Abramo E Soci

di Guido Bertolusso

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Passarono dieci generazioni tra la morte di Noè e la nascita di Abramo

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Abramo “l’amico di Dio”: solo cinque personaggi nelle Sacre Scritture possono fregiarsi di tale titolo, oltre a lui Israele, Beniamino,Salomone e Gerusalemme, ma solo Abramo è citato così anche dagli Arabi nel Corano. Una poco conosciuta fonte midrashica afferma che prima della sua comparsa l’umanità si mostrò assai carente in fatto di pietà e di opere buone, e un passo tratto da un’antica liturgia lo descrive come colui che Dio scelse tra venti generazioni a partire da Adamo.

Nulla si sa di quelle genti ebraiche, se non che fossero sprofondate in un baratro sempre più più profondo di malvagità e depravazione e tutte suscitarono la collera di Dio, tanto che viene da pensare “ma chi glieLo fatto fare a Quello di prendersi così a cuore il genere umano”. Come lo aveva generato dal fango, allo stesso modo poteva annegarlo nel fango, e avrebbe risolto già anche i problemi che sarebbero apparsi nel futuro, o, meglio ancora, avrebbe potuto farLo da subito migliore.

Ma era solo Dio e non un veggente.

Anche la trovata di sacrificare un Figlio incarnato non ha modificato poi di molto la situazione e, anzi, ha dato altri motivi per inventarsi guerre e atroci ritorsioni tra chi non la pensa allo stesso modo, allora e oggi.

A ben vedere la Storia ci insegna che l’essere umano è stato ed è molto più che malvagio e depravato e di questo ne ha fatto la sua cifra distintiva nei secoli, non è essere pessimisti, è sufficiente sfogliare un quotidiano, vedere un telegiornale o leggere un libro di Storia per rendersene conto. Certo la bontà esiste, ma quanto è sempre più rara e difficile da trovare e praticare… E ancora non va confusa con mere operazioni di interesse privato!

Anche la Clemenza del Signore la trovo incomprensibile! Perché la clemenza è la predisposizione al perdono, indulgenza si, ma con misura, non spassionata, ma sotto controllo perché intanto continuerai a sbagliare e a peccare come è nella tua natura di uomo. Perché si deve clemenza al cattivo e il buono e il povero, che è quasi sempre buono non avendo a disposizione tanti mezzi necessari per essere cattivo, non hanno la stessa considerazione? Mi viene da pensare che il cattivo sia blandito perché fa paura e tutti lo si teme e poi il potere in tutte le sue forme è per antonomasia cattivo.

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Era dunque giunto il momento che Abramo, questo “amico di Dio”, facesse la sua comparsa sulla terra, i discendenti di Noè stavano sprofondando in un baratro sempre più profondo iniziando a litigare, uccidersi, nutrirsi di sangue, costruire fortezze muraglie e torrioni, mettere re o capi improbabili e incapaci alla testa della loro gente, scendere in guerra gli uni contro gli altri, popoli contro altri popoli, ed educare alla guerra i propri figli, una storia già vista e rivista lungo tutto il breve cammino dell’uomo sulla Terra. Passano i giorni i mesi gli anni i secoli, ma il genere umano resta instancabilmente e noiosamente immutabile.

Così Tare prese in moglie ‘Enteta’y figlia di Karnabo e Abramo fu il frutto della loro unione. Come in tanti altri casi nella Bibbia il parto non è mai una condizione facile per una puerpera e il suo neonato: sono quasi sempre soli, in condizioni difficili e di pericolo imminente e immanente e non c’è mai un’ostetrica che risponda al telefono, per cui quando giunse il momento la donna in questione fu colta da grande sgomento, lasciò la città e si avviò verso il deserto, luogo ameno e comodo per la possibilità di ottenere un aiuto in caso di bisogno e, percorrendo un vallone (sic!), raggiunse una grotta dove poter partorire tranquilla. Almeno le inopportune visite in ospedale dei parenti diventavano poco probabili!

Alcuni secoli dopo la psicologia e le pratiche ospedaliere suggerirono alla donna di farsi assistere dal compagno, prossimo padre, durante il parto per condividere almeno un po’ l’esperienza di mettere al mondo una nuova vita, ma, forse, sola in una grotta nel deserto la donna si sentirebbe più a suo agio. E lo dico con la convinzione di maschio e di padre!

Nascere e poi crescere con il senso di colpa instillato dalla mamma era già di moda a quei tempi, ma nel caso del povero Abramo forse ‘Enteta’y ci andò giù un po’ pesante perché partorendolo lo rincuorò dicendogli: ”Ohimè, che peccato averti messo al mondo ora che Nimrod è re. Per causa tua egli ha già fatto uccidere settantamila neonati maschi pensando e sperando tu fossi tra loro, e io ho tanta paura che sappia di te e venga a cercarti per trucidarti. Meglio sarebbe che tu morissi in questa grotta, piuttosto ch’io debba vederti ucciso sul mio petto!”.

