Vecchi Autunni

Un inizio di autunno fastidioso e denso di pioggia, non diverso da quello degli anni sessanta e settanta.

di Antonino Di Bella Bradipo Reporter

Anche se sporadicamente torno a parlarvi di episodi di tanti anni fa e seppur quello che racconterò sarà stato vissuto da altri della mia generazione prendetelo come un simpatico revival! Mi trovo ora ad aver a che fare con un inizio di autunno fastidioso e denso di pioggia. Questo ottobre comunque non è diverso da quello degli anni sessanta e settanta. All’epoca non c’erano le “allerte” di vario colore, pioveva e prendevamo quello che veniva partendo da casa con i nostri stivali di gomma, col tempo ci furono anche quelli di moda: ricordate quelli che avevano i lacci ed erano di diversi colori? Spesso però qui nel Tigullio le giornate erano ancora di un azzurro speciale, magari l’aria era frizzantina ma potevamo finiti i compiti trascorrere ancora del tempo fuori casa. Inoltre solo da pochi giorni avevamo abbandonato il mare, già questo perché fino a settembre, pioggia permettendo, eravamo ancora in spiaggia mai stufi di cercare conchiglie esploravano infatti gli scogli con maschera e boccale alla ricerca anche di stelle marine da tenere in casa come trofei di caccia.

Oppure facendo una pista tracciata col “fondoschiena” di qualcuno, si approfittava della spiaggia quasi deserta, visto che di “foresti” non rimaneva alcuno, per mitiche sfide con le bilie di plastiche che avevano al loro interno la foto dei ciclisti. Invece i ragazzi più grandi attenti alle bellezze che oramai erano quasi sempre locali, si esibivano ancor con tuffi dagli scogli più alti o in alternativa costruivano piramidi umane sempre più alte alla sommità si arrampicava il più piccolo nonché il più leggero. Nella pausa tra un bagno e un tuffo ci si ritrovava ancora per gli ultimi ascolti vicino al totem musicale per eccellenza: il jukebox. Vero e silenzioso testimone di simpatie e sorrisi vedeva davanti a sé nascere amori che duravano solamente un’estate. Con 50 lire si poteva ascoltare una canzone mentre se si trovavano 100 lire ecco la gioia di ascoltarne ben tre! Ma volenti o nolenti negli ultimissimi giorni di settembre bisognava andare in cartoleria per acquistare il compagno di un anno scolastico: il diario. C’era una discreta scelta ma comunque sempre alla portata di tasca, ci pensavamo noi poi a trasformarlo in una raccolta di disegni animati o ritagliando i personaggi sportivi dai giornalini , ora li chiamano fumetti… per farli diventare il diario della squadra del cuore mentre le ragazze preferivano le foto dei cantanti o i gli eroi dei fotoromanzi ritagliati ad esempio da Lanciostory.

Se poi qualcuno era cresciuto nel frattempo si doveva andare nei negozi o, nel caso di Chiavari, alla Standa, per comprare il grembiule per chi frequentava le elementari. Questi ultimi avevano altri due “compagni” di strada ed erano il libro di lettura e il sussidiario. In queste due pubblicazioni veniva riassunto il “sapere” per l’intero anno scolastico, le altre poche attività venivano svolte materialmente attraverso cartelloni o i cosiddetti “lavoretti” che erano lasciati all’impegno e alla fantasia di ciascuna maestra. Maestra che negli anni sessanta e settanta era l’unica insegnante in classe ogni tanto supportata dalla visita del parroco che ci faceva qualche domanda di religione, materia sempre insegnata dalla Signora Maestra… così all’epoca si chiamava alzandoci in piedi quando entrava. Chi era in seconda elementare già pensava all’esame che avrebbe svolto a fine anno perché in quegli anni funzionava così, l’esame “fratello minore” di quello che gli alunni avrebbero invece affrontato alla fine della quinta elementare. Davvero altri tempi! Per i più piccoli, quelli di sei anni vedevano la fatidica data del Primo Ottobre, giorno per antonomasia del ritorno a scuola come l’inizio di una nuova avventura. Intimoriti dal trovare novità gli alunni subito venivano però rincuorati dal fatto che già il 4 ottobre era festa poiché si celebrava san Francesco il patrono d’Italia.

Gli scolari già avvezzi, sapevano che l’autunno avrebbe portato poi altre date festive come il ponte tra il primo e il quattro di novembre, giorni dedicati alla solennità dei Santi, alla memoria dei morti, giorno in cui anche i cinema erano chiusi, finendo col quattro di novembre allora dedicato alla Vittoria nella prima guerra mondiale del 1915-18. Poi sarebbero arrivati i giorni piovosi e freddi di novembre insomma un obbligato intermezzo scolastico per poi portare tutti a dicembre quando in alcune zone della nostra Penisola san Nicola e santa Lucia come recita il detto “nel giorno più corto che ci sia”, anticipavano le festività natalizie portando doni ai più piccoli. Infine e finalmente sul calendario arrivava il Natale quando solo Gesù Bambino e non l’americano nonno vestito di rosso Babbo Natale, portava i sognati regali depositati vicini al presepe o sotto l’albero… ma questa è tutta un’altra vecchia storia. Buon autunno quindi!

⇒ Foto: Antonino Di Bella ≈ Prossimo Appuntamento: Martedì 4 novembre

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