Un Ciclismo Lontano

Poulidor e Anquetil… nomi che forse a molti di voi non dicono nulla… ma non nel ciclismo d’oltralpe e agli appassionati della due ruote… La loro epoca era quella degli anni ’60…

Poulidor e Anquetil, forse a tanti di voi questi nomi non dicono molto, ma nel ciclismo francese e agli appassionati di un ciclismo “vero” vissuto con rivalità se li ricordano. La loro epoca era quella degli anni ’60, del boom economico, della vita che aveva ripreso a scorrere allegra e spensierata un po’ per tutti i paesi europei che si davano da fare rimboccandosi le maniche per avere e dare alla propria famiglia una vita migliore.

Erano francesi diversi: Anquetil era normanno e volpino, Poulidor aveva i lineamenti contadini che ci si può aspettare da chi è nato nel Limosino, nella Nuova Aquitania come viene chiamata ora, regione rurale, profonda. Anquetil mangiava ostriche e beveva champagne, Poulidor era da rosso e da cassoulet, quando era lecito trasgredire.

La maglia gialla del Tour de France, mai vista, solo sfiorata, una volta per un secondo, in fondo ad una cronometro vinta poi da Zoetemelk. Non corse mai il nostro Giro d’Italia perché per lui il Tour era tutto; nessun giorno in giallo, sette tappe vinte in carriera e stop. Il suo un record di perseveranza: quattordici volte al via, due ritiri, tre volte secondo, cinque volte terzo, l’ultima quando aveva 40 anni, nel giorno di gloria del piccolo scalatore Lucien Van Impe. 

L’occasione in cui arrivò più vicino all’obbiettivo di una vita da ciclista, fu nel 1964; Anquetil, che aveva appena vinto il Giro, ebbe a disposizione tre cronometro e le sfruttò a suo vantaggio senza il minimo errore. Raymond al Parco dei Principi finì secondo a 55″, al tempo il più stretto distacco al vertice.

Chi ripercorre a ritroso i sentieri della storia, può segnalare che se, in fondo alla Briancon-Monaco, Raymond si fosse accorto che mancava ancora un giro di pista e non avesse lasciato l’abbuono a Jacques, le cose sarebbero andate in modo diverso e forse il normanno non sarebbe stato il primo a mettere in collezione il quinto Tour, il quarto consecutivo e a diventare il secondo, dopo Coppi a centrare l’abbinata nella stessa stagione.

Un anno dopo, grandi speranze, Anquetil aveva rinunciato e Poulidor era il favorito. Andò a scontrarsi con l’astro nascente di Felice Gimondi. Felice mise le mani sulla maglia gialla alla terza tappa, la cedette giusto per un attimo, la difese dall’attacco esperto di Raymond, sulle asprezze lunari di Mount Ventoux; la cronometro di Mont Revard e a quella da Versailles saldarono i conti per il bergamasco che conquistò con caparbietà e fiato la maglia gialla tanto ambita. Poulidor ha vinto altrove; la Milano-Sanremo del 1961, tenendo con coraggio un vantaggio di tre secondi sul gruppo guidato da Rik van Looy, una Vuelta, una Freccia Vallone, due Parigi-Nizza.

Da indomabile, da ostinato, da coraggioso, è andato vicino al colpo grosso quando aveva 38 anni, sul saliscendi iridato di Montreal: l’unico a non cedere, per venir bruciato di 2″ da Eddy Merckx, uno dei tanti con cui e’ andato a scontrarsi nella sua cavalcata nel mondo ciclistico che ha coperto almeno due generazioni. Una storia come tante quella di Raymond Poulidor, una storia che ho voluto ricordare per un ciclismo che fu, che un po’ rimpiango e che ammiro, di un ciclismo lontano nel tempo.

GUIDO BIGOTTI

Foto: rivistacontrasti.it – gazzettadellosport.it

Diario Della Bicicletta ritorna venerdì 3 luglio

15 Comments

  1. Emilia Bertani Reply

    Caspita, io non sono mai stata una tifosa ma ho l’età giusta per ricordare tutti quei nomi.. ragazzi che emozioni sono del 51 e vedevo il giro col mio papà. Se mi parlate dei ciclisti odierni…boh,!!

  2. Gianfranco Ambrogio Curti Reply

    …di ciclismo non so un’H, e per di più non ne sono per niente appassionato…. eppure, quando leggo le pillole di Guido, mi sovviene il gusto della storia e del racconto, e mi ritrovo sospeso in una dimensione di fascinazione ; è come sfogliare un album di foto di famiglia mentre i pensieri si sovrappongono, consolandoti con un caldo abbraccio, ritrovando un posto in quella storia che, come cantava Francesco, “…siamo noi”. Grazie Guido ?

  3. Alberto Corti Reply

    Grazie a Guido per questa pagina che fa riaffiorare i ricordi di un passato che ho fatto in tempo a sfiorare…

  4. Paolo Santangelo Reply

    È bello poter leggere storie come questa che sarebbe un peccato perdere col trascorrere del tempo. La storia di Poulidor ricorda in chiave italiana, un po’ più recente, la storia sportiva di Claudio Chiappucci, grande scalatore rivale di Bugno, Lemond e Indurain, che è arrivato parecchie volte secondo e terzo al Tour e al Giro. Bellissime storie di sport e di vita

  5. Alberto Fabrizio Michele Elmi Reply

    Nobile sport di altri tempi quando prevalevano ancora certi valori. Oggi il risultato e il primo posto sono l’unico obiettivo. Vere imprese con attrezzature che oggi fanno sorridere. Sarebbe bello vedere campioni di ieri con mezzi di oggi e viceversa, la storia sarebbe uguale?

  6. Susanna Tamplenizza Reply

    Nomi tanti volte sentiti da mio padre, mio nonno e dai tanti appassionati di ciclismo che c’erano allora. Ricordo poi i loro nomi nelle biglie di plastica con le quali si giocava alla pista in spiaggia…
    Grazie Guido delle belle memorie che susciti. Ma non sono solo questo le storie che racconti, ci servono anche a ricordare che lo sport è storia, cultura, valori.

  7. Andrea Bertini Reply

    Che ricordi, è vero i loro nomi nelle nelle biglie di plastica e che partite in spiaggia sotto il sole Io ero tifoso di Felice Gimondi altro grande Campione.Grazie Guido che ci fai rivevere queste indimenticabili emozioni. Andrea Bertini

  8. Vito Reply

    Bravo Guido erano i tempi di “vero” ciclismo quando i corridori mangiavano panini e non barrette e gel e qualcuno aveva nella borraccia vino rosso e non beveroni strani e infine le bici non erano super tecnologiche e non costavano 10.000 euro.

  9. Mauro Reply

    Ricordi sopratutto estivi, quando in spiaggia facevo le mie infinite gare con le biglie di plastica, facevo sempre vincere Gimondi o i campioni italiani, ma ricordo i nomi di Poulidor e Anquetil.
    Grazie Guido, ci fai rivevere momenti indimenticabili.

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