Cuore di mamma!

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Nimrod fu l’antesignano del re Erode e non per nulla fu tra i capi dei corrotti contro Dio. Suo padre Cus si era sposato in tarda età e per questo Nimrod gli era particolarmente caro in quanto sostegno della sua vecchiaia. A lui donò gli indumenti di pelli con i quali Dio aveva vestito Adamo ed Eva dopo il Peccato originale e che avevano lasciato entrando nudi in Paradiso. Dalla prima coppia questi abiti erano passati a Enoc, da questi a Matusalemme e poi a Noè che li portò sull’Arca; da qui Cam li rubò e li nascose per preservarli per il suo primogenito Cus, il quale li donò al figlio Nimrod al compimento del suo ventesimo anno d’età, e io che pensavo che il riciclaggio degli abiti usati fosse una pratica ben più moderna e strettamente legata all’economia domestica di una normale famiglia!

Macchè! Da che mondo è mondo le madri econome risparmiano sugli indumenti dei figli, e sicuramente la loro qualità era superiore visto la loro durata nei secoli, e alla faccia dei canoni della moda.

Questi abiti però, a differenza dei nostri, erano dotati di poteri straordinari perché rendevano invisibile e invincibile chiunque li indossasse agli occhi di uomini e animali e di questo Nimrod ne approfittò nella caccia e nella guerra perché la gente l’attribuì al suo valore personale e non alle vesti, e lo proclamò re. Purtroppo, come spesso avviene, la sua empietà accrebbe con il suo potere e dopo il diluvio non ci fu peccatore simile a lui.

Personaggio comunque con valenza storica oltre che biblica fu, secondo la Genesi, re dello “Shinar”, la Meopotamia, figlio di Etiopia, grande cacciatore e primo fra gli uomini nel costituire un potente regno, di cui Babele fu il nucleo iniziale insieme ad altre città limitrofe, in seguito si spostò ad Assur dove fondò Ninive, che chiamò così perché curiosamente i greci lo chiamavano “Nino”. Si sposò con la propria madre Semiramide che, alla di lui morte, lo proclamò come dio sole “Baal”; secondo fonti ebraiche Nimrod venne ucciso da Esaù, figlio di Isacco e fratello di Giacobbe.

A lui e alla sua fame di potere le leggende ebraiche attribuiscono la costruzione della torre di Babele con l’utilizzo di seicentomila uomini per una costruzione così elevata che occorreva un anno di cammino per raggiungerne la cima e dove un mattone era diventato più importante di un uomo.

Il suo nome è collegato alla parola “ribellarsi” perché significa “colui che indusse gli uomini a ribellarsi a Dio”, oppure, “colui che indusse gli uomini al male”, ma era di carattere pratico e commerciale perché, contrario all’edificazione della Torre di Babele lasciò Babilonia per non partecipare alla sua edificazione, cosa di cui sembra Dio gli rendesse merito aggiungendo ai suoi domini altre quattro città, non di meno Nimrod cacciava per  rifornire e vendere viveri ai suoi costruttori. (1. continua)

Foto: pixabay.com

Apostata Per Vocazione ritorna lunedì 15 aprile

6 Comments

  1. Gabriele Monacis Reply

    Da diversi decenni assistiamo ad una deriva demenziale di buona parte dell’umanità. Il lassismo dilagante dei rapporti tra genitori e figli, tra docenti e discenti, crea una spaccatura pericolosa nella vita sociale di tutti noi. Troppo spesso le notizie sono filtrate ed asservite ad interessi economici che superano i confini nazionali. Per esempio una guerra comporta la vendita di materiale bellico prima e affari miliardari dopo, con la ricostruzione. Vicende di persone più, o meno, famose, aumentano gli introiti della pubblicità sui mezzi di comunicazione di massa, per non parlare di vicende che diventano, come si dice, virali sui social con migliaia di visualizzazioni, alle quali si agganciano pubblicità di prodotti commerciali. Un mercimonio su tutto quanto possa creare ascolto.
    Potremmo sostenere (in attesa di qualche colpo di manganello, o della ricostituzione della censura, ovvero del Nuovo Tribunale del Sant’Uffizio) che quest’attività è stata messa in essere nel tempo, dagli oculati artefici del consenso popolare, come i capi delle tribù, i re, gli imperatori e, soprattutto il clero. Quest’ultima organizzazione ha da millenni il potere di assicurare a chiunque una vita agiata nell’al di là. Tanto nessuno mai è tornato a lamentarsi. Abramo è stato partorito in una grotta. E’ figlio di una donna, ma anche della madre terra. Si trova solo nel deserto. La madre gli dà le prime cure, in un mondo crudele, perverso. il Dio di Abramo, paziente come un insegnante di sostegno con una umanità (non solo un popolo eletto, ma tutta l’umanità), gli ferma la mano che sta per uccidere il suo unico figlio Isacco. Possiamo notare come buona parte dei dieci comandamenti a tutt’oggi, da molti, non siano rispettati, però in chiesa ci vanno lo stesso. Capita anche di vedere il nuovo zar, in una chiesa ortodossa russa con una candela in mano. Non è il massimo vedere vincere le elezioni senza oppositori vivi. La canzone? Facile: “ L’avvelenata di Francesco Guccini”.

