Ricostruire
Il Borgo Di Dio

notizia scelta da Laura Rissone

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Danilo Dolci era convinto che la verità delle cose fosse dentro le persone

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La violenza, le guerre, invadono le nostre menti, le nostre case da diversi mesi, e a pensarci bene è solo una parte dell’orrore, perché se non ci riguarda direttamente non ne parliamo, ma le armi non tacciono da molto tempo. In queste occasioni si parla di pace, pacifismo, lodevole posizione ma forse tardiva, si dovrebbe partire dalla azione concreta della non violenza. E su questo tema come non parlare di Danilo Dolci, quello che vi propongo è un articolo tratto da tvsvizzera.it a firma di Mario Messina.

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L’appuntamento con Daniela Dolci è a Palermo. Da lì ci muoveremo verso Trappeto, poco meno di un’ora d’auto dal capoluogo siciliano. “Quando ero piccola, con mio padre e la mia famiglia abbiamo fatto questa strada tante volte per assistere tutti insieme a qualche concerto. A casa i soldi spesso mancavano, ma per la cultura li hanno sempre trovati”. Sarà per questo che Daniela nella vita è diventata musicista e direttrice d’orchestra. Figlia di Danilo Dolci – poeta, educatore e attivista politico nella Sicilia del Dopoguerra – Daniela Dolci vive a Basilea, in Svizzera, da 47 anni. Nel 2021, però, ha deciso di mettere in pausa i suoi impegni lavorativi e dedicarsi a tempo pieno alla gestione del Borgo di Dio di Trappeto, una delle creazioni del padre Danilo. Oggi fa la spola tra Basilea e la Sicilia.

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Cosa resta del Borgo di Dio

Il Borgo di Dio si trova su un altopiano a breve distanza dal centro abitato di Trappeto. In auto percorriamo un viale alberato fin quando non si scorge la costruzione in cemento. Da lì la vista sul mare è straordinaria. Meno bella è la vista di ciò che resta del Borgo. “Come vedi le condizioni non sono ottimali”, spiega Daniela Dolci guidandoci in un tour tra i luoghi dove lei è cresciuta con la famiglia. Alcuni dei locali (la mensa e gli alloggi) sono in condizioni discrete grazie a una ristrutturazione avvenuta nel 2014 con un finanziamento da parte della associazione “Con il Sud”. Altri locali (alcune delle aule e l’enorme sala-teatro) cadono letteralmente a pezzi.

Al nostro arrivo al Borgo ci sono dei ragazzini e delle ragazzine del posto. Con loro c’è la sorella di Daniela, Libera. Lei vive ancora qui e da quando, nel 2014, è stato possibile riattivare una parte di quello che fu il Borgo di Dio, si è impegnata per offrire attività ludico-culturali alle bambine e ai bambini di Trappeto. Le stesse e gli stessi che negli anni della chiusura del Borgo avevano forzato gli ingressi e devastato quello che rimaneva in piedi. “Per noia. Perché qui non c’è mai niente da fare”, avrebbe confessato uno di loro qualche tempo dopo.

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Ma il Borgo, fino agli anni Ottanta, era qualcosa di ben diverso. A raccontarcelo è Amico, un altro dei fratelli di Daniela. Anche lui musicista (evidentemente le trasferte famigliari a Palermo organizzate da papà Danilo e mamma Vincenzina hanno lasciato il segno), oggi è il continuatore dell’attività del padre.

“Questo era un centro studi internazionale. Qui studiosi provenienti da università di diverse parti d’Europa venivano a studiare questi luoghi e le persone che li vivevano dai punti di vista più disparati: agronomi, economisti, geografi umani. Ogni settimana arrivava un gruppo nuovo, con idee nuove e nuove prospettive”, racconta Amico Dolci.

Ma accanto alla formazione accademica, tra queste mura ormai diroccate si faceva anche cultura popolare. Il tutto grazie a un’intuizione di Danilo: l’applicazione del metodo di Socrate alla vita degli abitanti di Trappeto.

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Il metodo maieutico

A partire dagli anni Settanta, il lavoro di Danilo Dolci si incentra soprattutto sull’aspetto educativo. “Lui era convinto che la verità delle cose fosse dentro le persone. Questa intuizione, unita al suo bisogno di capire, lo spinse a fare una cosa molto semplice: a fare domande. Le domande sono state a poco a poco, quasi inconsapevolmente, il motore che ha poi indicato la direzione verso cui cercare le soluzioni”, spiega Amico.

