Sultani Per Una Notte

Maggio 2020, in un vecchio albergo di Pescasseroli, in gita scolastica, in televisione la finale di Coppa Uefa.

di Joshua EvangelistaMarcatura A Uomo

La sera del 17 maggio del 2000 mi trovavo in un vecchio albergo con le porte arrugginite e i letti cigolanti, di quelli che lavorano tre mesi l’anno e il resto del tempo sono presi d’assalto da termiti e studenti scalmanati in vacanza studio. 

Ero in gita scolastica a Pescasseroli, i professori ci avevano costretti al coprifuoco e c’era poco da fare oltre all’accendere il televisorino in dotazione della nostra camera.

In TV davano la finale di Coppa Uefa. A Copenaghen si sfidavano gli inglesi dell’Arsenal e i turchi del Galatasaray. Io e i miei compagni di stanza ci guardammo negli occhi e alla fine, sconsolati, decidemmo di guardare la partita.

A quei tempi le città e le nazioni avevano ragione d’esistere solo in funzione delle squadre di calcio. Quindi, per me, Turchia significava solo Galatasaray. Mai avrei pensato che nei successivi 15 anni sarei stato in Turchia oltre 10 volte, innamorandomi soprattutto di Istanbul (secondo me la città più bella del mondo insieme a Roma e Venezia) e scoprendo gli incredibili legami tra squadre di calcio turche, politica, identità culturale (ho ancora la maglietta del Besiktas regalatami nel 2013, durante le manifestazioni di piazza Taksim, da una famiglia – ospitalissima – di ultrà bianconeri).

Ad ogni modo, torniamo a quella sonnacchiosa sera del 17 maggio 2000. Da una parte i “Gunners”, i bombardieri londinesi. Allenati dall’elegante francese Wenger, in campo avevano talenti assoluti come Dennis Bergkamp e Marc Overmars, i campioni mondiali Henry, Vieira e Petit, i rocciosi difensori Keown e Adams. Decisamente i favoriti. Dall’altra parte una mandria di semi-sconosciuti ma affamatissimi lottatori turchi, qualche vecchia stella in declino e il “Maradona dei Carpazi”, Hagi. Fuori dal campo, i tifosi turchi venivano visti come i peggiori d’Europa. Nelle semifinali con il Leeds si erano macchiati di una violenza terribile e due tifosi inglesi erano stati uccisi a Istanbul a colpi di machete.

Queste erano le premesse di quel 17 maggio. La partita, noiosa in realtà, si risolse ai rigori. I turchi vinsero grazie alle parate di Claudio Taffarel (vecchia conoscenza italiana, soprattutto per la finale mondiale del ’94) e alla forza del già citato Hagi e al rigore vincente, tra gli altri di Hakan Sukur. Fuori dal campo altra violenza. Dagli archivi di Repubblica leggiamo: 

Città a soqquadro, assalti in strada, 8 feriti gravi, ventisei persone arrestate: è il bilancio di un’altra giornata di guerriglia, follia, coltellate e terrore. Gli incidenti erano ampiamente previsti dopo i due tifosi inglesi morti durante la semifinale a Istanbul tra la squadra turca e il Leeds. Tutto è cominciato martedì sera, quando nella capitale danese sono giunti 25.000 tra supporter turchi e inglesi, poi gli scontri – più di duecento – sono proseguiti durante la notte e sono ripresi ieri pomeriggio, prima del fischio d’inizio dell’incontro. Anche al termine del match, mentre la capitale danese era percorsa dai tifosi turchi in festa per la conquista del primo titolo europeo della loro storia, ci sono stati tafferugli attorno allo stadio e nelle vie del centro. Centinaia di hooligans delle due squadre (tra gli inglesi sembra ci fossero anche alcuni sostenitori del Leeds, pronti a vendicarsi dopo la guerriglia di due settimane fa), completamente ubriachi, si sono affrontati in strada, nella piazza del Municipio, in centro, e nelle strade adiacenti: botte a colpi di spranghe di ferro, sedie e tavoli dei pub e dei bar usati per picchiare, coltelli, aste delle bandiere, bottiglie rotte, mentre i 2000 poliziotti danesi cercavano di contenere gli assalti, sparando lacrimogeni e caricando la folla.

Una brutta macchia, per una squadra che tuttavia rimarrà nella leggenda. Riguardando oggi, da appassionato di cose turche, quella squadra in un momento in cui tutto sembrava possibile. Una squadra turca, per la prima volta, era sul tetto d’Europa (qualche mese dopo avrebbe persino vinto la Supercoppa europea). Un mix di talenti locali e vecchie glorie di nuovo affamate, un presidente ambizioso, un allenatore con idee altamente innovative. E un centravanti, Hakan Sukur, destinato a diventare il più grande calciatore turco di tutti i tempi. Una curiosità: un tale Erdogan, ex sindaco di Istanbul da sempre ossessionato dal calcio, si preparava a candidarsi come Presidente del Consiglio.

E oggi? Il Galatasaray è passato da una crisi economica all’altra e non ha mai più vinto in Europa. Hakan Sukur è finito a fare il tassista in America dopo essere stato accusato di alto tradimento da parte del partito di Erdogan che, nel frattempo, governa da quasi vent’anni e ha la sua personale squadra di calcio. L’economia del Paese è a picco, eppure i tifosi del Galatasaray continuano a sognare quella squadra. Ma guai a sussurrare il nome di Hakan Sukur.

E pensare che è (anche) grazie a lui che è nato il mio amore per Istanbul.

⇒ Foto: dailysabah.com Prossimo Appuntamento: Giovedì 25 febbraio

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