Opposti

di Rino Sciaraffa

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L’isola che va veloce

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I luoghi sono testimoni muti e custodi del tempo, architravi di esperienze e storie vissute dalle generazioni passate. Le storie si incrociano fra ardite esperienze che oltrepassano i confini, in una sorta di trama umana poliedrica, multiforme ed inaspettata.

In Jamaica esiste un opposto: l’isola della lentezza, del “no-problem”, simbolo di una iconica immobilità, di un caraibico “take your time” (prendi il tuo tempo), di bar dove ci si perde fra le chiacchiere mentre si beve rum, the, ting o l’agua de Jamaica ma è anche l’isola della velocità. Qui, dove il tempo deve scorrere al passo delle emozioni, la velocità sembra fuori causa.

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Se la lentezza è come un abbraccio che avvolge dolcemente l’anima, la velocità è impeto e forza, è cammino che prende a calci il tempo. Nel cosmo intorno a noi ritroviamo, nella sua armonia perpetua, la velocità e la lentezza, in una gerarchia di opposti che creano equilibrio. Parlando di velocità vi verranno in mente i due grandi centometristi locali: Usain Bolt e Yohan Blake, mi sembra normale, ma non è di loro che vorrei parlare, perché agli opposti fra lentezza e velocità aggiungo quella tra caldo e freddo. Se velocità e lentezza possono essere associabili, nella prospettiva eterna dell’Universo, meno lo sono il caldo ed il freddo, che a queste latitudini è praticamente sconosciuto. Voglio raccontarvi del “freddo” della Jamaica, della squadra di Bob che ha preso parte a ben otto edizioni dei giochi olimpici a partire da Calgary nel 1988. Il team di Bob jamaicano si fa chiamare “The Hottest Thing on Ice” (“La cosa più calda sul ghiaccio”) che con una grande dose di ironia coglie l’inconciliabilità di uno sport invernale vissuto nel clima tropicale. Questa incredibile storia è raccontata in un vecchio film dal titolo: “Cool Runnings – Quattro sottozero”, dove per quattro si intende il numero dei componenti di un equipaggio di bob. Comprenderete che non si allenano in Jamaica, che seppur ha le montagne, manca di neve e non per le ragioni della crisi climatica. I quattro atleti del bob jamaicano emigrano sulle nevi statunitensi del Wyoming perché il fondatore di questa incredibile squadra di velocisti del ghiaccio è statunitense. I primi atleti di questa pazza impresa a gareggiare contro i “giganti del ghiaccio” mondiali, furono proprio dei velocisti …ehm… di terra. Le loro gesta hanno ispirato una canzone che racchiude del reagge e del rock: “Jamaican Bobsled” dei The Rock’n’Roll Animals.

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Questi contrasti, lentezza e velocità, caldo e freddo, ghiaccio e terra, reagge e rock, tutti in questa storia, mi fanno riflettere che è nelle antinomie dell’esistenza cogliamo la bellezza, l’ironia, essenza di un mondo pieno di meraviglie, contrasti tenui o più marcati, chiaroscuri che definiscono esperienze ed intrecci che sanno di incredibile o di poesia; a voi la scelta, se vi trovate più dell’incredibile o del poetico. Oggi, anche io ho presentato il mio opposto, non un luogo che ho visto, ma che nel mio interiore ho sentito.

Foto: archistadia.it

Il Mondo In Parole Povere ritorna martedì 2 aprile

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18 Comments

  1. Franca Reply

    Caro Rino, viviamo sempre degli opposti e alle volte ciò che sembra assurdo può essere, come una squadra di Bob in Jamaica. Il bello della vita che ci regala queste cose…

    1. Rino Reply

      Si, Franca, noi troviamo il comodo nella routine, ma la vita ci prepara al bello che è all’insegna del vario.

  2. Daniele Arconti Reply

    Ma che bel racconto Rino.
    Davvero incredibile alcune volte la vita. Non conoscevo la storia della squadra di bob giamaicana e mi rendo conto di quanto l’uomo possa fare grandi imprese aldilà di ogni preconcetto!
    Grazie per aver condiviso questi tuoi pensieri che mi hanno meravigliato e fatto molto pensare

    1. Rino Reply

      Caro Daniele, come mi hai scritto tu in privato, la prossima volta racconterò la storia della squadra di beach volley islandese…

  3. Paolo Reply

    Bello questo tuo racconto… non sapevo di una squadra di Bob della Giamaica. In effetti è incredibile. Però se le nazioni con montagne possono fare sport sul mare, può essere valido il contrario. Grazie per i bei racconti che scrivi ogni mese… sarebbe bello leggerli ogni settimana!
    Non ti conosco personalmente, ma ti leggo volentieri.

    1. Rino Reply

      Grazie Paolo per il tuo commento. Scrivere ogni settimana?!?!? Già son troppo generosi qui ad ospitarmi una volta al mese… poi non sono scrittore professionista e per me sarebbe anche troppo.
      Un caro saluto e grazie per seguire Bradipodiario e i miei racconti

  4. Rossana Zanetti Reply

    La vita è bella proprio per questo…ci dà l’opportunità di scelta…ed è una cosa meravigliosa. C’è sempre un che di poetico nel suo accadere ma anche un pizzico d’incredibile…ed è proprio l’incredibile che rende il tutto poetico. Grazie per questi tuoi racconti. Consentono la riflessione.

    1. Rino Reply

      Rossana, grazie per il tuo bello e profondo commento…ruberò per me la tua frase: “…ed è proprio l’incredibile che rende il tutto poetico”. La condivido. Grazie di cuore.

  5. Cristiano D'Ottavio Reply

    Bellissima storia che lascia molti spunti di riflessione caro Rino! La limitazione è veramente una dimensione dell’anima prima che dello spazio o del tempo. Ma soprattutto mi piace leggere in quello che hai fotografato come la passione riesca a fare delle antinomie esistenziali delle coordinate di una rotta e non dei banali confini in cui muoversi. Grazie!

    1. Rino Reply

      Caro Cristiano, si la limitazione è una dimensione interiore o dell’anima, intesa in termini immanenti. La trascendenza è esclusione di ogni dimensione di limite. Grazie del tuo commento cosi profondo. Un caro saluto
      Rino

  6. Filippo Privitera Reply

    Ancora una volta, torniamo a riflettere su quanto grandiOSA è l’energia che tutt’intorno si propaga quando qualcuno decide di OSARE, oltrepassando limiti, superando ostacoli, aprendosi all’opportunità di compiere una o più esperienze che restituiscono sempre GRANDIose emozioni. Grazie caro Rino.

    1. Rino Reply

      Grazie caro Filippo del tuo commento. Grazie ancora per leggere e commentare, ogni mese, i miei piccoli racconti.

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