In un primo momento questo approccio fu chiamato “auto-analisi popolare”. Spesso i temi erano le necessità del territorio. Qualche volta ci si spingeva a trattare questioni culturali. “Chiedere il contributo intellettuale a gente a cui nessuno aveva mai dato considerazione e dare loro la possibilità di esprimersi ha fatto fiorire una infinità di idee e progetti”, spiega Amico.

Poi, dall’auto-analisi popolare, Danilo Dolci cominciò a creare i primi laboratori maieutici a cui partecipava un numero limitato di persone per volta e con l’obiettivo di trovare soluzioni ai problemi del territorio e delle persone.

Tra cultura “alta” e cultura “popolare”, le attività al Borgo di Dio erano numerose. Le idee non mancavano di certo. Ciò che mancava spesso erano i soldi. “Mio padre non ha mai accettato una lira dallo stato”, spiega Daniela. Le attività del Borgo erano finanziate in parte dalle quote di iscrizione alle attività del “Centro Studi e iniziative” e in parte dai numerosi comitati che si erano creati in tutto il mondo a sostegno dell’attività di Dolci.

Uno dei comitati più attivi fu quello svizzero, il “Verein zur Förderung des Werkes von Danilo Dolci – CH”, creato nel 1962 e chiuso nel 2012, 15 anni dopo la morte di Danilo.

Nonostante gli aiuti provenienti da diverse parti del mondo, i conti del Borgo di Dio erano sempre in rosso. Tanto da spingere, nel 1985, Dolci e i suoi collaboratori e le sue collaboratrici a scegliere di vendere i locali del Borgo di Trappeto. Poi una serie di avvenimenti burocratici e personali hanno fatto sì che la vendita vera e propria non sia mai avvenuta. Così, per diversi decenni, il Borgo è stato chiuso e inutilizzato.

Nel 2014 fu possibile riaprire una parte dei luoghi, ma affinché le attività possano riprendere a svolgersi come un tempo sarebbe necessaria una ristrutturazione totale e l’impegno a tempo pieno di qualcuno che se ne occupi. Nel 2021 Daniela ha deciso di essere quel “qualcuno”.

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Il progetto italo-svizzero di ricostruzione del Borgo

“Il primo, fondamentale passo è stato la ricostituzione di un comitato o di una associazione in Svizzera. Un passo più complesso di quanto pensassi, ma necessario all’organizzazione di una serie di manifestazioni con le quali intendo portare la storia e le attività del Borgo di Dio all’attenzione dei tanti mecenati che negli anni si sono interessati alle mie ricerche nell’ambito della musica barocca”, racconta la musicista.

Il progetto di Daniela è articolato e vede da una parte la ristrutturazione del Borgo e il riavvio delle attività educative, dall’altra una serie di attività in Svizzera. Si legge nel documento di presentazione del progetto: “Dopo la riapertura al pubblico del ‘Borgo di Trappeto’ in Sicilia, programmata – al completamento dei necessari lavori di ristrutturazione – per il 2024, è prevista una collaborazione con la Svizzera a diversi livelli e in diversi ambiti: progetti educativi innovativi con le classi delle scuole svizzere per sviluppare il concetto di comunicazione non violenta; laboratori per bambini e giovani, adatti alle diverse fasce d’età, sui temi dell’integrazione e della pace; scambi tra giovani svizzeri e siciliani, finalizzati allo studio e alla comprensione delle nefaste ricadute in ambito economico e sociale della mafia e di altre forme di criminalità organizzata, presenti ormai con ramificazioni anche internazionali; viaggi di studio per seminari di università svizzere e scuole universitarie professionali; cooperazione con l’Istituto svizzero per la pace Swisspeace (Università di Basilea) su temi quali la gestione non violenta dei conflitti e la ricerca sulla e per la pace; archiviazione e messa a disposizione digitale di tutti i documenti relativi all’attività pluriennale dell’Associazione Förderung des Werkes von Danilo Dolci – CH per la pace e altri lavori di ricerca”.

“Sono partita nel 2021 con un sentimento di serenità e fiducia nel portare avanti un progetto, sì, ambizioso, ma complessivamente fattibile. Dal 2021 ad oggi sono però successe delle cose che hanno giustamente spostato l’attenzione altrove: la guerra in Ucraina e il terremoto in Turchia e Siria, ad esempio. Il crollo di Credit Suisse è stato un evento traumatico che ha reso difficile l’attività di raccolta fondi”, confida Daniela. “Resto però fiduciosa perché, a maggior ragione, in questa situazione politica e internazionale così complicata le idee di resistenza non violenta di mio padre devono trovare un nuovo slancio. Insomma, è tutto più complesso, ma penso proprio che ci riuscirò”.  

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Foto: fondoambiente.it

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