Viaggio Nella Memoria
Del Sapere

di Angela Melis

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Un viaggio intimo nella biblioteca personale di Umberto Eco, esplorando il suo impatto come faro di sapienza in un mondo sempre più digitale.

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Essere circondata dai libri mi ha sempre fatto sentire al sicuro dalla noia, dalla banalità e dalla superficialità: nelle notti insonni, nei momenti di noia o di tristezza, quando cerco ispirazione o il coraggio per una nuova avventura da affrontare, scorrere i volumi della mia libreria mi trasmette un senso di protezione e sicurezza. Per questo sogno di possedere, un giorno, una libreria sterminata come quella di Umberto Eco, capace di contenere migliaia di volumi di ogni genere, e poco importa se non riuscirò a leggerli tutti: possedere libri mi fa sentire ricca di sogni e conoscenza.

A proposito di Umberto Eco e della sua biblioteca, domenica nove aprile, su speciale Rai1, è andato in onda “Umberto Eco, la biblioteca del mondo”, un documentario diretto da Davide Ferrario, che vuole essere un omaggio straordinario alla figura di Umberto Eco e alla sua immensa eredità culturale.

La biblioteca di Eco è formata da più di 30.0000 volumi, di cui 1.500 rari e antichi: non si tratta di una “semplice” raccolta di titoli ma di un universo parallelo, una “memoria del mondo” come amava definirla lui stesso.

Ferrario ha avuto il privilegio di accedere a questo spazio sacro grazie alla collaborazione della famiglia Eco, e ciò che ne risulta è un ritratto intimo e profondo non solo dell’ambiente fisico, ma anche delle idee e delle passioni che hanno animato la vita del celebre semiologo, filosofo e scrittore.

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Il documentario ci invita a riflettere sul significato stesso di “biblioteca” in un’epoca digitale, dove il concetto di memoria si sta trasformando.

Eco, con la sua biblioteca, ci ricorda che il sapere è vivo, dinamico e estremamente vario, dove ogni libro posseduto è un dialogo continuo con il passato e con il futuro.

In un’epoca in cui l’informazione è volatile e la conoscenza sembra sfuggire continuamente, la biblioteca di Eco rappresenta un faro di stabilità. Ogni volume, con il suo peso e la sua consistenza, ci ricorda che il sapere richiede tempo e dedizione per essere assimilato: non si tratta di consumare informazioni, ma di nutrirsi di esse, di lasciare che modellino il nostro pensiero e la nostra anima.

La digitalizzazione ha portato molti vantaggi, ma ha anche creato un senso di urgenza che spesso ci impedisce di approfondire. La biblioteca di Eco, invece, invita alla riflessione, al dibattito interiore, a quel dialogo silenzioso tra il lettore e il testo che è la vera essenza dell’apprendimento. È un luogo dove il passato incontra il futuro, dove ogni libro posseduto diventa un tassello di un mosaico più grande, quello della nostra identità culturale.

Eco ha spesso sottolineato l’importanza della biblioteca non solo come deposito di libri, ma come centro di conoscenza e di riflessione. In un’epoca dominata dalla digitalizzazione, la sua biblioteca rimane un simbolo potente dell’importanza del sapere tangibile e della memoria collettiva. In un mondo dove la memoria digitale sembra illimitata, la biblioteca personale di Eco ci ricorda che il valore di un libro non sta solo nel suo contenuto, ma anche nella sua presenza fisica, nel peso delle pagine, nell’odore della carta, nella storia di ogni copia. La sua biblioteca è un testamento dell’umanesimo, un promemoria che la conoscenza è qualcosa di vivo, che respira attraverso le pagine dei libri.

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Concludendo, la biblioteca di Eco è un monito e un invito: un monito a non dimenticare l’importanza del tocco umano nel processo di apprendimento e un invito a riscoprire il piacere della lettura lenta e meditativa. È un luogo che celebra la diversità del pensiero umano e che ci incoraggia a cercare la conoscenza non solo per sapere di più, ma per diventare persone migliori.

La biblioteca del mondo è un documentario che merita di essere visto non solo dagli estimatori di Umberto Eco, ma da chiunque creda nel potere dei libri di cambiare il mondo.

Foto: larepubblica.it

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