro nel tempo, quando viaggiava con mia madre in treno. Andavamo da Nichelino a Candiolo.a trovare mia nonna. Non vedevo l’ora di partire. Ancora oggi mi piace viaggiare in treno. Il treno attraversa città e pianure, passa attraverso le montagne e va al mare. Il treno fa ancora sognare molte persone e questo mi conforta. Mi piace vedere le persone che salgono e scendono; osservare i loro volti pensierosi o sorridenti; gli occhi che guardano fuori dal finestrino e le mani appoggiate in grembo.

  2. Enea Solinas Reply

    Da utilizzatore di treni ad alta velocità – contraddizione peccaminosa per un bradipo – evidenzio (auto) criticamente questa metropolitana tra snodi e città metropolitane del bel Paese, che molto ha sottratto e deviato nel più complesso sistema Trenitalia, a scapito di linee locali di breve e media percorrenza, spesso destinate a pendolari, studenti e “vicini di paese”…
    Inscatolati in convogli stagni e aerati con condizionatori. Stabilizzati dalla tecnologia dei materiali che non ti danno la possibilità di renderti conto di viaggiare a 250 o 300 km/h la coabitazioni sociale e fauna umana è anche molto diversa, tant’è che è assai più frequente distrarsi o dialogare con un dispositivo elettronico che non con il vicino di sedia. Ma questo è un fattore contemporaneo e fenomeno che si riscontra anche sui mezzi pubblici cittadini.
    Comunque le parole di Fossati paiono preistoriche o più probabilmente è alienazione da alta velocità.
    Rimedio parzialmente alla confessione e autocritica, rievocando le prime volte che ho utilizzato un treno (e che quando è attivo utilizzo ancora oggi) della linea (oggi sfm) Torino-Germagnano-Ceres per raggiungere paesino dopo paesino, le valli di Lanzo. Ecco per me il treno, senza nostalgia ma con inquieta e un po’ melensa affezione è e resta quello.
    Anche i pendolini (oggi Regionali Veloci) per quanto più sobri, e rumorosi e popolari, li trovo sbrigativi e condannati a supplire un ritmo che non è il loro. Già troppo rapidi e bruschi nelle riprese per essere considerati “treni”.
    Alcuni Regionali in alcune tratte d’Italia hanno ancora una funzione di collegamento tra paesini altrimenti destinati all’oblio.
    E conservano nella fauna dei loro utilizzatori un aria di paesaggio comune e di servizio e trasporto umano.
    Non è solo il fattore velocità o accelerazione. È un sentire e compatire che scarta sempre qualcosa. Inattuale, non contemporaneo e non vissuto o vivibile.
    La mia dissociazione è sempre più conclamata.
    Mi adeguo con rattristato disagio.
    Ecco, ho battuto l’autore dell’ articolo per retorica e melensaggine. E per di più rassegnata diffidenza al mondo d’oggi.
    Come evidenziato in altri commenti.

    Vi do un segnale di speranza: è intenzione di un progetto europeo di cui vanno recuperate le tracce trasformare certe linee ferroviarie minori in strade ciclabili o pedonabili per mezzi più individuali e personali ma di sicuro più lenti.
    Più che una speranza è una curiosità: che fine ha fatto quel progetto?
    Una prossima puntata di questa rubrica ne indagherà le prospettive.
    Sono certo che con un governo ecosensibile e solidale come quello attuale, un’ idea del genere derubricherà il ponte sullo stretto e l’alta velocità Torino Lione.
    In un batter d’occhio!
    Altro che Lentezza. Pura e pia illusione.
    La speranza è sempre l’ultima a morire.
    Ho dei dubbi sul fatto che sia sopravvissuta al 5G

  3. Giuseppe Reply

    Vi ringrazio per i vostri preziosi commenti. Oggi ho toccato con mano, recandomi a Bonassola, quanto Trenitalia abbia poco interesse per queste linee cosiddette secondarie, tra l’altro stracolme di turisti provenienti da ogni parte dell’Europa.

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