  2. Claudio Savergnini Reply

    Non posso dire di conoscere un gran chè di Israele, Beniamino o Salomone, ma di costoro ne avevo almeno sentito parlare. Quando però mi sono imbattuto in quella che Guido ha definito una poco conosciuta fonte “midrashica” la curiosità mi ha imposto di andare ad esplorare con Wikipedia. Non l’avessi mai fatto! In pochi minuti mi si è aperto un universo misterioso: ho scoperto l’esistenza dei midrashim halakhici, i midrashim esegetici, quelli omiletici, i Cinque Megillot e numerosissime opere aggadiche! Mi sono trovato per un attimo sul ciglio dell’abisso della mia ignoranza e il senso di vertigine che ho provato mi ha fatto ritrarre confuso e amareggiato. Meglio tornare a quel confortevole bignamino che, al confronto, è la Bibbia. Anche tornare ad un testo più digeribile non è servito comunque a lenire il mio sconforto: ad esempio ricordo che Mosè ebbe delle vicissitudini, poco dopo la nascita, a causa del faraone che aveva decretato l’uccisione di tutti i figli maschi degli ebrei schiavi in Egitto. Il povero infante salvò la ghirba perché la madre lo affidò alle acque del fiume in una cesta di vimini (ho scritto fiume, senza specificare che fosse il Nilo, perché non ho più la mia “Bibbia per i ragazzi” per poter controllare; sono reminiscenze di quand’ero bambino). Comunque a parte i dettagli, la sostanza è quella; e sulla scorta di quel ricordo ho subito pensato che quei settantamila neonati maschi, citati dalla madre di Abramo, fossero le vittime del faraone; ma qualcosa non mi torna: forse la strage di quei settantamila è un episodio avvenuto altrove ed in altri tempi e allora ecco che scopro un altro vuoto nelle mie conoscenze. Una cosa è certa: quel Nimrod era proprio un cattivone, una gran carogna! Mi stupisce che nel canto XXXI dell’Inferno Dante lo chiami “Nembrotto” che dà più l’idea di un povero grullo un po’ pacioccone, ma forse era solo per un problema di metrica: colpa dell’endacasillabo! Avevo anche il timore che non fosse la stessa persona (quante incertezze mi porto dietro: il Nilo? Nembrotto o Nimrod?) però la famosa frase “raphèl maí amècche zabí almi” che pronuncia Nembrotto, pare essere senza significato, derivandosi proprio dalla confusione delle lingue originata dai fatti della Torre di Babele, per cui direi che è proprio lui: menomale, almeno sappiamo che è finito all’inferno!
    Tante altre cose ho scoperto ieri, innescate dagli approfondimenti che ho fatto dopo la lettura di questo articolo. Rimuginando sulle stragi degli innocenti, a partire da Nimrod, passando per il faraone egiziano per finire alla più famosa, quella di Erode, cercavo informazioni sulla giustizia di Dio e mi sono imbattuto nella teodicea, che studia proprio il rapporto tra la giustizia di Dio e la presenza del male nel mondo: mi sembrava un argomento molto pertinente, ma mi sono imbattuto anche nella storia di Giobbe e nel concetto di “giustizia retributiva” che poteva farmi aprire un discorso semiserio sui trattamenti pensionistici dei giorni nostri e… alla fine mi sono arreso. Troppi collegamenti, troppe idee e troppo esiguo lo spazio in questa rubrica. Per non gettare tutto alle ortiche proverò a scrivere a Dan Brown per passargli qualche spunto per un prossimo romanzo e mi accontenterei del dieci per cento degli incassi, se lui sarà d’accordo. Se invece vorrà fregarmi, pazienza; ma se tra un paio d’anni troverete nelle librerie dei volumi dal titolo “Angeli e demoni: il ritorno” o “Il Codice: da Vinci a Nembrotto” di Dan Brown, sappiate, almeno, che dentro c’è il mio zampino.
    Posso solo ringraziare Guido che a cadenza mensile mi dà l’occasione di andare a rispolverare qualcuna delle mie sudate carte e mi spiace solo che quel professore di letteratura che ebbe sia me che Guido come suoi studenti sia già mancato. Non mi sopportava perché ero poco diligente nella sua materia e all’orale mi massacrava sempre; però non gli ho mai concesso la soddisfazione di mettermi un’insufficienza negli scritti; mentre alla cattedra dovevo dirgli quello che voleva lui, nei temi era obbligato a giudicarmi per come scrivevo e questo mi ha consentito di compensare i votacci dell’orale. Comunque non aveva una grande opinione di me e mi rincresce che non ci sia più: adesso gli avrei fatto leggere i miei commenti sul Bradipo e avrebbe potuto capire che anche se non studiavo la sua materia, quello che ci spiegava, in un modo o nell’altro, ha lasciato il segno.

