Fahrenheit 451

 di Sara Migliorini

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Un futuro immaginario che ha il sapore di un passato già visto

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Confesso che, nei miei percorsi letterari, ho poco frequentato il genere distopico, ovvero quel filone della narrativa fantascientifica in cui vengono rappresentate realtà immaginarie caratterizzate da scenari politici e sociali opprimenti e negativi. Al di là di “1984” di George Orwell, ben poco altro ho letto. C’era un titolo, però, che da diverso tempo “mi chiamava”. In occasione del settantesimo anniversario della pubblicazione, l’uscita, presso Mondadori, nella collana Oscar Cult, di un’edizione bellissima e irresistibile di questo titolo ha fatto sì che anch’io entrassi a far parte della schiera di coloro che hanno letto “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury.

In un immaginario futuro i pompieri non spengono il fuoco, ma lo alimentano. Dalle bocchette dei loro estintori non esce acqua per estinguere le fiamme, ma cherosene per farle divampare. E contro cosa si abbatte la furia distruttrice del fuoco? Contro i libri, che sono il nemico pubblico numero uno, perché inducono alla riflessione, seminano dubbi, fanno vacillare certezze, minano l’autorità precostituita. Un futuro, quello descritto da Bradbury, che, in realtà, ha fin troppi echi con il passato dell’umanità, in cui i libri sono stati ciclicamente presi di mira da chiunque detenesse un qualunque tipo di potere, sia esso religioso o politico. Basti pensare all’indice dei libri proibiti, redatto dalla chiesa cattolica a metà del 1500 e abolito, ahimè, solo negli anni 60 del Novecento, o ancora ai roghi dei libri organizzati nel 1933 nella Germania nazista, triste rimando dei roghi medievali.

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In questo futuro che tanto sa di passato, un vigile del fuoco, Montag, prende coscienza a poco a poco della distorsione nella quale vive. La curiosità nei confronti dei libri e del loro contenuto lo porta già da tempo, senza apparente ragione, a salvarne alcuni dai roghi appiccati da lui stesso e a nasconderli in casa, ma saranno gli incontri con due donne a gettare il germoglio della consapevolezza nel suo animo. Il primo incontro è con Clarisse, una giovane ragazza che vive vicino a casa sua e dalla quale Montag viene avvicinato un giorno a fine turno. Clarisse, con il suo disincanto e con le sue osservazioni acute, ha il vizio, deleterio per la società omologata nella quale vive, di interessarsi a tutto quanto la circonda e sarà proprio questo suo atteggiamento improntato alla curiosità e alla scoperta a risvegliare dal torpore Montag. La seconda donna fondamentale per la presa di coscienza del protagonista rimane senza nome. Montag la incontra quando, insieme ai colleghi, viene chiamato ad appiccare il fuoco alla sua casa, denunciata da una vicina per possesso illegale di libri. Il rifiuto della donna ad abbandonare i libri e la dimora in fiamme scuote definitivamente le già traballanti certezze del protagonista. Una volta rientrato a casa dopo l’incendio, il contrasto con la moglie Mildred, rinchiusa in casa con la televisione perennemente accesa, lobotomizzata dal chiacchericcio ininterrotto di programmi superficiali, priva di qualsiasi capacità critica, è stridente.  La frattura che si aprirà con la moglie porterà al precipitare degli eventi.

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Distopia quella narrata da Bradbury? Come acutamente fa notare lo scrittore Neil Gaiman parlando proprio di “Fahrenheit 451”, la narrativa distopica in realtà, più che fare predizioni sul futuro, vuole parlare del presente. Il presente di Bradbury era quello degli Stati Uniti del 1953, dove la Guerra Fredda era al culmine, l’insinuarsi delle trasmissioni televisive nella quotidianità delle persone sempre più massiccio e fondamentale per inculcare nelle coscienze la percezione dell’infiltrazione del comunismo come pericolo reale e concreto. Riflettendo bene, però, quanto il presente di Bradbury ha punti di contatto con il nostro presente? Tanti, laddove il ruolo della televisione è stato rimpiazzato dai cellulari e dall’uso compulsivo dei social media, dove il bisogno imperante di essere sempre sul pezzo porta a pubblicare commenti su qualsiasi argomento, in maniera compulsiva, senza riflettere nella maggior parte dei casi e quasi sempre senza avere le giuste conoscenze e competenze. Ciò che un tempo si faceva tra amici al bar ora lo si fa su piattaforme virtuali che amplificano il tutto, anche i danni derivanti da prese di posizione superficiali e costruite su stereotipi e disinformazione. Una miscela esplosiva per favorire il nascere di paure infondate, intolleranza e odio, a cui si può porre un argine con i libri, la loro lettura e il loro studio. Un monito, quello di “Fahrenheit 451”, sempre più attuale.

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Colgo l’occasione per ringraziare i lettori che hanno commentato l’articolo dello scorso mese e vi ricordo che nell’ambito delle attività di sostegno del nostro collettivo alla Libreria Indipendente La Ciurma, è possibile acquistare il libro, con spedizione gratuita, scrivendo a info@bradiopodiario.it

Foto: Sara Migliorini

 Il Bradipo Legge ritorna lunedì 4 marzo

6 Comments

  1. Enea Solinas Reply

    Su questo genere di narrativa, mi sento di consigliare anche due classici di Vonnegut
    Player Piano (piano meccanico) e Ghiaccio Nove. Ironici e beffardi e scritti con una prosa molto semplice… Distanti da certe sperimentazioni stilistiche dello stesso autore nel suo romanzo più famoso (Mattatoio nr.5).

    Oppure ancora più legato a questo filone fantascientifico, le opere di Delany o di Silverberg. Comunque distopiche e immaginifiche.

  2. Sara Reply

    Grazie mille, Enea, per i tuoi suggerimenti di lettura, che recupererò senz’altro per ampliare le mie conoscenze nell’ambito della letteratura distopica. E grazie mille anche a te, Gian, per aver segnalato il tuo articolo, risalente a un periodo in cui ancora non facevo parte della grande famiglia del Bradipo.

  3. Paolo Santangelo Reply

    Grazie Sara per questo suggerimento. La letteratura distopica non è tra i miei generi preferiti ma questo consiglio che ci hai dato sembra in effetti molto interessante

  4. Emilia Reply

    Ciao Sara. Grazie! Sempre “invitanti” i tuoi suggerimenti di lettura. Anche io non sono un’appassionata di questo genere di lettura ma ricordo di aver provato sensazioni simili alle tue leggendo “la macchina del tempo” di H. G. Wells. (Pubblicato per ls prima volta nel 1895

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