Paolo e Claudio

Bentornati sulle mie “Libere Frequenze”, questo mese vi parlerò di Paolo e di Claudio. Ma chi sono vi domanderete? Paolo è l’amico Lunghi che nel luglio scorso, mentre il Bradipo faceva una forzata vacanza, ha pubblicato un nuovo libro dal titolo “Transistor dalle radio libere a Facebook”. Ho dato in questa pubblicazione un mio piccolissimo contributo di ricordi ma non ne parlo per questo, ve lo segnalo perché nel libro troverete decine di testimonianze di personaggi conosciuti ma anche di sconosciuti pionieri o comunque di persone che “hanno fatto veramente la radio”. Infatti quanti di noi ricordano i cosiddetti vip che ancora sono in onda e in video ma pochi ripensano a quelle voci, e sono tante, spesso dimenticate che costruirono una nuova era di libertà. Probabilmente questo interessante saggio entrerà anche nelle università e sarà motivo di studio. Inoltre Paolo Lunghi sta preparando una nuova edizione con aggiunte e novità, una buona occasione per leggerlo. Ma poiché l’età mi porta a dimenticare non me ne vogliate se aggiungerò invece qualcosa a quello che avevo scritto il mese scorso su Claudio Lolli.

Come dissi, nell’agosto 2018 Claudio ci ha lasciato. Cantautore di razza e per questo rimasto fedele alle sue idee. Senza arrivare a compromessi di mercato e continuando a insegnare al liceo ha seguito il percorso che dagli anni 60 ci ha portato al nuovo millennio, è stato un artista completo poiché era anche poeta e scrittore. La poetica di Lolli, come quella di altri cantautori degli anni intorno al Sessantotto, si è avvicinata alla corrente dell’esistenzialismo ma poi ha lasciato le etichette per immergersi nei temi caldi degli anni 70. Il suo primo album è stato “Aspettando Godot” inciso infatti nel 1972, l’ultimo nel 2017 si intitola “Il grande freddo” che vince la Targa Tenco nella categoria “Miglior disco dell’anno in assoluto”.

Prima di riprendere la lettura vi propongo l’ascolto – con un pizzico di malinconia – del brano di Claudio Lolli Aspettando Godot

Il 33 giri “Ho visto anche degli zingari felici” uscito nel 76 con la collaborazione del Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna, lo rende un cantautore popolare ma mai prono al potere. Il disco cui Lolli impose anche un prezzo “politico”, venne infatti messo in vendita a 3.500 lire, è riconosciuto ancora oggi come uno dei massimi capolavori della produzione discografica italiana di quegli anni. Il brano omonimo dell’Lp è una delle canzoni più note del cantautore e viene trasmesso dalle prime radio libere e poi reinterpretato da molti artisti. Il terrorismo, il femminismo, i problemi dell’emarginazione sociale e il mondo alternativo giovanile sono tra i temi affrontati nel disco. Le radio locali sono in un momento di libera espressione culturale assolutamente irripetibile. I suoi brani diventano quindi un emblema per la maggior parte di queste emittenti, sempre dell’area dell’estrema sinistra, immerse tra musica e dibattiti esclusivamente ideologici.

Un’esperimento diverso fu attuato dai socialisti, così almeno si diceva, con la loro radio, in via Castiglione. Si chiamava Radio Informazione sui 99 che ospitava, stranamente visto l’appartenenza politica più istituzionale, anche programmi di musica Punk gestiti dai primi Punk di Bologna.

Una vera radio “alternativa” fu senz’altro La A-radio ricerca Aperta degli Anarchici ospitata in un appartamento in uno stabile in via Venturoli. Questa emittente aveva la particolarità di trasmettere anche in AM sui 1205 khz. Fu chiusa nel marzo del 77 “colpevole” di aver ospitato i reduci della più famosa Radio Alice. Invece nel settembre del 1976 un gruppo di ragazzi del quartiere San Donato propone alla locale Casa del Popolo di ospitare una esperienza di radio libera. Anche il Circolo Leopardi decide di partecipare all’iniziativa producendo un documento e un conseguente progetto che porterà alle prime trasmissioni nel gennaio del 1977 di Radio Quartiere.

Si scriveva infatti che “In questi mesi, dopo la sentenza della corte costituzionale, abbiamo assistito ad diffondersi del fenomeno delle radio libere pure nella nostra città. Riteniamo importante non sottovalutare questo fatto, sia per l’estensione quantitativa che oggi ha assunto, sia perché coinvolge il discorso più propriamente politico della gestione e dell’uso dell’informazione. Innanzi tutto possiamo dividere le radio in tre gruppi a seconda del tipo di trasmissioni, e della gestione della radio stessa. Riteniamo che nel primo gruppo di radio si possano collocare le radio cosiddette “non stop music” o comunque quelle radio, che oggi sono la maggioranza, che affidano alla musica, o al più ad un discorso sulla musica, tutta la loro funzione; queste radio si rivolgono prevalentemente ai giovani, e trovano i finanziamenti da grossi gruppi editoriali essendo legati ad essi. Attraverso la diffusione della pubblicità possono diventare attività economicamente redditizie.
Nel secondo gruppo si possono porre le radio che hanno una collocazione politica ben precisa. E in particolare sono gestite da partiti ed organizzazioni politiche più o meno grandi. Queste radio hanno quindi non solo una specifica collocazione di partito, ma anche una chiara dipendenza finanziaria dai partiti che la gestiscono e che la programmano.
Nel terzo gruppo delle radio via etere si collocano quelle che si son poste fin dall’inizio il problema del rapporto con le organizzazioni del movimento operaio e con le istituzioni. Queste radio sono inoltre diventate momenti di aggregazione su discorsi musicali, politici, sociali, e’ quindi importante non sottovalutare le potenzialità di coinvolgimento che questo nuovo strumento possiede soprattutto verso i giovani e gli studenti.
Questi e altri documenti elaborati dai giovani di allora ponevano sicuramente Bologna alla testa delle radio impegnate d’Italia!

ANTONIO DI BELLA

Foto: Millecanali – www.discoshopmonopoli.com – www.shazam.com – Giuseppe Rissone

Libere Frequenze torna lunedì 29 aprile

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