  3. Ravizza Clotilde Reply

    Quando scriviamo, parliamo, della Bibbia e di Dio possiamo solo, con la ns. razionalità, il ns. senso critico, possiamo solo balbettare. Sulla Bibbia c’è tutto ed il contrario di tutto. Come Sant’Agostino che volendo capire il mistero di Dio e dell’umanità, è paragonato al bimbo che con la paletta ed il secchiello voleva raccogliere il mare.. Non si può fare con la ns. mente umana limitata.
    La Bibbia è si il racconto di un popolo ma anche il racconto dell’umanità con tutte le imperfezioni, limiti, egoismi che accompagnano il nostro Ego.
    È vero che la Chiesa dietro al concetto di “Mistero” si è sempre parata il c….. ” lasciando i fedeli dipendenti per ogni cosa dal Clero e con un unico compito: ubbidire. La Chiesa ci ha educati così. Cresciuti con un senso di colpa megagalattico cosicché si doveva solo sacrificare ogni nostro impulso verso la Vita, l’autonomia, la libertà.
    Pernicioso!!…
    Personalmente sono diventata allergica alle Parrocchie ed a tutto quello che è il Vaticano.
    Il mio Rif è il Nazareno ed il suo Vangelo, aiutandomi ad interpretarlo con le nuove acquisizioni delle teorie Trans Teiste che ora cominciano a circolare. Mi aiutano a smantellare e a sfrondare dalla mia debole fede tutti gli orpelli di cui la Chiesa ci ha caricato.
    Come es. solo come esempio cito il libro di Bruno Mori “Per un Cristianesimo senza Religione”.
    Non so se sono andata fuori tema rispetto a quanto scritto nelle pag. prec. e quanto ci azzeccano queste mie osservazioni.
    Comunque buona giornata a tutti /e e che il Signore illumini veramente i ns. passi e le decisioni che ogni giorno ci interpellato. Haioo!
    Saluti
    RAVIZZA Clotilde detta Clo

  4. Giuseppe Reply

    Ogni articolo di Guido Bertolusso è sempre pregno di ironia, cosa che apprezzo, come credente e come lettore – non assiduo – della Bibbia, perché credo che cercare di sottrarre alle interpretazioni spesso false e arbitrarie, regole e imposizioni non possa che far bene al messaggio evangelico. Aggiungo pur rendendomi conto che in Italia il cattolicesimo è ampiamente maggioritario e influenza con le sue regole anche chi credente non è, che quando si parla di “chiesa” si dovrebbe aggiungere l’aggettivo: cattolica, ortodossa, protestante, etc… perchè ognuna di esse ha impianti teologici diversi, questo solo per la precisione…

  5. Ravizza Clotilde Reply

    La Cristianità deve volare più alto di ogni divisione circa la teologia, la liturgia, le regole che dividono, cattolici da protestanti, anglicani, valdesi ecc.
    Queste regole non hanno niente a che vedere con la fede.
    Direi anzi che chi ha fede (io poco poco) non ha problema ad accogliere qualsivoglia religione perché dicono le stesse cose. Anche nei loro testi ci sono pagine incomprensibili e violente come nel ns. Vecchio Testamento.
    Possiamo solo andare avanti e lasciare che le Religioni, intese come rigide teologie e liturgie,
    siano contraddette nella prassi dalla gente di buona volontà che vuole riavvicinarsi alla essenza della buona novella.
    (per oggi ho finito di fare la nonna!..) clo

  6. Giuseppe Reply

    Concordo cara Clotilde, quello che tu sottolinei si chiama Ecumenismo (casa comune), piú facile da realizzare dal basso molto meno con i “vertici” delle varie confessioni. Nel mio commento volevo solo mettere in evidenza che spesso in Italia quando si parla di “regole della chiesa” sembra che siano valide per tutti, ma non è così, ad esempio penso al tema dell’omosessualità, al celibato, ogni confessione ha la sua, quindi quando si dice “la chiesa non permette il matrimonio ai propri ministri” non è corretto, si dovrebbe dire: la chiesa cattolica vieta – ad oggi – il matrimonio ai propri ministri, dico questo non per una questione teologica o per dire che i protestanti sono migliori, ma solo per una corretta informazione.

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