Cambiamenti

di Enea Solinas

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Ci vuol poco a dimenticare come si stava e a scoprire che per cambiare le menti, non basta stare

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Il nostro modo di pensare è fortemente influenzato da come stiamo. Se riusciamo ad ascoltarci accoglieremmo il non rado non sentirci tanto bene, e lo sopporteremmo verso un sollievo.

Proiettare e analizzare all’esterno e all’estremo i motivi e impedimenti di questo non stare bene, non aiuta né ad ascoltarci, né a capire il prossimo come una differenza e un’imprevedibile risorsa, che ci può aiutare a comprenderci. Che può farci riconoscere le nostre qualità in modo più equilibrato, senza sovrastime, né compiacimenti o commiserazioni.

Occorre poi un altro passaggio chiave. Operare in senso inverso, allenati dal dubbio e dall’attenuazione che alleggerisce ogni giudizio avventato, per quanto verosimilmente colga determinati aspetti di noi stessi.

Ma è un passo ancora pigro. Un primo cambiamento è ribaltare – senza pretese rivoluzionarie – l’influenza stessa. Cioè pensare in modo più consono al nostro modo di sentirsi e non avere la reticenza di eluderlo o celarlo. Un passo che produrrebbe un cambiamento non tanto nel modo di pensare, ma di ascoltare, accogliere e modificare di conseguenza il modo di sentirsi e vivere.

Una serie di variazioni sul virus del pensiero come attività involontaria che si condensa talvolta in un cambiamento in atto. Alcuni quando questo sentire lievita verso stati più sollevati, la chiamano pronoia: la sensazione di cogliere all’istante ciò che il mondo offre per perseguire la nostra vita.

Ne deriva una consapevolezza, perché è come essere consci del processo che ha apportato tale cambiamento, senza sentirsi sviscerati dalla maniacale attenzione per ogni singola svolta o contraddizione che ogni processo si porta con sé.

Penso che di ampie vedute e muri opachi quest’epoca trans-pandemica, intarsio e sovrapposizione di crisi che si alimentano vicendevolmente, costringa ad essere più duttili.

E più calmi. Inquieti solo se al cuore di tale inquietudine c’è questa forza gravitazionale stabilizzante. Rotatio e multiplicatio sono operazioni che per la tradizione ermetica si consolidano, sinergiche.

Il cambio di pensiero può ancora essere molto condizionato da talune preoccupazioni esterne e da turbamenti interiori.

Il pensiero dovrebbe rendersi così fluido e mercuriale da cambiare il proprio pensare accogliente in modo costantemente non irrelato dalle situazioni nel quale è implicato. Lasciandosi scorrere le impressioni del  momento addosso, senza echi che generino negatività. E qualora queste si presentassero, operare con un pensiero gestuale e tessitore, una divergenza, un cambio di trama.

Sentirsi in ricerca senza fine predeterminato e in una ricerca senza fine. Vivere ogni istante come il più prezioso, quale ne sia la sfumatura umorale o il livello di energia psicofisica.

E tutto ciò senza incensarsi, perché è comunque dono e grazia che si offre congiuntamente a sé e agli altri.

Questo pensiero non pensante, questa attenzione attiva ma non stressante, questo sognare senza lasciarsi carpire dalla superficie illusoria del sogno, è il dono di questa Cronaca del dopovirus, conclude una lunga riflessione iniziata quest’anno. Prospettive e sogni vengono riplasmati, ricomposti, con nuovi materiali. E anche progetti rimasti accennati, non nascosti, potrebbero essere ripresi, fondandosi su queste consapevolezze.

È un bel modo di sentirsi presente a se stessi e mai alienati dal mondo, dalla natura (di cui io virus fa parte) e dalla società, in questo tempo storico. Che aggiungo conservava invisibili memorie di un tempo extrastorico e transpersonale. Ma questo è un mio credo, una mia interpretazione sentimentale.  

Da millenni ospitiamo tanti microorganismi nelle nostre interiora. Questo dice la biologia. Ci siamo evoluti con e grazie ad essi.

Da millenni ospitiamo tante energie cosmiche che hanno attraversato le generazioni che ci hanno preceduto. E a livello psicologico, impressioni, immagini, eventi e tracce del vissuto delle generazioni che ci hanno preceduto hanno sedimentato un humus, che è bene non osservare o giudicare negativamente, ma come parte a cui attingere con debita attenzione e consapevolezza.

Meglio se con lentezza: perché i processi di trasmutazione avvengono più vividi a fuoco lento e costante. Sono come il ragù della bisnonna, di cui si è perso il sapore ma non la leggenda. 

Da sempre siamo attratti dalle storie perché offrono una sintassi che si riplasma in visione nella nostra memoria.

Anche la Storia insegna. È il primo lascito è il presente. Qui, ora, azione.

Anche il tempo contemplativo ha un suo perché in questo processo: e la contemplazione non è mai stati, immobilismo, congelamento, e lasciarsi irradiare da ciò che ispira vita e vitalità.  

Anche quando contemplo e agisco una resistenza al travolgente corso del Troppo, del superfluo, dell’ottuso.

Il mondo per ragioni quasi sempre di comodo e per interessi particolari e politici, è inibitore verso gli scatti di consapevolezza e i cambiamenti.

In questo cronaca, v’invito a non solo a resistere, ma ad agire, divergere, reinventarvi.

Buoni cambiamenti, buona riflessione e buona Comunità di dopovirus a voi!

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Foto: Enea Solinas

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Cronache Del Dopo Virus ritorna lunedì 13 febbraio

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