Ricky

di Angela Melis

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Una storia di amore e libertà

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Fin dall’antichità l’uomo accarezza il desiderio di volare, come testimonia il mito di Icaro, un giovane che, spinto dalla brama di volare, costruì delle ali di cera. A nulla servì l’ammonimento di suo padre Dedalo, affinché non volasse troppo vicino al sole perché la cera non avrebbe retto al calore.

Il piccolo protagonista della commedia Ricky, film del regista francese Françoise Ozone, a differenza di Icaro non ha bisogno di costruirsi le ali: gli spunteranno subito dopo la nascita. Basato sul racconto Moth della scrittrice britannica Rose Tremain, Ricky è una storia sul senso della libertà e della diversità. Il film è suddiviso in due parti ben distinte. La prima parte è ambientata in un gretto quartiere della periferia francese, e si concentra sulla relazione tra Katie (Alexandra Lamy) e Paco (Sergi Lopez), nata nella fabbrica di cosmetici dove entrambi lavorano. Katie ha una figlia, Lisa (Mélusine Mayance), frutto di una precedente relazione: è una bambina di sette anni, decisamente troppo matura per la sua età che ha visto sua madre soffrire, in passato, a causa dell’abbandono del marito. Sempre vigile su quanto accade, si adatta alla presenza di Paco non senza riserve. Conosce la solitudine perché costretta a stare per molto tempo sola in casa.

Dalla breve e superficiale frequentazione con Paco, Katie rimane incinta. La nascita di Ricky, un bambino dal viso angelico e dai grandi occhi azzurri, creerà non poco scompiglio in quel fragile equilibrio familiare. Le cose si complicano ulteriormente quando Katie si accorge che sulla schiena del bambino vi sono due bozzi, che fanno pensare a una violenza perpetrata da Paco; ma la verità è un’altra: a Ricky stanno spuntando le ali. Paco, risentito, abbandona la casa, lasciando la famiglia ad affrontare una situazione che non ha precedenti.

Le ali di Ricky non sono ali candide di un angelo, e nulla hanno a che fare con la dimensione religiosa o mistica; le sue sono ali concrete e materiali. Inizialmente il suo volo è tutt’altro che leggiadro, è piuttosto goffo e incontrollabile: sarà proprio a causa di un incidente, che Katie prenderà la decisione di portarlo in ospedale. La storia del bambino con le ali varcherà ben presto le mura dell’ospedale, attirando l’attenzione dei media.

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Dal momento in cui a Ricky spuntano le ali, si avvia la dimensione favolistica del racconto, senza però mai perdere il connotato di realtà. Ozon gioca continuamente su questi due registri, realistico e favolistico, senza che l’uno prevalga sull’altro, e questo crea nello spettatore un leggero senso di disagio, in quanto le scene più fantastiche sono realizzate con un alto grado di realismo.

Il film è anche un atto di denuncia nei confronti dell’invadenza dei mass media. La notizia che Ricky sia un bambino in grado di volare attira una schiera di giornalisti, desiderosi di avere notizie in esclusiva sul fenomeno. Se Paco intuisce subito la possibile fonte di guadagno, Katie tenterà in ogni modo di difendere Ricky dalle morbose attenzioni provenienti dal mondo esterno, fino a quando, un po’ per necessità, un po’ perché attratta dai guadagni di cui ha un disperato bisogno, cede a rilasciare un’intervista. Una scelta che sarà fatale per tutti, e che metterà a dura prova Katie quando Ricky spiccherà il volo verso la sua indipendenza.

Come fu per il mitico Icaro, a nulla serviranno i richiami: Ricky volerà alla ricerca della sua libertà, sprezzante del pericolo e incurante degli ammonimenti; è felice di librarsi nel cielo assecondando la sua natura di bambino alato.

Il film si chiude con un messaggio poetico e di speranza. Una favola realistica moderna che è un elogio alla diversità e al coraggio di seguire il proprio percorso, liberi da ogni condizionamento.

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Il film è disponibile su Amazon Prime

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Foto: pexels.com

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