Contro L’Automobile

E’ più facile immaginare la fine del mondo che un mondo senza automobili?

⇒ di Giuseppe Rissone Tempo Lento

Per raccontarvi la terza storia lenta, mi sono recato – come sempre virtualmente – a Milano per incontrare Andrea Coccia, giornalista pubblicista, nato nel 1982 nella città meneghina. Co-fondatore nel 2015 del progetto Slow News. Inoltre, ha fondato la rivista letteraria El Aleph, ha collaborato con ilPost.it, Linkiesta, Booksblog, Grazia e Saturno (Il Fatto Quotidiano). È stato redattore della rivista di satira sociale L’antitempo (Premio Satira Forte dei Marmi 2013) e dal 2010 fa parte del collettivo omonimo. È autore del libro Contro l’automobile edito dalla casa editrice Eris di Torino. È proprio questo libro il motivo del nostro incontro. Da sempre poco amante della quattro ruote e non in possesso della patente, ho deciso di acquistare e leggere il lavoro di Andrea Coccia, e le buone aspettative sono state largamente superate; la proposta dell’autore non è utopistica ma perfettamente realizzabile, pagina dopo pagina si entra nell’idea che questa può essere la strada del futuro, forse io non vedrò nulla di tutto ciò, lo auguro alle future generazioni. Da questo incontro virtuale è nata una chiacchierata fatta di semplici domande e risposte sul tema cara automobile sei così indispensabile?

Com’è nata l’idea libro? Io non ho la patente. Non l’ho mai avuta e non ho mai cercato di averla. È tutta la vita quindi che mi scontro contro il fatto che l’automobile non sia affatto quello che dice di essere, ovvero un mezzo di libertà. Vivere senza automobile ti costringe a renderti conto che su di lei, sulle sue misure, sulle sue distanze, sulle sue velocità (che in realtà poi sono molto spesso lentezze), sui suoi costi, sul suo peso e sul suo ingombro abbiamo lasciato che si modellasse tutto il nostro mondo e le nostre vite. Il tema mi ha per così dire “dato la caccia” per anni, anni fatti di discussioni, chiacchierate e a volte persino litigi con le persone che mi stanno intorno, a cominciare dai miei genitori e dai miei amici, alla cui pazienza non a caso ho dedicato questo pamphlet. Tra le migliaia di discussioni sul tema, a un certo punto, ce n’è stata una decisiva, quella con Matilde di Eris Edizioni. Avvenne una sera di fine ottobre del 2018. Il 27, per l’esattezza. Me la ricordo perché avvenne poco prima di una presentazione che dovevo tenere alla Santeria di Milano proprio di un libro di Eris, I sopravvissuti di Hurricane Ivan. Quella sera srotolai davanti a Matilde il discorso che lentamente negli anni avevo costruito, che avevo ripetuto e variato migliaia di volte, e che ormai era solido. Se ne accorse anche lei e qualche tempo dopo mi chiamò per dirmi che non solo volevano farci un libro, ma che volevano aprirci una nuova collana, Bookbloc, composta di brevi pamphlet incisivi e divulgativi. Così nacque l’idea del libro.

– Che tipo di reazioni hai avuto proponendo un tema che definirei “scomodo”? Ho avuto tante reazioni molto positive a questo libro, soprattutto da lettori e librai, e infatti nonostante in pochissimi ne abbiano parlato sui giornali, nonostante non si sia formato nessun tipo di hype attorno al libro e nonostante sia uscito a pochi giorni dallo scoppio della pandemia del coronavirus, Contro l’automobile è andato in ristampa e continua ad essere letto.

Quando l’ho finito era il dicembre del 2019, le auto erano dappertutto intorno a noi e io credevo che fosse un libro praticamente per i posteri. Quando è uscito era la fine di febbraio del 2020, di colpo non si era fermato tutto, le strade erano deserte, perfino le industrie di auto si erano fermate, per la prima volta nella storia. In molti si rendevano conto sia di quanto dall’auto dipendevano le loro vite, sia quanto poco mancava loro guidare, perché il 90 per cento delle volte lo facevano per imbottigliarsi per andare a lavoro. Insomma, è diventato un instant book. Il tema era centralissimo, ma la stampa mainstream continuava a ignorarlo — continua tutt’ora — non mettendo mai in discussione il modello autocentrico. D’altronde è comprensibile: la maggior parte della stampa online e offline campa di pubblicità, e la maggior parte della pubblicità arriva dall’automotive, dal settore energetico, assicurativo.

– Quando scoprono che non ho la patente mi guardano straniti, tu come rispondi alla domanda “come fai a vivere senza automobile? Rispondo che, certo, a causa del fatto che tutti hanno l’automobile e che tutti si sono abituati al fatto che sia normale così, la mia libertà di movimento è limitata, ma dico anche che si può fare, si può immaginare un mondo senza auto, ma bisogna farlo tutti insieme perché il punto in cui l’auto ha vinto, per ora, è stato quello di convincerci che sul tema della mobilità siamo tutti concorrenti, uno contro l’altro, quando invece è vero l’esatto contrario: saremo liberi veramente di muoverci quando saremo liberi tutti. ci si libera dalla schiavitù dell’automobile tutti insieme, o si resta schiavi.

Cosa diresti a un automobilista per convincerlo quantomeno ad usare il meno possibile la quattroruote? Me lo sono chiesto per scrivere questo libro. E per capire come scriverlo mi sono letto i manuali per smettere di fumare, una dipendenza legalizzata che per alcuni versi è molto simile a quella dell’auto. Leggendoli ho scoperto che la chiave per affrontare l’argomento non era dire che l’auto fa male, ma spiegare come l’auto ci rende schiavi. Quindi cosa direi a un automobilista per convincerlo che deve smettere di guidare? Be’, prima di tutto di leggersi il mio libretto. Poi lo inviterei al Birrificio di Lambrate a bersi un’American Magut e a discuterne insieme.

⇒ Foto: Giuseppe Rissone ≈ Prossimo Appuntamento: Lunedì 15 febbraio

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2 Comments

  1. Antonella Reply

    E’ vero che il sindaco Sala, ha proposto un progetto per una città “lenta”, senza auto e parcheggi su strada? Pur non abitando a Milano sono curioso di sapere a che punto è questa proposta, bella e interessant,e ma gli sarà data la possibilità di poterla realizzare? Grazie

  2. Andrea Coccia Reply

    Cara Antonella,
    no, non è esattamente così, anche se Sala e la sua giunta si stanno ispirando molto al modello di Parigi e della città 15-minuti, un modello molto molto interessante che qui a Parigi, dove attualmente vivo, la sindaca Anne Hidalgo sta promuovendo attivamente e su cui ha fatto tutta la campagna elettorale, vinta nel 2021. La giunta Sala è riuscita, per ora, con poche cose ma molto ben visibili e molto ben comunicate a mettere la mobilità al centro del dibattito, disegnando nuove piste ciclabili e promuovendo l’uso della bicicletta, ma ancora non è una politica attivamente in contrasto all’uso dell’automobile. In ogni caso, come tutte le politiche di mobilità, se sarà possibile realizzarla dipende soprattutto dai cittadini.

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