Una Fiera Millenaria

Una fiera millenaria, che nel tempo ha perso molte delle sue peculiarità, diventando uno dei tanti “mercati”, nonostante tutto però resiste e rimane luogo di incontro e divertimento…

Benvenuti in Riviera. Questo mese vi parlerò di una manifestazione conclusasi domenica 19 gennaio a Chiavari: la Fiera di Sant’Antonio. Questa storica manifestazione, qualcuno dice addirittura millenaria, risale sicuramente al Medioevo ed è da sempre il momento di maggiore presenza del turismo “di mercato”, così io chiamo quel flusso enorme di persone che cala dall’entroterra ma che arriva anche dalle località limitrofe finanche da Genova per riversarsi tra le bancarelle del centro storico di Chiavari alla ricerca dell’affare o solo per una giornata di svago.

Fino agli anni ottanta la fiera si svolgeva proprio il giorno dedicato al santo, il 17 gennaio infatti era il giorno della sua dipartita da questa terra. Questo buono e virtuoso Antonio detto l’Abate è stato un eremita egiziano e considerato il fondatore del monachesimo cristiano. La tradizione lo ha portato ad essere festeggiato a Chiavari e la città gli ha tributato appunto già negli anni del dopoguerra ben tre giorni di fiera. Nello stesso periodo facevano capolino anche i baracconi o le giostre come dir si voglia. Questo luna park ancora oggi è il più grande tra Genova e La Spezia e da tempo è diventato un’attrazione che arriva in città ancora prima di Natale tanto che durante le recenti feste e per la notte di San Silvestro tanti hanno festeggiato l’arrivo del nuovo anno divertendosi a ritmo di musica e tra le sue luci colorate e roteanti.

Per ragioni di organizzazione e di traffico negli ultimi decenni l’amministrazione comunale ha deciso si far svolgere la manifestazione nel weekend dopo il 17 e così in base al calendario va in scena la fiera! Ora le bancarelle sono spesso facsimile di quelle che si trovano al mercato con l’eccezione della zona dedicata all’agricoltura dove accanto alle piccole radici della vite con una grande scelta per ottenere una varietà di vini, fanno mostra gli attrezzi del settore dai più semplici a quelli per la potatura e il taglio degli alberi. Inoltre si può acquistare miele raccolto tra diversi fiori ma sempre artigianale e prodotti della terra a km zero. Anticamente c’erano anche animali di media grandezza proprio perché era un momento di vendita di merci varie mentre attualmente gli unici animali sono quelli che si trovano nelle gabbie e spaventati vedono le persone ma soprattutto ne sentono le voci. Per fortuna i banchi che contengono queste piccole creature sono pochissimi nella speranza che scompaiano del tutto. Come dicevo è tutto ormai un grande mercato mentre in passato era molto diverso. Oltre agli ambulanti che percorrendo parecchie volte le vie vendevano biglietti della lotteria Nazionale o i piccoli manuali tipo l’Almanacco del Chiaravalle dove all’interno si trovava le notizie sulla semina, il calendario agricolo, istruzioni e curiosità varie, c’erano anche i cantastorie che per i fatidici tre giorni intrattenevano i visitatori con canti e racconti musicali. Quante risate, quanta gioia per grandi e piccini che tra un panino alla porchetta e una mela caramellata o ancora tra un trancio di croccante e un bastoncino di zucchero filato rimanevano affascinati e in ascolto di questi cantori. Adesso complice la globalizzazione, vera o finta, tutto è uguale con qualche eccezione dall’estremo nord al profondo sud della nostra penisola. Stessi prodotti stessi modi di presentarli, ma nonostante tutto le sagre e le fiere restano ancora, quella di Chiavari ne è la riprova! Un saluto dal Tigullio.

ANTONINO DI BELLA

Foto: comune.chiavari.ge.it – Giuseppe Rissone

Gente di Rivera ritorna lunedì 17 febbraio

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