Abbasso Le Recite

di Laura Martini

__-

Sono le imperfezioni a rendere l’arte sublime

____________________________________________________________________________

___

L’anno scolastico è finito da poco e per i Docenti, oltre agli scrutini e agli esami, è tempo di riflettere sulle esperienze vissute, per mettere già in cantiere progetti e idee per settembre.

Tra i vari eventi svolti nell’anno in corso, condivido in questo articolo un appuntamento legato da sempre alla tradizione scolastica, cioè le recite di fine anno che, nell’immaginario collettivo, sono un’esperienza formativa importante, ma in realtà per molti alunni si trasformano in un incubo, portatore di ansie e di sfiducia nelle proprie possibilità.

Sintesi perfetta di queste sensazioni è la frase che ho sentito da un alunno di 7 anni: “Abbasso le recite, mi tolgono la felicità”, indubbiamente sono parole forti che, nella loro purezza dialettica, rivelano però uno stato di stress, condiviso purtroppo anche da altri compagni, meno capaci di lui ad esplicitarlo con tale foga, ma abbastanza eloquente, se si osservano con attenzione gli sguardi e la postura durante la rappresentazione.

Il motivo per cui un momento speciale, che dovrebbe essere ricco di gioia e commozione, venga invece affrontato negativamente, è da ricercarsi nella metodica necessità di imparare a memoria canzoni, battute, coreografie… prove su prove ripetute freneticamente per soli 10 min. di apparizione pubblica che, nonostante lo scontato applauso finale, non tengono conto di un ingrediente fondamentale, cioè il divertimento.

Tale situazione genera anche disparità tra gli alunni stessi, in quanto il successo finale è misurato quasi sempre dalla sola performance, rispetto all’impegno, alla dedizione e alla perseveranza mantenuta da tutti per un lungo periodo (si inizia infatti a prepararsi già dopo le vacanze pasquali).

___

Parliamo ora dei genitori: parola che negli eventi scolastici generalmente si traduce con la parola mamme, più rara è infatti la partecipazione dei papà, le loro disponibilità lavorative prevalgono spesso e “volentieri” rispetto a quelle della moglie ( in effetti anche l’orario delle recite andrebbe rivisto e calibrato sulle necessità di tutti i genitori ); arrivano quasi sempre trafelati, cellulare in modalità vibrazione e già mentalmente pronti a scappare dal contorno festaiolo del post recita.

Certo ci sono anche quelli fin troppo coinvolti, che vivono invece la partecipazione scolastica come una missione, sempre collaborativi e pronti ad intasare la chat di classe, per organizzare tutto nei minimi particolari, ma a volte questo impegno cela neanche troppo implicitamente, la richiesta che il loro bambino/a stia in prima fila, sia il/la protagonista principale, così da poter postare il video sui social e soddisfare il proprio ego.

E noi insegnanti? A essere sinceri occorre dire che spesso in tutto il lavoro finale c’è il desiderio implicito di fare “bella figura” con i genitori e a volte anche con i colleghi, che sono troppe le ore per realizzare questa festa e che la pretesa della perfezione a tutti i costi, toglie libertà all’ espressione artistica degli alunni e alimenta invece l’ansia da prestazione.

Una semplice alternativa, facilmente realizzabile, potrebbe essere questa: valorizzare meglio tutto il contesto, spalancando le aule, chiamando lezione aperta l’invito rivolto ai genitori, aperta nel senso più ampio del termine e reale condizione della quotidianità scolastica, privilegiando così la libertà degli alunni di esprimersi nelle loro difficoltà ed imperfezioni e rendere più veritiera la possibilità di mettere in luce le competenze acquisite durante l’anno.

Realizzare quindi uno spazio creativo che li gratifichi, mostri il coraggio di sfidare le loro paure e di perseguire autonomia e fiducia nelle proprie possibilità, renderli veri protagonisti dei loro sogni, aperti al mondo circostante e a traguardi futuri di crescita, in cui il miglioramento implichi sempre un cambiamento.

__

Foto: istockphoto

___

Sportivamente Prof ritorna a settembre

___

 

 

One Comment

  1. Giuseppe Reply

    Cara Laura hai espresso in queste righe il mio pensiero, mi è capitato più volte di essere coinvolto attraverso i miei figli alle feste e recite di fine anno e salvo rare occasioni avrei voluto essere ovunque e non in quella sfilata inutile. Anche nel periodo in cui ho lavorato come Educatore sono stato tirato per la giacchetta per feste di fine attività, mi sono sempre rifiutato salvo espresso desiderio dei ragazzi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *