La Collina

di Gianfranco Gonella

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Stiamo assistendo alla distruzione, piuttosto che alla ricostruzione

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Cari amici bradipolettori, come molti di voi sapranno, l’amico Guido Bigotti redattore di bradipodiario nonché speaker di Radio Hinterland e Kristall Radio, nella sua trasmissione radiofonica “Non solo sport” dedica uno spazio ad una intervista con i vari collaboratori di questo sito. Personalmente sono stato da lui intervistato sabato 10 febbraio.

Durante la nostra chiacchierata mi ha chiesto di cosa trattava il mio ultimo articolo pubblicato e poi se potevo dargli un’anteprima di quello che avrei scritto nel prossimo, cioè in questo che state ora leggendo. La mia riposta è stata che non sapevo ancora di cosa avrei trattato perché normalmente queste righe le metto giù il giovedì precedente alla pubblicazione e che, nel limite del possibile, cerco sempre di legarmi all’attualità del momento.

E, se volessi rispettare questa caratteristica, di argomenti ce ne sarebbero sicuramente diversi, dall’omicidio di Navalny, alle esternazioni pro Putin del nostro ministro alle infrastrutture, oppure allo schiaffo che il Parlamento ha dato sempre allo stesso individuo bocciando i vari emendamenti presentati dalla Lega in tema di terzo mandato. Oppure delle proteste dei trattori che si lamentano di essere sottopagati per quanto fanno e delle restrizioni all’uso dei pesticidi.

Intanto in Palestina continua vergognosamente l’eccidio di un popolo stretto da una parte dai terroristi di Hamas e dall’altra dalla voglia di vendetta da parte un leader, Netanyahu, inviso anche alla sua parte politica.

Nel frattempo sui quotidiani in edicola oggi, 22 febbraio 2024, della tragedia di Firenze con i 5 morti sul lavoro, La Repubblica ne parla nelle pagine 10 e 11, il Corriere della Sera a pagina 24 mentre La Stampa ne parla ancora nelle prime pagine, ma forse solo perché già dal 17 c.m. ne stava facendo un’inchiesta sui morti sul lavoro.

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Ecco allora l’argomento: i morti sul lavoro.

Siamo al 53esimo giorno dell’anno, sempre di giovedì 22 febbraio 2024 sto parlando, e i morti sul lavoro a oggi sono già 181, vale a dire che stiamo procedendo ad una media di 3,415… decessi al giorno. Lo scorso anno i morti sono stati 1041, con una media giornaliera di 2,85. Sono numeri che ci dovrebbero far inorridire.

Come detta La Stampa sta conducendo una sua indagine e nel numero citato prima del 17 febbraio, ci fa notare che dal 2008 al 2023 i morti sul lavoro, compreso in itinere, sono stati 21050, vale a dire che in 16 anni una città come Orbassano, dove abito, è scomparsa, alla stregua di Bussana Vecchia dove gli unici residenti sono artisti che hanno utilizzato le case meno fatiscenti come atelier per le loro performance.

Ma tutte queste morti si potevano evitare?

Si dovevano evitare, specie le ultime che, grazie alle politiche del nostro governo che di fatto ha sconfessato una legge che impediva le aste al doppio ribasso reintroducendo gli appalti a cascata. Questo ha portato nuovamente a limare il costo del lavoro che, non potendo più lucrare sui materiali vede come unica fonte di guadagno sfruttare la manodopera. Nell’articolo de Il Mito Ostinato del 12 aprile 2019 ne parlavamo già.

Non è l’unica legge che la destra stravolge, e sempre in negativo.

Ad esempio la Regione Piemonte era riuscita a emanare una sua legge che regolava il gioco d’azzardo, che di fatto combatteva il fenomeno della ludopatia, agendo da deterrente per eventuali nuovi giocatori, ed era considerata da operatori del settore, all’avanguardia e molti ce la invidiavano. La giunta con presidente Cirio è riuscita ad abrogarla, reintroducendo anche l’uso delle macchinette vicino a luoghi sensibili.

E se col PNRR in origine c’era la messa in sicurezza del territorio o la digitalizzazione dell’apparato pubblico, questi sono riusciti a dirottare denaro, per l’ennesima volta, sul ponte sullo stretto, dimenticando che, una volta arrivati in Sicilia, non c’è una rete ferroviaria degna di questo nome.

Citando un altro redattore di bradipodiario, Giuseppe Rissone, vorrei chiedergli se si ricorda di cos’era la Festa del Libro qui in Orbassano, quando partecipava con lo stand della Libreria Claudiana. Se venisse a vedere come si è ridotta questa manifestazione oggi non credo che ci parteciperebbe, e ne avrebbe tutte le ragioni.

Tornando ai trattori citati all’inizio dell’articolo vorrei solo ricordare che lo sciopero dei pastori sardi, con versamento in strada di centinaia di litri di latte ovino, che protestavano per i pochi soldi che veniva pagato, si concluse, con grande enfasi del partito del ministro collezionista di felpe, perché venivano riconosciuti ben 0,70 euro al litro, dimenticando che la COOP per la sua politica etica già ne riconosceva 1 euro al litro, senza aspettare decisioni ministeriali. Per non mettere il dito nella piaga, ma sembra proprio che questi personaggi destroidi riescano solo a distruggere più che a costruire.

E per chiudere un’ultima chicca: il 13 febbraio l’attore e regista Michele Riondino e il cantante Diodato presentano in Senato, dietro invito ufficiale, il film “Palazzina Laf” da loro girato e musicato sull’ILVA di Taranto, film denuncia sulla situazione tarantina grazie a questa acciaieria. Presenti Conte e Schlein che alla fine della proiezione non proferiscono alcun commento, anzi, nell’assordante silenzio se ne vanno. Ma la cosa più scandalosa è che a questa proiezione non era presente nessun, e lo riscrivo anche in maiuscolo, nessun rappresentante del governo.

Questo per far capire che, dopo aver ottenuto i voti, quanto questi individui abbiano a cuore i problemi reali del paese. Ricordiamocelo quando saremo chiamati a votare, per l’Europa e, noi piemontesi, per l’elezione del nuovo consiglio regionale.

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E mi fermo citando il gruppo che interpreta il brano, La collina, che dà il titolo a questo mio lavoro. Si tratta del gruppo “I Vermi” e discograficamente produrranno solo questo singolo diviso in due parti. Attivi dal 1966 questo gruppo vercellese inizialmente si chiamava I Vermi 52, dove il numero non era che la somma degli anni dei suoi componenti, ed erano in quattro, quindi tutti giovanissimi.

Il disco esce in poche centinaia di copie con etichetta S.B.V.M. dalle iniziali dei loro cognomi (Schellino, Bosio, Vescovo e Michelatti) e la qualità della registrazione e tutto fuorché professionale, però il brano è bello, l’introduzione d’organo degna dei migliori artisti prog della scena musicale italiana. Una discreta attività live fino allo scioglimento nel 1972. Solo Michelatti, il bassista, continuerà l’attività di musicista professionista suonando per De Andrè, Giorgio Gaber, Adriano Celentano e altri nomi della canzone italiana.

Questo il link per l’ascolto del brano il cui testo è anche riportato nel sito Canzoni contro la guerra.

Foto: wikipedia.org

Il Mito Ostinato ritorna lunedì 20 aprile

 

 

7 Comments

  1. Giuseppe Reply

    Certo Gianfranco che mi ricordo della festa del libro di Orbassano, da quell’evento è nata la nostra amicizia e collaborazione in tanti progetti. Ricordo anche altre persone – volontarie – che si prodigavano per “assistere” le varie librerie e associazioni presenti, ricordo anche la presenza di Don Gallo, Anna Pavignano, Le Malecorde con uno spettacolo su De Andrè e sicuramente dimentico qualcuno. Più volte mi hai espresso l’amarezza per l’involuzione di questa manifestazione, è un modus operandi che – purtroppo – capita spesso, persone di buone volontà creano interessanti eventi, in particolare in piccole località, e poi arriva qualcuno che stravolge il tutto… Tutto questo non ci deve far desistere nel provare – con fatica e perseveranza – nel creare qualcosa che porti cultura e aggregazione.

  2. Gabriele Monacis Reply

    Caro Gianfranco, fra i tanti argomenti da te citati, mi colpisce il progressivo disimpegno delle persone e dei loro politici nella opera di miglioramento delle condizioni di lavoro, del rapporto fra le persone, di partecipazione alle manifestazioni contro le stragi sul lavoro, o familiari, senza dimenticare gli orrori in Ucraina ed in Palestina, tra un manganello e l’altro. Se poi vota solo il 50% come in Sardegna, il gioco è fatto. Come correttamente afferma Giuseppe nel commento che mi precede, ” dobbiamo creare qualcosa che porti cultura ed aggregazione”. Sabato ho seguito a Trani il Dott. Nicola Gratteri, Procuratore della DIA di Napoli, già Magistrato della Dia in Calabria. Ognuno di noi deve cercare di riportare il rapporto tra le persone ai livelli di qualche decennio fa. I professori vanno rispettati. Il lavoro di tutti è il fondamento della nostra carta costituzionale e non deve produrre lutti. Vanno rispettati tutti gli esseri umani. Non solo nelle scuole questi concetti devono diventare un mantra, ma il nostro esempio sia di insegnamento alle teste vuote, o calde che ci circondano. Ci vorrà tempo, ma verrà il giorno ( I HAVE A DREAM…) che Tramp non avrà più tanti voti. Poveri noi!

  3. Enea Solinas Reply

    Mi vien da sospettare che il modello di welfare e sicurezza perseguito sia cinese piuttosto che europeo. Cioè ultra liberista e deregolamentato.

    A questo si sommano certi vizi tutti italioti.
    Importante tenere presente l’attenzione su questi temi.
    Grazie

  4. Claudia Reply

    Bravo Gianfranco! Sei sempre saggio e quanti argomenti hai trattato con delicatezza! Erano meglio i nostri tempi? Di sicuro più felici! Ti abbraccio!

  5. Claudio Savergnini Reply

    Ho lavorato tanti anni per un’azienda nella quale, oltre a svolgere le mie mansioni tecniche, ricoprivo anche il ruolo di RLS (responsabile della sicurezza dei lavoratori). L’argomento di oggi mi tocca quindi in modo particolare. Anch’io, come il replicante di Blade Runner vi dico: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…”
    Ho visto lavoratori dipendenti esibire certificati medici che li dispensavano dall’obbligo di indossare scomode calzature protettive; altri infischiarsene delle più semplici norme di sicurezza, rischiando la vista e talvolta la vita (a seconda di quale accorgimento eludevano) e potrei continuare con molti, molti esempi. Tutte quelle persone non erano e sottolineo NON ERANO sotto pressione, non erano costretti a rispettare tempistiche assurde o ricattati in alcun modo per fare in fretta: semplicemente trovavano più comodo rischiare la propria salute in cambio di una piccola comodità nell’operare. Un carissimo collega, nonché mio maestro sui lavori di carpenteria, è morto “in itinere” schiantandosi con la propria auto mentre si recava al lavoro (e non fu una collisione con altro veicolo: perse il controllo e bum!)
    A fronte dei continui gravi incidenti sul lavoro e di tante famiglie in lutto, si sta parlando di ulteriori regolamentazioni, si ipotizza inasprimento di sanzioni, si sta addirittura ipotizzando la patente a punti per le imprese, ma io sono molto perplesso: la patente a punti, per chi guida, è già in vigore da molti anni, ma vi risulta che siano scomparse le vittime di incidenti stradali? E poi quale funzione di deterrenza potrebbe avere la perdita di punti sulla patente, per gente che guida senza mai averne conseguita una? (non si sa quanti siano, ma ogni tanto ne fermano qualcuno).
    Gli enti di controllo lamentano carenze di organico tra gli ispettori da mandare sui cantieri, ma già solo in un cantiere delle dimensioni della Esselunga di Firenze in quanti ci dovevano andare? Un plotone! E un ispettore sarebbe poi in grado di accorgersi che una mensola posta a dieci metri di altezza è lesionata o mancante di un perno essenziale alla stabilità della struttura? Ci ha già pensato Gianfranco a sottolineare, sia qui che in altri articoli, colpe e responsabilità dei vari governi che si sono succeduti; inoltre è evidente che esistono situazioni in cui ci sono impresari avidi che sfruttano i lavoratori, ma ce ne sono anche tanti che sono solo dei disgraziati che rischiano il fallimento e che cercano di risparmiare, dove possono, sulle forniture e sulla manodopera; di costoro si deve occupare la magistratura e non ne parlerò. Io voglio invece sottolineare un atteggiamento al quale la gente comune si sta abituando: ad ogni incidente sul lavoro, ad ogni morto o ferito grave, si dà sempre enfasi alle colpe degli impresari, allo sfruttamento, alle logiche del profitto anteposte a qualsiasi prevenzione. È anche così, ma non solo. Se viene fatta passare solo questa visione, ecco che, automaticamente, tutti coloro che non fanno parte del sistema imprenditoriale, quelli che vivono di lavoro dipendente, si sentono autorizzati a chiamarsi fuori dalla problematica, legittimati a puntare il dito contro i “padroni” e in certi casi a ritenersi “vittime del sistema”, quando invece del sistema fanno parte anche loro.
    Adesso anch’io rientro nella categoria dei “pensionati che guardano i cantieri” e proprio pochi giorni fa ho visto nella via dove abito una gru sollevare un carico di lastre; a occhio ci sarà stata una tonnellata di roba appesa a quel gancio. Ebbene, quando il carico era a solo quattro metri di altezza, l’autista del mezzo da cui erano state sollevate, era già sotto al carico sospeso per raccogliere delle cinghie e sistemare il pianale del camion. “Ho visto cose che voi umani…” ho ragione o no a citare quella frase?
    Io non so quali rischi può correre un’impiegata di banca o un commesso in negozio, ma quasi due terzi della vita li ho passati in cantieri e ne conosco bene pericoli e insidie; ho frequentato corsi, convegni, sessioni di aggiornamento e negli ultimi undici anni sono stato ispettore verificatore degli impianti di terra, di protezione dalle scariche atmosferiche e degli impianti con pericolo di esplosione. Posso solo dire che la normativa e la legislazione inerente il lavoro non è per nulla carente, anzi! è molto estesa, articolata e prevede cose che voi umani manco vi immaginate… anche per gli impiegati delle banche!
    A casa mia ho comprato, per mia moglie, una scaletta comoda, leggerissima, di soli tre gradini, per accedere agli scaffali più alti della libreria, ma quando lei deve prendere un volume in alto usa la sedia che è lì a due passi, perchè la scaletta è riposta in un’altra stanza; dopo i sessant’anni anche salire in piedi su una sedia è una grave imprudenza e se non si è fatta male fin’ora forse è solo per il fatto che tutti mettiamo sugli scaffali più alti quei libri che non si prevede di maneggiare frequentemente.
    Sul giornale dopo ogni grave incidente si legge ormai di continuo la frase, ripetuta come su un disco rotto: “è inammissibile morire di lavoro..” quasi che, pronunciandola, il problema sia già mezzo risolto. Questa frase, che è un vero e proprio truismo, a me comincia a dare quasi sui nervi.
    E quando un lavoratore esce di casa la mattina dovrebbe ogni volta dire a se stesso: “anche questa sera voglio tornare a casa sano e salvo…” ripetendosela come un mantra e poi, nell’agire, comportarsi di conseguenza.
    Infine a tutti: capi e subalterni, direttori e fattorini, esperti o apprendisti che siano, dedico, da una vecchia canzone di De Andrè, questa frase su cui vorrei che ciascuno riflettesse: ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI, SIETE LO STESSO COINVOLTI…

  6. Gian Reply

    Naturalmente ringrazio per i commenti.
    Ci tengo comunque a fare una precisazione: nel mio articolo l’intenzione era di mettere in risalto quanto questa politica riesca più a distruggere quanto a costruire.
    Claudio sono pienamente d’accordo con quanto scrivi, quello che mi da fastidio è proprio quello che tu evidenzi: la nostra legislatura è ammirevole su quanto e come lo si deve fare.
    Il problema sorge quando lo si deve applicare e poiché servirebbero persone competenti, capaci e soprattutto presenti, visto che di queste figure siamo carenti, allora modifichiamo la legge e così tana, liberi tutti.
    E le conseguenze le vediamo tutti i giorni.
    Poi abbiamo i politici che sono in grado di fare i miracoli, vedi i fondi per la Roma Pescara che, per combinazione sono saltati fuori a 15 giorni dal voto in Abruzzo, per la paura di perdere anche quella regione.
    Ai destroidi che ci governano ricordo che in Sardegna non hanno perso per soli 3000 voti, ma devono mettere in conto anche gli otre 8000 che sono finiti nella lista che appoggiava Soru e che, per miopia da parte di questi ultimi, con una convergenza programmatica che ora auspicano in altre regioni, avrebbe confermato una sconfitta molto più bruciante.
    In Sardegna un segnale di cambiamento si è visto, vedremo quanto questo sia reale o solo un focherello di paglia.

  7. Silvio Marengo Reply

    Sono ‘accordo con quanto ha detto Claudio: due cose
    -un caro amico che ha un’impresa di taglio del cemento armato ed è informato sull’argomento sabato mi ha detto che a Firenze ha ceduto la trave portante, a causa di qualche errore….quindi c’è una colpa di qualche costruttore o progettista.
    -anche gli operai edili fanno le cose con leggerezza, e la sua facile previsione è che da maggio in poi, quando farà caldo, non ci sarà un edile sui ponteggi con elmetto e cintura di sicurezza indossate…..
    Quindi, questo è per dire che ci sono colpe sia da parte degli imprenditori ma anche da parte dei lavoratori stessi per le norme che vengono disattese….
    Anch’io da ragazzo ho lavorato nell’edilizia, e non ho quasi mai rispettato le norme….che dire, ci è sempre andata bene……anche se lo so che non è un ragionamento plausibile…….

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